Mercati, cosa sta per succedere? 5 rischi di instabilità in arrivo

Violetta Silvestri

6 Gennaio 2024 - 10:15

Attenzione a 5 motivi di preoccupazione per i mercati in evidenza la prossima settimana: cosa sta per accadere e quali rischi valutare per gli investimenti in Borsa?

Mercati, cosa sta per succedere? 5 rischi di instabilità in arrivo

Il mese di gennaio si preannuncia ricco di insidie per i mercati e la prossima settimana, dall’8 al 12, presenta almeno 5 rischi di instabilità e altrettanti motivi di incertezza per gli investitori.

Sono diverse le domande che aspettano risposte più chiare - e magari rassicuranti - da dati, eventi, decisioni politiche delle principali potenze economiche. Tra gli interrogativi che più preoccupano i trader e gli analisti spiccano quelli relativi all’inflazione - e al suo reale percorso di raffreddamento che può influenzare la politica monetaria delle banche centrali sui tassi - e l’evoluzione delle guerre in corso, imprevedibili nelle conseguenze di sicurezza politica e commerciale.

Il 2024 è cominciato con i riflettori puntati sul Mar Rosso, osservato con timore per gli effetti dell’escalation mediorientale sulle navi di merci, sul prezzo del petrolio, su una potenziale drammatica svolta della guerra Israele-Hamas.

Massima allerta anche per i dati macro Usa e cinesi, per le criptovalute e per i primi resoconti in arrivo dalle banche statunitensi. I rischi di innescare movimenti bruschi nelle Borse mondiali, diffondendo un clima pessimista, sono almeno 5.

1. I prezzi stanno per esplodere? Mar Rosso in focus

Il commercio mondiale si trova dinanzi a una nuova scossa che può far impennare i prezzi di merci cruciali e di materie prime strategiche come il petrolio. Il motivo, ormai noto alle cronache dal Medio Oriente, è il caos del Mar Rosso.

Gli attacchi missilistici e con droni degli Houthi yemeniti in questo lembo di mare per dimostrare il loro sostegno al gruppo islamico palestinese Hamas che combatte contro Israele a Gaza hanno stravolto i piani di spedizione delle grandi aziende mondiali.

Secondo i dati di Kuehne + Nagel, fino a mercoledì 3 gennaio quasi il 20% della flotta globale di container – ovvero 364 enormi navi portacontainer in grado di trasportare poco più di 2,5 milioni di container a grandezza naturale – ha intrapreso una nuova rotta a causa degli attacchi.

Il pericolo di una crisi è reale, considerando che la rotta commerciale del Canale di Suez è utilizzata da circa un terzo del carico globale delle navi portacontainer e si prevede che il reindirizzamento delle navi verso la punta meridionale dell’Africa costerà fino a 1 milione di dollari in più in carburante per ogni viaggio di andata e ritorno tra l’Asia e il Nord Europa.

Il risultato potrebbe essere che i rivenditori occidentali aspettino più a lungo l’arrivo delle merci dalla Cina, con carenze che spingono al rialzo i prezzi, dicono gli analisti commerciali. Il British Retail Consortium ha affermato che l’aumento dei costi potrebbe invertire una tendenza di moderazione dell’inflazione dei generi alimentari.

I mercati, più concentrati sui prezzi del petrolio relativamente moderati, hanno finora mostrato preoccupazioni limitate per il trasporto marittimo del Mar Rosso. Il greggio sta affrontando un periodo di maggiore offerta rispetto alla domanda debole, anche in previsione di un’economia in rallentamento, Questo mantiene le quotazioni di oro nero piuttosto controllate.

Tuttavia, gli investitori monitoreranno i costi di trasporto per individuare eventuali segnali che la battaglia contro l’inflazione non sia finita.

2. Inflazione Usa, quanto sta scendendo?

Il dato sull’inflazione statunitense del mese di dicembre, svelato giovedì 11 gennaio, si preannuncia di grande rilevanza. Cosa suggerirà alla Federal Reserve sulla politica dei tassi?

Le azioni e le obbligazioni statunitensi sono salite alle stelle alla fine del 2023 in previsione dei tagli al costo del denaro da parte della banca centrale Usa e questo rimane il tema dominante per Borse, analisti e investitori.

Il graduale raffreddamento dell’inflazione ha aumentato le probabilità che la Fed possa iniziare a ridurre i costi di finanziamento già a marzo. Segnali che i prezzi sono rimasti contenuti a dicembre probabilmente sosterrebbero questa visione, anche se un calo più marcato del previsto potrebbe anche alimentare i timori che i recenti aumenti dei tassi stiano iniziando a indebolire l’economia.

Al contrario, un rapporto che mostri un nuovo rialzo dell’inflazione potrebbe suscitare preoccupazioni e dimostrare che i mercati sono stati finora troppo euforici. Gli economisti intervistati da Reuters si aspettano che il rapporto mostri un aumento mensile dello 0,2% nei prezzi al consumo rispetto al +0,1% di novembre.

3. Colossi bancari al test trimestrale

I giganti bancari statunitensi danno il via agli utili con JPMorgan Chase, Bank of America e Citigroup, che pubblicheranno i risultati del quarto trimestre e dell’intero anno il 12 gennaio.

I principali istituti di credito hanno ottenuto maggiori entrate dai pagamenti di interessi nel 2023 quando la Fed ha aumentato i tassi.

Anche i consumatori sono al centro dell’attenzione. Le finanze delle famiglie sono infatti rimaste in gran parte solide dopo la pandemia, ma alcuni clienti, in particolare quelli a basso reddito, stanno iniziando a rimanere indietro nei pagamenti in numero maggiore.

Nel frattempo, gli immobili commerciali continueranno a rappresentare un ostacolo. L’anno scorso le banche hanno accantonato denaro per coprire i prestiti sotto pressione in questo settore. Poiché molti dipendenti continuano a lavorare da remoto o con modalità ibride, è probabile che i proprietari di uffici che hanno preso in prestito denaro per finanziare i propri edifici si trovino ad affrontare ulteriori tensioni.

4. Inflazione in Asia, quali segnali?

Non solo Usa, anche l’Asia attende dati macro sull’inflazione che possono dare una svolta alle previsioni economiche e finanziarie.

I politici di Australia, Cina e Giappone aspettano i nuovi risulti sui prezzi al consumo, che influenzeranno le decisioni del 2024, anno cruciale per le loro economie.

La Reserve Bank of Australia, che dovrebbe optare per tagli dei tassi entro la fine dell’anno, potrebbe trovare sollievo se ci fosse un rallentamento dell’inflazione a novembre.

Al contrario, una ripresa dei prezzi al consumo a Tokyo, un indicatore anticipatore delle tendenze dell’inflazione a livello nazionale, potrebbe incoraggiare coloro che scommettono su una svolta politica della Banca del Giappone (BOJ) (unica ancora accomodante). Tali aspettative hanno portato lo yen ad aumentare del 5% rispetto al dollaro a dicembre.

Raggiungere l’obiettivo di inflazione del 2% “in modo sostenibile” è la precondizione affinché i funzionari della BOJ possano porre fine ai tassi di interesse negativi.

In Cina, i dati di venerdì 12 gennaio forniranno ulteriore chiarezza sulla possibilità che le pressioni deflazionistiche continuino ad aumentare nella seconda economia mondiale.

5. Bitcoin, rally o declino?

Bitcoin ha dato il via al nuovo anno chiudendo il 2023 con forti guadagni, dopo che gli investitori hanno scommesso sulla [possibile approvazione>article147244] da parte delle autorità di regolamentazione statunitensi dei fondi bitcoin spot negoziati in borsa.

Il più grande token crittografico ha superato i 45.000 dollari per la prima volta dall’aprile 2022, scommettendo che tali applicazioni riceveranno presto il consenso della Securities and Exchange Commission.

Gli operatori del mercato affermano che la decisione della SEC potrebbe essere imminente e potrebbe inaugurare una nuova ondata di capitali verso le criptovalute. Tali speranze hanno contribuito a spingere Bitcoin nel 2023 a guadagni annuali superiori al 155%.

Eppure, la regina delle valute digitali, da sempre volatile, ha già ridotto i suoi guadagni nel 2024. Permangono dubbi, dicono alcuni analisti, su quanta domanda esisterà per qualsiasi ETF bitcoin e se l’approvazione sia già scontata.

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