Si avvicina una scadenza entro la quale moltissime centinaia di contribuenti saranno chiamati alla cassa a pagare, per chi non lo fa il rischio concreto è quello del pignoramento.
Migliaia di cittadini fra poche settimane saranno chiamati alla cassa dall’Agenzia delle Entrate per versare la sesta rata della rottamazione: chi non paga rischia il pignoramento. Entro la fine di novembre, e precisamente il 30, scade la prossima rata della rottamazione quater. Cadendo la scadenza di sabato il termine di versamento slitterebbe al 2 dicembre, lunedì, ma applicando anche i 5 giorni di tolleranza entro i quali il pagamento è considerato tempestivo, il termine ultimo per versare la rata è fissato al 9 dicembre.
Al 30 giugno 2023, giorno limite per aderire alla rottamazione, al Fisco italiano sono pervenute 3,8 milioni di domande di adesione alla definizione agevolata, riferite a circa 3 milioni di utenti. Da considerare, però, che circa la metà di chi ha aderito alla sanatoria per saldare i propri debiti con il Fisco, non ha onorato il pagamento della prima rata fissata al 31 ottobre. Senza il pagamento, quindi, la definizione agevolata non è stata perfezionata ed è decaduta ancora prima di iniziare.
Proprio per questo motivo già a dicembre è stata prevista una prima «proroga» che permetteva a chi non lo aveva fatto di saldare prima e seconda rata (in scadenza il 30 novembre). Una seconda proroga per recuperare parte dei decaduti, poi, c’è stata a marzo. Infine è stato previsto uno slittamento della scadenza della quinta rata, quella da versare entro il 31 luglio, al 15 settembre.
L’attenzione prestata dal governo al recupero dei decaduti fa comprendere quando sia importante per le casse dello Stato recuperare il gettito mancante. Ma cosa succede a chi non versa la prossima rata della rottamazione, quella in scadenza fra poche settimane?
Chi non versa decade
Saltare il pagamento di una rata della definizione agevolata o versare con un ritardo maggiore rispetto ai 5 giorni di tolleranza previsti dalla normativa, porta il contribuente a decadere dalla sanatoria. Una volta decaduti cessano gli effetti della rottamazione (che ricordiamo porta al pagamento solo del debito iniziale, senza la maggiorazione di interessi, sanzioni e aggio) e il debito con il Fisco, di conseguenza, torna a essere maggiorato anche da tutte le altre voci.
Quanto versato con le rate della definizione agevolata viene considerato come un anticipo sulle somme dovute, ma il debito non risulta estinto e, di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate può ricominciare le proprie azioni di recupero dei crediti, con tutto quello che ne consegue.
Per chi non paga il rischio è il pignoramento
Per chi non versa la sesta rata della rottamazione quater, quindi, le conseguenze sono due:
- il debito ritorna all’importo originale, con sanzioni, interessi e aggio;
- l’Agenzia delle Entrate può ricominciare a notificare al contribuente le intimazioni di pagamento.
Questo non significa solo che il contribuente riceverà lettere dall’Agenzia delle Entrate in cui gli si chiede il versamento delle somme, ma anche che se non paga l’amministrazione tributaria può procedere con il recupero forzato dei crediti vantati tramite fermi amministrativi e pignoramenti.
Il rischio concreto di chi ha debiti con l’Agenzia delle Entrate e lascia decadere la rottamazione quater per il mancato versamento della rata di novembre (lo stesso, ovviamente, vale anche per le rate successive) è quello di subire un pignoramento presso terzi (dello stipendio presso il lavoratore, della pensione presso l’Inps o del conto corrente presso la banca).
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