L’inflazione si sta mangiando gli stipendi: per questo serve rendere più pesanti le buste paga. Draghi ne parlerà con i sindacati la prossima settimana; una soluzione dovrà arrivare al più presto.
Gli stipendi pagano le conseguenze dell’inflazione.
D’altronde, i salari - a differenza delle pensioni - non vengono adeguati ogni anno tenendo conto dell’andamento dell’inflazione, ed è per questo che negli ultimi mesi stiamo assistendo a un’importante perdita del potere d’acquisto.
Una situazione che il Governo conta di risolvere al più presto, provvedendo ad aumentare gli stipendi così da contrastare gli effetti dell’inflazione, arrivata ormai all’8%.
Se ne parlerà la prossima settimana, precisamente martedì 12 luglio, quando è in programma un incontro tra Mario Draghi e i sindacati con l’intento di trovare una quadra sul tema dei salari. Sarà solamente il primo di altri confronti che interesseranno anche Confindustria e le altre associazioni datoriali, le quali verosimilmente chiederanno al Governo di non far gravare sulle imprese i costi dell’aumento di stipendio.
Bisognerà fare in fretta: d’altronde, come spiegato dalla Uil, l’inflazione si è “mangiata” già uno stipendio, e da qui a fine anno la situazione rischia persino di peggiorare.
A tal proposito, sembra che i primi interventi con i quali verranno aumentati gli stipendi siano in arrivo già questo mese. Difficile però che ci sia il tempo sufficiente per vederne gli effetti già nella prossima busta paga; è più probabile, visti i tempi di attivazione, che se ne riparli per dopo l’estate.
Ecco come aumenterà lo stipendio per contrastare l’inflazione
La missione del Governo è chiara: intervenire per appesantire le buste paga. Un primo intervento, come noto, c’è stato con il riconoscimento del bonus una tantum del valore di 200 euro, ma non è abbastanza.
Quei soldi, infatti, bastano a malapena a fronteggiare l’inflazione dei primi mesi del 2022: ma nel frattempo i prezzi hanno continuato a salire e non si sa per quanto ancora sarà così.
Serve dunque pensare a una soluzione più a medio lungo termine. La più semplice sarebbe quella di adottare un meccanismo simile alla rivalutazione annua delle pensioni, ossia aumentare gli stipendi tenendo conto dell’andamento dell’inflazione. Tuttavia, su una proposta del genere andrebbe ad alimentare la spirale inflazionistica, quindi non se ne farà nulla.
Nel dettaglio, i tre temi su cui il Governo si concentrerà sono: salario minimo, così da tutelare tutti coloro che sono scoperti dalla contrattazione collettiva, rinnovi contrattuali, facendo leva su quei settori dove i contratti non vengono rinnovati d anni, e taglio del cuneo fiscale.
Sarà probabilmente quest’ultima misura ad essere utilizzata per aumentare gli stipendi nell’immediato, riducendo quindi il peso delle imposte sui salari, visto che le tempistiche per salari minimi e rinnovi di contratto potrebbero essere più lunghi.
A proposito di taglio del cuneo fiscale, resiste l’opzione di un taglio del 4% per gli stipendi dell’ultimo quadrimestre del 2022, grazie al quale ci sarebbe un aumento dello stipendio netto che va dai 75 ai 50 euro, a seconda della fascia di reddito di riferimento. Taglio che sarebbe solamente per coloro che già rientrano nello sgravio contributivo dello 0,8% previsto dalla legge di Bilancio 2022, ossia chi percepisce uno stipendio lordo non superiore a 2.692 euro.
Tuttavia, i sindacati chiedono che il taglio al cuneo fiscale venga attuato sulla parte relativa alle imposte, lasciando quindi intatti i contributi così da evitare spiacevoli conseguenze per le pensioni future.
E non sembra esserci accordo neppure sulle cifre. C’è chi ritiene, infatti, che un bonus di 75 euro per sole quattro mensilità non sia sufficiente per far fronte al caro prezzi. Tant’è che il Partito democratico ha chiesto di garantire almeno uno stipendio in più, una sorta di ulteriore tredicesima, ossia l’equivalente di quanto, secondo le recenti stime effettuate dalla Uil, è già stato perso dalle famiglie.
Altra proposta è quella avanzata dalla Cgil, secondo la quale bisognerà estendere il bonus 200 euro per tutta la durata dell’emergenza, andando però a coinvolgere anche i lavoratori che sono stati esclusi dalla misura.
Quando aumentano gli stipendi?
Molto dipenderà da come andranno gli incontri fissati dal Governo e se si troverà da subito una quadra che soddisfi tutte le parti. L’intenzione, come detto, è di approvare un primo intervento già nel mese di luglio, così da mettere subito in moto la macchina dello Stato.
Ci vorrà del tempo, infatti, per aggiornare le buste paga e l’ipotesi più accreditata, sempre che si arrivi a una soluzione già questo mese, è che il primo aumento di stipendio ci sarà solamente a settembre 2022.
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