Secondo Banca d’Italia l’inflazione nei prossimi mesi continuerà a calare, ma non si sgonfierà del tutto: il rischio è quello di avere prezzi ancora molto alti fino alla fine dell’anno.
La Banca d’Italia lo certifica: l’inflazione quest’anno è prevista in netto calo, con una diminuzione intensa nei prossimi mesi, ma non verrà del tutto abbattuta. Per vedere livelli normali dei prezzi, infatti bisognerò attendere il 2024 o forse addirittura l’inizio del 2025. Il costo delle bollette, dei beni alimentari, degli affitti e dei mutui rimarrà così molto alto per tutto il 2023, anche a fronte di politiche monetarie aggressive da parte della Bce che non accennano a placarsi.
I tassi di interesse, infatti, continuano a salire e tutti gli indizi fanno pensare questo rialzo proseguirà ancora nei prossimi mesi, anche se il calo dell’indice dei prezzi al consumo potrebbe rendere le prossime mosse dei banchieri più caute. Ecco quindi lo scenario previsto per quest’anno dalla Banca.
Inflazione, la previsione di Banca d’Italia per il 2023
Secondo l’Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita sul primo trimestre del 2023, l’inflazione a fine anno si attesterà al 6,4% (contro la doppia cifra raggiunta su base annua nell’autunno del 2022) e al 5,3% e 4,8% sugli orizzonti rispettivamente a 2 anni e tra 3 e 5 anni.
“Nell’ultimo anno i prezzi praticati dalle imprese - si legge nel report - hanno continuato a crescere a ritmi sostenuti ma, per la prima volta dalla fine del 2020, rallenterebbero nei prossimi 12 mesi in tutti i comparti, ad eccezione di quello dell’edilizia residenziale”.
Cresce la fiducia delle imprese
Tuttavia secondo la stessa indagine “i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale sono divenuti meno sfavorevoli”. Inoltre “sono migliorate anche le aspettative delle aziende sulle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, sospinte dal rinnovato impulso della domanda e dall’attenuarsi delle difficoltà legate agli elevati prezzi dell’energia e all’approvvigionamento di materie prime e input intermedi”.
E ancora: le valutazioni di peggioramento delle condizioni per investire restano superiori a quelle di miglioramento, ma il saldo è divenuto molto meno negativo che nella precedente rilevazione. Mentre l’accumulazione di capitale proseguirebbe nel 2023 e si assocerebbe a una espansione dell’occupazione nei prossimi tre mesi.
Come cambieranno le bollette e i prezzi al supermercato
Come cambieranno i prezzi nel corso di quest’anno? Partiamo dalle bollette. Secondo l’ultima comunicazione di Arera il prezzo di riferimento dell’energia elettrica per la famiglia tipo in tutela nel secondo trimestre si riduce del 55,3%. Il prezzo del gas, sempre per chi è nel mercato tutelato, è sceso invece del 13,4%.
Secondo i calcoli di Money.it (basati sulle dichiarazioni di Alessandro Lanza, docente di Energy and environmental policy della Luiss e direttore della Fondazione Eni, sulle previsioni di Davide Tabarelli di Nomisma e sulla riduzione degli sconti con l’ultimo decreto bollette) entro il prossimo settembre una famiglia media italiana dovrebbe comunque pagare almeno 500-600 euro annui in meno rispetto a oggi su gas e luce.
Più difficile prevedere il prezzo dei beni del supermercato, con il cosiddetto carrello della spesa che segna ancora una crescita annua ferma al 12,7%. Leonardo Becchetti, professore di economia politica di Tor Vergata, ha spiegato a Money.it che “i costi per la produzione di quei beni, sostenuti nei mesi passati, sono stati elevati e dunque vengono recuperati sui prezzi finali”.
In sostanza quello che compriamo oggi nel carrello non è stato prodotto nel momento in cui acquistiamo, ma è frutto di un processo produttivo che dura molto tempo e dunque risente delle condizioni dei mesi scorsi. Nei prossimi mesi, quindi, i prezzi dei beni alimentari risentiranno del calo dell’inflazione di questi mesi e si vedranno effettivamente costi più bassi al supermercato.
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Novità in arrivo sulle rate dei mutui?
Infine, capitolo mutui. Il rialzo dei tassi, secondo il Codacons, porta una famiglia che ha acceso un mutuo a tasso variabile ad affrontare oggi una spesa maggiore fino a 3.624 euro in più all’anno rispetto a quanto pagato nel 2021, mentre chi decide oggi di accendere un mutuo a tasso fisso spende tra i 1.400 e i 3.144 euro in più, a seconda della tipologia di mutuo, rispetto a chi ha avviato lo stesso finanziamento nel 2021.
Nei prossimi mesi tutto dipenderà dalle mosse della Bce: si vedranno cali sulle rate dei mutui solo quando deciderà di abbassare i tassi di interesse e questo non accadrà sicuramente prima dell’estate.
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