I prezzi alimentari continuano a salire e l’inflazione non accenna a fermarsi in Europa: dopo caffè, burro, pasta, carne, zucchero, latte aumenterà il prezzo anche del pane.
L’inflazione potrebbe diventare una variabile di lunga durata per l’economia italiana, anche senza trasformarsi in un fattore strutturale. Questo perché le difficoltà che stanno emergendo in alcune filiere globali non sono legate solamente a eventi come la guerra in Ucraina, ma hanno radici più profonde e in parte sono legate alla fine della delocalizzazione e al ritorno di produzioni industriali in patria, ma anche ai costi per la transizione ecologica.
Il caro prezzi sta già pesando nel carrello della spesa degli italiani. Secondo Coldiretti nei primi sette mesi del 2022 i consumatori hanno diminuito la spesa alimentare del 3,2% e nonostante questo rimane un aumento della spesa del 3,6% a causa dell’inflazione.
Caffè, burro, pasta, carne, zucchero, latte. I prezzi dei beni alimentari continuano a salire, con l’inflazione che non accenna a fermarsi in tutta Europa. Adesso anche il pane rischia di raggiungere i 6 euro al chilo. A lanciare l’allarme è il presidente Unipan, Unione dei panificatori della Campania di Confcommercio, Mimmo Filosa: «Con bollette quintuplicate che rendono insostenibili i costi di gestione, le aziende si trovano di fronte all’alternativa di aumentare il prezzo del pane fino a 5-6 euro al chilo, oppure cessare l’attività», ha commentato nel suo intervento alla riunione della commissione Agricoltura della Regione Campania.
Stipendi troppo bassi contro il carovita
Gli stipendi, al netto di qualche bonus una tantum, sono sostanzialmente fermi e molte famiglie italiane sono in difficoltà. Nel mese di agosto i prezzi dei beni al consumo sono saliti del 10,2% rispetto allo stesso mese del 2021, si tratta del livello più alto dal dicembre 1985. Mentre i prezzi del carrello della spesa hanno registrato un aumento, +9,7%, che non si osservava da giugno 1984.
Le prospettive non sono certamente positive, secondo una stima di Assoutenti, i rincari del solo settore alimentare- quello con la maggiore incidenza - peseranno sulle famiglie italiane per 591 euro all’anno. Mentre il Codacons ritiene che l’impatto complessivo su una famiglia tipo composta da due genitori e due figli sia di 3.352 euro.
Adesso anche il nuovo aumento dei tassi della Bce, che colpirà soprattutto coloro che hanno un mutuo sulla casa a tasso variabile, ma anche chi ha richiesto un prestito personale. La situazione si complica anche per chi vuole comprare casa. Prima i mutui a tasso fisso - negli ultimi tempi anche quelli a tasso variabile - hanno conosciuto un’impennata, che rende più gravosa la rata mensile. Aumenti che nell’intero arco temporale si tradurranno in un maggior monte interessi da pagare.
C’è anche il capitolo dei risparmi accumulati. Già con la pandemia molti italiani avevano tolto il denaro dalle Borse e dai bond per depositarli sui conti correnti, una scelta prudente che però non sempre paga nei periodi di inflazione elevata: a questo ritmo 10mila euro tenuti fermi sul conto, tra dodici mesi potranno valere circa 9mila euro e tra due anni poco più di 8mila.
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