Pensioni, “addio” Fornero. Non devi più aspettare 67 anni per smettere di lavorare

Simone Micocci

21 Gennaio 2025 - 09:41

In Italia non si va in pensione a 67 anni. Puoi smettere di lavorare molto prima nonostante quanto stabilito dalla legge Fornero.

Pensioni, “addio” Fornero. Non devi più aspettare 67 anni per smettere di lavorare

Siamo abituati a pensare che in Italia, a causa della riforma Fornero del 2011, si vada in pensione molto più tardi rispetto ad altri Paesi. Siamo soliti fissare infatti la data del pensionamento con quella richiesta per l’accesso alla pensione di vecchiaia, pari a 67 anni.

D’altronde questa la possiamo descrivere come l’età legale per il pensionamento in Italia, utilizzata anche come parametro di riferimento per la richiesta dell’Assegno sociale per coloro che sono in una situazione economica di difficoltà. E sempre 67 anni è l’età individuata per la richiesta della cosiddetta Pensione di inclusione, la variante dell’Assegno di inclusione riservata ai nuclei familiari composti esclusivamente da persone anziane o disabili.

Ma attenzione, perché la pensione di vecchiaia non è l’unica strada possibile per il pensionamento. Ci sono infatti diverse alternative e deroghe, molte delle quali previste dalla stessa legge Fornero, mentre altre sono state introdotte in questi anni dai vari governi, rappresentando un canale di accesso agevolato alla pensione.

A tal proposito, sono proprio i dati Inps a dirci che in Italia si va in pensione prima dei 67 anni. Se analizziamo l’età di coloro che hanno smesso di lavorare negli ultimi anni, infatti, ne risulta che mediamente il cosiddetto collocamento in quiescenza è arrivato molto prima, già intorno ai 64 anni.

Confrontando i dati si nota che non siamo molto lontani dall’età di accesso alla pensione nel resto d’Europa: in Francia, ad esempio, ne bastano 62 di anni (ma con la riforma Macron si salirà a 64 anni nel 2030), mentre in Svezia ne sono sufficienti persino 61 (ma anche qui è stato disposto un aumento a 64 anni). In Belgio, invece, bisogna aver compiuto 66 anni (per poi raggiungere i 67 anni nel 2030).

Parlare di “addio” della legge Fornero è sicuramente forte e rappresenta una provocazione, ma è doveroso in quanto è utile per capire che tante delle nostre convinzioni sono sbagliate. Cerchiamo quindi di fare chiarezza a riguardo dimostrando perché in Italia si va in pensione ben prima dei 67 anni nonostante la legge Fornero.

Quando si va davvero in pensione in Italia

Anche nel 2025 l’opzione più gettonata per andare in pensione in Italia è quella di vecchiaia, il cui requisito anagrafico è stato portato per tutti a 67 anni dalla legge Fornero (tenendo conto anche degli incrementi dovuti alle speranze di vita avvenuti in questi anni).

Tuttavia, come anticipato, non è l’unica opzione e ciò fa sì che in media in Italia si vada in pensione molto prima dei 67 anni. A confermarlo è il Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano 2024, riferito al 2023, curato dal Centro studi e ricerche itinerari previdenziali sulla base dei dati ufficializzati dall’Inps.

Qui ne risulta un’età effettiva per il pensionamento che nel 2023 è stata pari a 64,2 anni, non tanto più alta rispetto alla media Ue pari a 63,6 anni. Il merito di questa notevole differenza rispetto all’età richiesta per la pensione di vecchiaia è data appunto dalle misure alternative, molte delle quali già previste dalla riforma Fornero.

Ne è un esempio la pensione anticipata che oggi consente l’accesso alla pensione indipendentemente dall’età anagrafica, a patto di aver maturato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. A questa si aggiunge poi l’opzione riservata ai precoci, dove l’accesso alla pensione avviene con soli 41 anni di contributi, come pure le nuove misure di flessibilità di recente confermate dalla legge di Bilancio come Quota 103 con cui il collocamento in quiescenza è possibile a 62 anni di età e 41 anni di contributi e Opzione Donna (61 anni di età e 35 di contributi).

Come spiegato nel Rapporto, bisogna tener conto del fatto che le pensioni anticipate sono molte di più di quelle di vecchiaia, incidendo così sull’età media del pensionamento.

Serve davvero l’addio della legge Fornero?

Alla luce di queste considerazioni non ha senso parlare ancora di cancellazione della legge Fornero, specialmente considerando i benefici che una tale riforma ha avuto. Per quanto odiata dai lavoratori, infatti, la legge del 2011 è servita per mettere in sicurezza il sistema previdenziale italiano, permettendo di risparmiare oltre 30 miliardi di euro (di cui 22 miliardi erano già stati recuperati al 2020).

Tant’è che lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha spiegato che in queste condizioni, tenendo conto principalmente della situazione demografica italiana, non ci sono riforme sostenibili per il nostro Paese.

Senza dimenticare poi che una volta che tutte le pensioni saranno calcolate con il contributivo, intorno al 2030 secondo le stime, sarà maggiormente possibile pensare a soluzioni di flessibilità visto che l’uscita anticipata sarebbe a carico del lavoratore. Il tutto però facendo attenzione all’importo dell’assegno, in quanto dovrà comunque essere sufficiente per garantirsi una vita tranquilla senza pesare sulle casse dello Stato con la richiesta di misure assistenziali.

Un punto su cui la stessa Elsa Fornero, autrice della riforma tanto contestata, si era espressa favorevolmente in un’intervista rilasciata qualche tempo fa a noi di Money.it.

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