Il taglio delle tasse sembra essere la principale preoccupazione dei nostri politici, puntualmente smentiti dai dati sulle previsioni della pressione fiscale. Mentre ancora non è chiaro dove prenderanno le coperture per la tassa piatta, Salvini propone una flat tax “a scelta”.
Flat tax a scelta, flat tax incrementale, promesse di tasse ridotte e documenti del Ministero dell’Economia che smentiscono tutte le buone intenzioni: le novità fiscali di questo periodo non ci fanno di certo annoiare.
Luglio si sta rivelando un mese bollente anche dal punto di vista fiscale. Tra indiscrezioni, interviste e tweet vari cerchiamo di capire che cosa sta succedendo ai piani alti.
Nell’ultima intervista rilasciata da Matteo Salvini a Il Sole 24 Ore, il nostro Ministro dell’Interno comunica la sua proposta di una flat tax a scelta, come quota 100.
Quindi i contribuenti potrebbero scegliere se aderire o meno al nuovo regime forfetario, che assorbe deduzioni e detrazioni, o rimanere nel vecchio.
Tra i punti chiave dell’attuale Governo è stata più volte ribadita l’urgenza di una riduzione delle tasse.
Ma è davvero possibile? E soprattutto, stanno davvero lavorando verso quella direzione?
I documenti del Ministero dell’Economia dicono tutt’altro: è previsto un aumento della pressione fiscale nel quadriennio 2019/2022.
Flat tax: con o senza aumento dell’Iva?
Il vicepremier Matteo Salvini ha ammesso, durante l’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, che con la flat tax non si può fare “tutto per tutti e subito” , visto che stanno lavorando a una Pace fiscale 2 anche per imprese e società, oltre a un “piano casa” per agevolazioni e ristrutturazioni.
Per quanto riguarda i tanto criticati 80 euro di Renzi, continua il vicepremier, alla fine non hanno intenzione di toccarli.
La proposta di flat tax che la Lega vuole inserire nella Legge di Bilancio 2020, ricordiamolo, è un sistema fiscale per tassare con un’aliquota fissa al 15% le imposte sul reddito familiare, che si applicherà ai contribuenti con reddito fino a 55.000 euro.
Secondo le ultime dichiarazioni del leader della Lega, è stata proposta una flat tax a scelta, non obbligatoria, come quota 100.
Sarà a discrezione del contribuente, in base a quanto gli conviene, aderire al nuovo regime forfetario.
Dove troveranno le coperture necessarie ancora non è chiaro, eppure la Lega continua a sostenere che il loro cavallo di battaglia diventerà realtà con la Legge di Bilancio 2020.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dal canto suo, conferma la volontà di introdurre la flat tax senza aumentare l’Iva.
Se da un lato il Ministro dell’Economia Tria è convinto che la flat tax si possa fare solo aumentando l’Iva (le dichiarazioni dell’OCSE e le raccomandazioni europee dicono la stessa cosa), i 5 Stelle hanno fatto sentire il loro dissenso.
Ma ad andare contro il Ministro dell’Economia non sono solo i pentastellati.
Il Ministro dell’Interno ha infatti dichiarato, in seguito al colloquio che si è tenuto il 25 luglio tra lo stesso Salvini e Di Maio, che se Tria non è disposto a tagliare le tasse allora «non sarà lui il nostro Ministro dell’Economia».
Insomma, si farà una qualche forma di flat tax, ma non si sa come, visto che le idee fiscali di Lega e M5S sono spesso agli antipodi.
La Flat tax incrementale come compromesso
A trovare un compromesso potrebbe esserci riuscita Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia ha proposto la cosiddetta “flat tax incrementale”, ovvero applicare l’aliquota del 15% solo sui redditi incrementali.
In pratica: se l’anno precedente avete dichiarato 50.000 euro e l’anno successivo ne dichiarate 58.000, allora paghereste il 15% su quegli 8.000 euro in più.
Secondo la leader di Fratelli d’Italia, inoltre, la flat tax incrementale da un lato favorisce l’emersione del contante e dall’altro è di immediata applicazione, poiché non graverebbe sui conti dello Stato.
Chi beneficia di più di una tassazione del genere? Chi riesce a guadagnare molto di più rispetto all’anno precedente, poiché non ci sarebbe nessun limite legato alle cifre.
Cioè: se sfondate col vostro business e rispetto all’anno precedente fatturate 25.000 euro in più, l’aliquota rimane la stessa, sempre al 15%.
Chi ne beneficia meno? Chi non aumenta molto il suo fatturato di anno in anno (e viene da pensare che questo sia il caso della maggior parte degli italiani).
La proposta della flat tax incrementale, comunque, è piaciuta ai 5Stelle, perché vista come un disincentivo all’evasione fiscale: se maggiore fatturazione equivale a meno tasse da pagare, non avrebbe senso evadere il fisco.
La pressione fiscale è destinata ad aumentare
Secondo il Ministro degli Interni Matteo Salvini con la flat tax ci sarà un taglio delle tasse di 10 miliardi di euro, ribadendo a Il Sole 24 Ore che la sua priorità è il taglio delle tasse.
Ma a partire da quale anno? Perché secondo Unimpresa invece, che ha realizzato uno studio basato sul documento di economia e finanza pubblicato dal MEF il 9 aprile 2019, non ci sarà nessuna riduzione delle tasse almeno fino al 2022.
Le previsioni sulla pressione fiscale sono chiarissime: è destinata a salire dal 42% di quest’anno al 42,7% nel biennio 2020/21. Nel 2022 dovrebbe fermarsi al 42,5%.
Naturalmente nessuno mette in discussione il fatto che le tasse vadano pagate, anzi. Se le pagassero tutti probabilmente la pressione fiscale in Italia non sarebbe tra le più alte in Europa.
Senza dubbio poi gli effetti della politica fiscale vanno valutati nel medio e lungo periodo, perché ci vogliono anni prima che ci siano risultati effettivamente percepiti dalle tasche degli italiani.
Ma allora, perché i politici di vari colori e partiti si ostinano a propinarci la manfrina del “meno tasse per gli italiani”? E soprattutto, perché, con i dati MEF alla mano, ci si ostina ancora a credere a promesse mai mantenute?
In allegato il documento sulle tendenze della finanza pubblica 2019 pubblicato dal MEF ad aprile 2019.
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