Pensioni, Meloni peggiora la Fornero? Nel 2025 questi lavoratori ci vanno in ritardo

Simone Micocci

12 Settembre 2024 - 10:20

Il governo Meloni potrebbe peggiorare (ancora) la legge Fornero. Al vaglio lo slittamento delle finestre mobili per l’accesso alla pensione anticipata.

Pensioni, Meloni peggiora la Fornero? Nel 2025 questi lavoratori ci vanno in ritardo

In questi giorni il governo sta lavorando al dossier per la legge di Bilancio 2025, con particolare attenzione anche alle pensioni.

Le ultime indiscrezioni ci dicono che ci sono buone e cattive notizie, con il governo che ad esempio potrebbe confermare e aumentare l’incremento straordinario delle pensioni minime, mentre sembra aver rinunciato alla possibilità di introdurre già nel 2025 una Quota 41 per tutti. Piuttosto verrà confermata ancora per un altro anno Quota 103, consentendo a chi lo vorrà di andare in pensione a 62 anni, con 41 anni di contributi, accettando un ricalcolo contributivo dell’assegno con annessa penalizzazione.

Ma tra le indiscrezioni circolate in questi giorni ce n’è una che ha catturato la nostra attenzione in quanto se approvata comporterebbe un peggioramento della legge Fornero. Come anticipato dal Corriere della Sera, infatti, sembra che il governo voglia rivedere le finestre mobili per l’accesso alla pensione anticipata, costringendo di fatto chi ne raggiunge i requisiti a restare al lavoro per più tempo.

Pensione anticipata peggiorata?

Con il decreto legge n. 4 del 2019, lo stesso per intenderci che introdusse Quota 100 e il Reddito di cittadinanza, l’allora governo Lega-5 Stelle bloccò l’adeguamento con le aspettative di vita per la pensione anticipata, mantenendo quindi il requisito contributivo a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente da qual è l’età anagrafica. Allo stesso tempo però venne introdotta una finestra mobile che - come potete approfondire nel nostro corso dedicato alla pianificazione della pensione - è un meccanismo che ritarda la decorrenza dell’assegno rispetto a quando sono stati raggiunti i requisiti per quella specifica opzione di pensionamento.

Per questo motivo, oggi, la pensione anticipata presenta una finestra mobile trimestrale: ciò significa che il primo assegno di pensione decorre 3 mesi dopo da quando sono stati raggiunti i requisiti per andarci.

Ed è proprio su questa finestra mobile che il governo sembra voler intervenire per recuperare ulteriori risorse da destinare ad altre misure, come ad esempio la conferma di Quota 103. Laddove tale indiscrezione, che ricordiamo è stata riportata dal Corriere della Sera, dovesse essere confermata si tratterebbe però di una vera e propria beffa perché vorrebbe dire restare al lavoro più a lungo.

Nel dettaglio, l’intenzione del governo sembra essere quella di spostare il termine della finestra mobile tra 3 mesi a 6, o persino 7 laddove le risorse a disposizione dovessero non bastare. In tal caso l’arrivo della pensione slitterebbe, e non di poco.

Pensiamo ad esempio a un lavoratore che raggiunge i requisiti per la pensione anticipata a gennaio 2025. Con la finestra mobile trimestrale, il primo assegno di pensione gli verrebbe pagato solo a maggio, pertanto potrebbe essere “costretto” a lavorare ancora per qualche mese per non ritrovarsi improvvisamente senza stipendio né pensione (ricordiamo infatti che durante la finestra mobile si può anche lavorare).

Con l’allungamento della finestra mobile, invece, l’assegno arriverebbe non prima di agosto, o persino settembre nel caso in cui la finestra mobile dovesse diventare di 7 mesi.

Un peggioramento rilevante, con il governo Meloni che andrebbe così a peggiorare persino quanto fatto dalla riforma Fornero per la pensione anticipata, con il rischio che la pensione arriverà solo nel 2026 per quei lavoratori che raggiungeranno i 42 anni e 10 mesi (1 anno in meno per le donne) intorno alla metà del prossimo anno.

Il governo Meloni ha peggiorato anche la pensione anticipata contributiva

Va ricordato che con la legge di Bilancio 2024 il governo Meloni è intervenuto peggiorando la pensione anticipata contributiva, riservata quindi a chi ha contributi versati esclusivamente dopo l’1 gennaio 1996.

È stato deciso, infatti, che per questa misura - che come requisito richiede il compimento dei 64 anni di età, oltre a 20 anni di contributi e un assegno di importo almeno pari a 3 volte l’Assegno sociale (con agevolazioni per le donne con figli) - l’adeguamento con le speranze di vita riguarda tanto l’età quanto i contributi.

Nel 2027, quando dovrebbe esserci un incremento di circa 3 mesi delle speranze di vita, ad aumentare non sarà quindi solo il requisito anagrafico come inizialmente era previsto, in quanto saranno richiesti anche più contributi per andarci.

Un vero e proprio peggioramento rispetto a quanto stabilito dalla Fornero quindi, a cui potrebbe aggiungersi quello che riguarderà la pensione anticipata aperta anche a chi rientra nel sistema misto laddove effettivamente dovesse esserci l’avallo per lo slittamento delle finestre mobili.

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