Legge sul sovraindebitamento, requisiti e come fare per sfruttarla a proprio vantaggio

Ilena D’Errico

28/10/2023

La legge sul sovraindebitamento permette anche ai soggetti non fallibili di uscire dalla posizione debitoria. Ecco quali sono i requisiti e come fare per sfruttarla a proprio vantaggio.

Legge sul sovraindebitamento, requisiti e come fare per sfruttarla a proprio vantaggio

La Legge n. 3 del 2012 ha introdotto l’istituto del sovraindebitamento, ossia una procedura di composizione della crisi per consentire alle famiglie e alle piccole imprese - non soggette alle procedure fallimentari previste per gli imprenditori commerciali - che si ritrovano in avanzato stato di sofferenza economica, di cancellare la propria posizione debitoria.

Grazie alla procedura prevista dalla legge sul Sovraindebitamento tutti i soggetti non fallibili possono trovare un accordo dinanzi al giudice per ripagare il debito, evitando così le aggressioni ai propri beni mobili e immobili. Oltretutto, la composizione della crisi così effettuata giova anche ai creditori, che possono ottenere il risanamento del debito. La procedura, infatti, prevede delle condizioni agevolate per i debitori, ma risulta provvidenziale per i creditori che non avrebbero potuto recuperare la somma diversamente.

Ecco quali sono i requisiti e come sfruttarla a proprio favore.

Legge sul sovraindebitamento, in cosa consiste

La legge sul sovraindebitamento permette ai soggetti non fallibili di rivolgersi a un organismo competente, che prende il nome di organismo di composizione della crisi, e poi dal giudice per trovare un accordo agevolato con il creditore. I beneficiari ottengono così anche l’abbattimento totale o parziale dei propri debiti tributari e contributivi.

In particolare, i debitori possono accedere a diverse procedure:

  • Il piano del consumatore;
  • l’accordo con i creditori;
  • la liquidazione dei beni.

Prima di capire le differenze tra queste procedure e capire quale sia la più conveniente del caso è opportuno conoscere i requisiti.

I requisiti per le procedure sul sovraindebitamento

La legge sul sovraindebitamento nasce con l’obbiettivo di consentire anche ai soggetti non fallibili, sia persone fisiche che giuridiche, di liberarsi dai debiti che non riescono a ripagare con le proprie forze, si rivolge quindi ai seguenti soggetti:

  • i consumatori, purché si trovino in una situazione di sovraindebitamento esclusivamente per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta;
  • gli imprenditori che hanno cessato l’attività e hanno proceduto alla cancellazione dal registro delle imprese;
  • gli imprenditori commerciali “sotto soglia”, ovvero quelli inseriti nella fascia minore dal Codice della crisi d’impresa. I parametri di riferimento sono l’attivo patrimoniale complessivo annuo non superiore a 300.000,00 euro, i ricavi lordi complessivi annui entro 200.000,00 euro e i debiti di ammontare non superiore a 500.000,00 euro, (compresi i debiti non scaduti e quelli non definitivamente accertati con efficacia di giudicato);
  • gli imprenditori commerciali sopra la suddetta soglia, ma con debiti inferiori al valore di 30.000,00 euro;
  • i professionisti, gli artisti, i lavoratori autonomi e le società professionali;
  • gli enti privati non commerciali, vale a dire associazioni e fondazioni riconosciute, organizzazioni di volontariato, associazioni sportive e Onlus;
  • le start up innovative
  • gli imprenditori agricoli.

Oltre a rientrare nell’elenco di soggetti ammessi e rispettare le condizioni imposte alla propria categoria è ovviamente necessario trovarsi in una condizione di sovraindebitamento, ovvero una situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte. In altre parole, si trova in sovraindebitamento chi ha un valore complessivo di debiti tale da non riuscire a pagare regolarmente o con molta difficoltà.

Come sfruttare la procedura di sovraindebitamento a proprio vantaggio

Chi possiede i requisiti può sfruttare a proprio vantaggio le procedura di sovraindebitamento, tutelando almeno parte dei propri beni e senza pregiudicarsi ogni forma di aiuto futura da parte degli istituti di credito. Non a caso, questa legge viene spesso chiamata “salvasuicidi”, perché consente di non rinunciare definitivamente alla carriera professionale e soprattutto all’abitazione.

Sul punto è emblematico il caso dell’imprenditore Sergio Bramini, che ha subito lo sfratto dalla propria abitazione nel 2011 dopo aver dichiarato il fallimento della sua azienda Icom e ha dato un enorme contributo alla sensibilizzazione sul tema, riflettutosi anche sulle attuali norme in vigore.

La prima procedura da richiamare è il piano del consumatore, presentato al giudice dal debitore dopo aver ricevuto l’assistenza dall’Organo di composizione della crisi, il quale certifica la validità della richiesta. Il giudice valuta poi se il sovraindebitamento sia dovuto a dolo o colpa grave, poiché in quest’ultimo caso il debitore non fallibile non avrebbe accesso alla procedura.

Infine, il giudice emette il provvedimento in cui indicherà le modalità ed i termini di presentazione, da parte del debitore, delle dichiarazioni annuali relative alle sopravvenienze che consentano il pagamento dei debiti nei successivi 4 anni.

Nei 4 anni successivi al provvedimento del giudice, il debitore viene monitorato; se in questo lasso di tempo riesce a conseguire un reddito che gli permette di pagare almeno il 10% dei propri debiti e per i quali ha ottenuto l’esdebitazione, allora il debitore è obbligato a versare tale percentuale ai creditori, sempre nel rispetto della cosiddetta par condicio creditorum.

Nel caso in cui nei 4 anni successivi al provvedimento del giudice, il debitore abbia conseguito un guadagno che però è inferiore al 10% dei debiti accumulati, allora non deve versare alcunché ai creditori.
Peraltro, l’esdebitazione può essere concessa dal tribunale solo una volta nell’arco della vita del debitore. Questa procedura consente di ovviare all’accordo con i creditori, nonché di evitare lo sfratto.

Si ha poi l’accordo con i creditori, che rappresentino almeno il 60% dei crediti, che deve essere omologato dal giudice. L’accordo permette di ottenere l’esdebitazione totale proponendo il pagamento in percentuale dei debiti, ad eccezione dei tributi di competenza dell’Unione Europea, come l’imposta sul valore aggiunto (IVA).

Infine, si ha la liquidazione dei beni. Con tale procedura il consumatore-debitore mette a disposizione dei creditori tutti i suoi beni (mobili e immobili), che verranno venduti destinando la liquidità ottenuta al pagamento, quanto meno parziale, dei propri debiti. Il punto di forza di questa procedura è la tutela dallo sfratto, che non può avvenire fino alla vendita.

L’immobile in oggetto potrà essere venduto in diverse modalità: per asta competitiva o sul libero mercato. Nel secondo caso, quindi, il debitore ha la possibilità di vendere l’immobile ad un prezzo congruo di mercato e non ad un prezzo ignobilmente inferiore, come spesso accade nel primo caso. Qualsiasi somma incassata dalla vendita dell’immobile andrà a soddisfare i creditori, mentre la restante parte di debito verrà stralciata.

Per sfruttare questa legge a proprio vantaggio bisogna quindi valutare le possibilità di miglioramento nei futuri 4 anni, nonché la possibilità di raggiungere un accordo con i creditori e il valore dei beni posseduti.

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