Sanzioni meno severe per il datore di lavoro che omette di versare i contributi per conto del proprio dipendente. Ecco cosa cambia con il Decreto lavoro in arrivo la prossima settimana.
Il Decreto lavoro (il cui testo sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri il 1° maggio) rivedrà le sanzioni per i datori di lavoro che omettono il versamento dei contributi per i lavoratori impiegati alle proprie dipendenze.
Ricordiamo, infatti, che spetta al datore di lavoro versare i contributi previdenziali per conto dei dipendenti e chi non lo fa rischia, laddove la somma omessa sia particolarmente elevata, persino di commettere un reato.
Nel dettaglio, nella bozza del Decreto lavoro, precisamente all’articolo 33, si legge della revisione delle sanzioni come definite dal decreto legislativo n. 8/2016 con il quale l’omissione contributiva venne depenalizzata. Con le nuove regole la sanzione sarà legata direttamente all’importo dei contributi non versati, il che - come vedremo di seguito - renderà meno severa la multa nei confronti del datore di lavoro.
Cosa rischia oggi il datore di lavoro che non versa i contributi
Oggi per le sanzioni da applicare nei confronti dei datori di lavoro che non versano i contributi si fa riferimento a quanto stabilito dal decreto legislativo n. 8 del 2016, con il quale vengono definiti due differenti regimi sanzionatori a seconda di quello che è l’importo omesso.
Nel dettaglio, scatta una sanzione di tipo penale solo quando la quota omessa supera i 10.000 euro l’anno. In tal caso il datore di lavoro, oltre a farsi carico di una multa fino a 1.032 euro, rischia fino a 3 anni di reclusione.
Quando invece l’omesso versamento non supera i 10.000 euro scatta una sola sanzione amministrativa, una multa che a seconda della gravità va dai 10 mila ai 50 mila euro.
È comunque possibile evitare di pagare la sanzione amministrativa, come pure mettersi al riparo dall’accusa di reato, laddove si provveda al versamento dei contributi entro 3 mesi dalla notifica della violazione.
Questo è quanto previsto dalla normativa; vediamo adesso qual è stato l’orientamento della giurisprudenza così da poter capire perché è necessaria una modifica con il Decreto lavoro di prossima emanazione.
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Cosa rischia il datore di lavoro che non versa meno di 10 mila euro di contributi
Come visto sopra, sotto i 10.000 euro si rischia di pagare una sanzione fino a 50.000 euro. Importo che può sembrare smisurato: d’altronde è superiore a 5 volte il massimo dei contributi che possono essere omessi senza rischiare il penale.
E in effetti, l’Inps - su indicazioni del ministero del Lavoro - non è mai arrivato al massimo della sanzione attenendosi inizialmente ad applicare una sanzione superiore al minimo di legge secondo quanto stabilito dall’articolo 16 della legge n. 689 del 1981, ossia la sanzione minima aumentata di un terzo. Ne risultava, quindi, una sanzione pari a 16.666 euro; tuttavia, i datori di lavoro ritenendo esagerata tale cifra ne hanno impugnato il procedimento costringendo il ministero del Lavoro a tornare sui propri passi. Da allora in sede di giudizio si è soliti applicare la sola sanzione minima di 10.000 euro.
Va considerato poi che la Corte Costituzionale, interpellata da un giudice del lavoro di Verbania, di recente ha dichiarato non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale riguardo al fatto che il decreto legislativo 8 del 2016 - proprio nella parte che fissa la sanzione amministrativa - possa violare il principio di uguaglianza di fronte la legge tutelato dall’articolo 3 della Costituzione.
Le nuove sanzioni per il datore di lavoro che omette di versare i contributi
Per evitare contenziosi con la Corte Costituzionale il governo interverrà quindi per mettere fine una volta per tutte alla questione, mitigando le sanzioni previste quando i contributi non versati non superano i 10.000 euro.
Nel dettaglio, l’importo della sanzione - fermo restando la possibilità di ravvedimento - sarà commisurato alla somma non versata. Nell’articolo 33 della bozza del Decreto lavoro, infatti, si legge che la sanzione andrà da 1,5 a 4 volte l’importo omesso.
Pensiamo ad esempio a un datore di lavoro che non versa 2.000 euro di contributi: secondo le regole attuali questo oggi deve comunque farsi carico di una sanzione di 10.000 euro, mentre con le novità del Decreto lavoro l’importo dovuto andrà da 3.000 a 8.000 euro.
E la buona notizia è che tale regime sanzionatorio, meno severo del precedente, potrà essere applicato anche per le violazioni non ancora diffidate o notificate dall’Inps, né già esaurite.
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