Inflazione Usa in calo, ma non senza sorprese. Cosa hanno appena rivelato i tanto attesi dati Usa e quale messaggio per la Fed? Alcune considerazioni degli analisti.
L’inflazione Usa di novembre ha in parte sorpreso i mercati, ma non la Fed, finora prudente nel dichiarare vittoria sull’impennata dei prezzi (e nell’annunciare tagli ai tassi).
Nel dettaglio, i prezzi al consumo statunitensi sono aumentati inaspettatamente, con l’inflazione sottostante in lieve salita, a prova del fatto che difficilmente la Federal Reserve deciderà di diminuire il costo del denaro all’inizio del 2024.
L’IPC è aumentato dello 0,1% il mese scorso dopo essere rimasto invariato a ottobre. Nei 12 mesi fino a novembre, i prezzi al consumo sono saliti del 3,1% rispetto al 3,2% in ottobre.
Escludendo la volatilità dei prezzi alimentari ed energetici, l’IPC core ha registrato un +0,3% nel mese e un +4% rispetto a un anno fa. Entrambi i numeri erano in linea con le stime e poco cambiati rispetto a ottobre.
L’aumento annuale dei prezzi al consumo è rallentato rispetto al picco del 9,1% nel giugno 2022, anche se l’inflazione rimane al di sopra dell’obiettivo del 2% della Fed. Proprio questo ultimo dettaglio sarà evidenziato probabilmente da Powell dopo l’attesa riunione del 13 dicembre, per giustificare un probabile cauto ottimismo.
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Qual è messaggio per la Fed dall’inflazione Usa?
La lettura generale dei prezzi al consumo Usa di novembre è confortante, anche se i dettagli sono cruciali.
Una diminuzione del 2,3% dei prezzi dell’energia ha contribuito a tenere sotto controllo l’inflazione, poiché la benzina è scesa del 6%. I prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati dello 0,2%. Su base annua, i prezzi alimentari sono stati in rialzo del 2,9% mentre l’energia è scesa del 5,4%.
I prezzi degli alloggi, che rappresentano circa un terzo del peso dell’IPC, sono aumentati dello 0,4% su base mensile e del 6,5% su base 12 mesi. Tuttavia, il tasso annuo ha mostrato un costante calo dal picco raggiunto all’inizio del 2023.
Tutti questi numeri faranno da sfondo alla riunione Fed che inizia oggi, martedì per concludersi domani 13 dicembre con la decisione sui tassi, le nuove proiezioni economiche, la traiettoria del costo del denaro nel 2024.
I dati odierni sottolineano che la strada che l’IPC dovrà prendere per tornare al target del 2% è ancora accidentata. “Questi numeri rafforzano molto ciò che abbiamo già sentito da vari funzionari, vale a dire che l’ultima riduzione dell’inflazione, per portarla al 2%, sarebbe stata la più difficile”, secondo Stuart Cole, di Equiti Capital.
L’analista Chris Zaccarelli ha commentato: ...“non c’è nulla in questo rapporto che dovrebbe impedire alla Fed di rimanere ferma con i tassi fino al prossimo anno e di iniziare potenzialmente i tagli nella seconda metà del 2024.”
“L’inflazione si sta avvicinando all’obiettivo della Fed, ma non abbastanza velocemente da consentirle di annunciare tagli dei tassi. Powell probabilmente dirà che il lavoro non è ancora finito, ma almeno siamo più vicini alla fine che all’inizio”, ha evidenziato il chief economist di Annex Wealth Management Brian Jacobsen.
Lo stratega Peter Cardillo si aspetta un dot plot accomodante e una dichiarazione coerente con l’avvertimento che la lotta contro l’inflazione non è stata vinta e la Fed continuerà ad agire secondo necessità.
Il mercato sta scontando un taglio dei tassi entro giugno. Ma se questi numeri continuano a scendere così gradualmente, il mercato potrebbe sbagliarsi e il primo taglio dei tassi di interesse arriverà più tardi, nel terzo trimestre, secondo l’esperto.
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