Il saldo tra aumento dei prezzi e salari (che crescono pochissimo) è molto diverso tra le città italiane: ecco dove conviene vivere e dove invece la vita è più cara tra le varie aree del Paese.
Una inflazione a doppia cifra e dei salari per lo più immobili. Anzi, negli ultimi trent’anni sono scesi del 2,9%. Questo è lo scenario preoccupante dell’Italia degli ultimi mesi, con il saldo tra caro-prezzi e stipendi tra i peggiori in Europa: insomma, il potere d’acquisto dei lavoratori è sempre più ridotto, con l’effetto di deprimere l’intera economia nazionale. Il rischio recessione, così, è davvero dietro l’angolo.
Quello che sta accadendo tra busta paga e prezzi, soprattutto al supermercato, è evidente. Secondo l’Osservatorio JobPricing, tra il primo semestre di quest’anno e il primo dello scorso anno i salari sono cresciuti appena dell’1,1%, contro l’aumento medio del 6,3% dei prezzi. Il saldo, insomma, a livello nazionale è negativo per oltre cinque punti percentuali. La situazione, però, non è uguale in tutte le città italiane.
Ce ne sono alcune dove il rapporto tra soldi che entrano in tasca e quelli che escono ogni mese per vivere è più alto e dove quindi in questo momento sarebbe vantaggioso trasferirsi. Vediamo quindi nel dettaglio questa sorta di “mappa della disuguaglianza” in Italia.
Stipendi e inflazione, in quali città la vita costa di più
A Bari, secondo questi dati, le retribuzioni sono calate dello 0,3%, mentre i prezzi sono saliti del 6,7%. E ancora, i rapporti sono: a Bologna 1,4% e 6,9%; a Firenze 2,1% e 6,2%; a Genova 2,1% e 6,8%; a Napoli 3,1% e 6,2%; a Palermo 1,4% e 7,6%; a Milano 1,1% e 6%; a Roma 1,8% e 6%; a Torino 1,3 e 5,5%.
Bari e Palermo risultano quindi le città dove il costo della vita in rapporto ai salari è peggiorato di più, mentre il saldo, seppur negativo, è più basso ad esempio a Torino e Napoli.
Stipendi e inflazione, in quali Regioni la vita costa di più
Quanto alle Regioni in Veneto e Friuli Venezia Giulia, poi, il gap è altissimo: 6,9 e 6,8 punti. Molto meglio in Piemonte, dove gli stipendi sono cresciuti del 2,6% e l’inflazione del 5,7% e la Liguria (3,2% e 6,8%). Nel Lazio i salari sono saliti dell’1,8% e l’inflazione del 6%.
Al Sud, quindi, il saldo si mantiene su livelli alti, ma non altissimi. In Campania è in negativo di cinque punti, in Calabria di 3,5 e in Sicilia di 4. C’è da ricordare, però, che in queste Regioni mediamente gli stipendi sono più bassi. Per Federico Ferri, partner di JobPricing, sembrerebbe comunque che, con qualche eccezione, “le regioni del Sud se la stiano cavando meglio di quelle del Centro e del Nord”.
Salari, le scelte del governo Meloni per aumentarli
Secondo Affari&Finanza, la metà dei lavoratori dipendenti italiani del settore privato, oltre 6 milioni di persone, aspetta il rinnovo del proprio contratto nazionale. Va un po’ meglio nel settore pubblico, dove si è da poco sbloccato il rinnovo per milioni di lavoratori (di scuola, ospedali, pubblica amministrazione e dipendenti degli enti locali).
Il governo Meloni ha finora detassato i fringe benefit fino a 3mila euro entro il 31 dicembre e poi previsto, a partire dal 1° gennaio 2023, l’aumento del taglio del cuneo fiscale al 3% per i lavoratori con meno di 20mila euro di reddito annuo, oltre alla tassazione ridotta al 5% sui premi di produttività. Si parla quindi di piccoli aumenti in busta paga che riguarderanno una platea ristretta di lavoratori: difficilmente oltre un quinto del totale.
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Stipendi, in quali città sono più alti
Guardando solo agli stipendi, secondo la ricognizione del Geography Index dell’Osservatorio JobPricing, Milano risulta la città dove i lavoratori sono pagati di più. Qui la media è di 35.724 euro annui, di oltre 6mila euro sopra la media nazionale. Sopra i 30mila anche Trieste, Bolzano e Roma. Le province peggiori sono invece quelle di Ragusa (Sicilia), Crotone (Calabria) e Sassari (Sardegna). Tutt’e tre sono sotto i 25mila euro annui.
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