Premi di produttività più convenienti nel 2023: come cambia lo stipendio rispetto ai fringe benefit?

Simone Micocci

23 Novembre 2022 - 12:55

La legge di Bilancio 2023 rende più conveniente il riconoscimento dei premi di produttività, o produzione, ai dipendenti. Dopo i fringe benefit, ecco un nuovo aumento di stipendio per i dipendenti.

Premi di produttività più convenienti nel 2023: come cambia lo stipendio rispetto ai fringe benefit?

La legge di Bilancio 2023 interviene sui premi di produttività, o anche detti premi di produzione, rendendoli più appetibili ai datori di lavoro in quanto ne viene ridotta la tassazione.

Una mossa che si somma a quanto già fatto per i cosiddetti fringe benefit, per i quali il limite entro cui sono detassati viene portato, solamente per il 2022, a 3.000 euro. Si tratta, quindi, di due misure con cui il governo cerca d’incentivare i datori di lavoro a riconoscere aumenti estemporanei di stipendio ai loro dipendenti, così da contribuire al contrasto della perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni scaturito dall’alto tasso d’inflazione.

Si tratta in sostanza di due differenti bonus busta paga a cui i datori di lavoro possono ricorrere nel caso in cui volessero premiare il dipendente, senza però doversi fare carico di un aumento di stipendio strutturale.

Tra i premi di produttività e i cosiddetti fringe benefit, però, ci sono delle differenze notevoli: in primo luogo la tassazione, in quanto la legge di Bilancio 2023 pur intervenendo per tagliare l’aliquota che si applica sui premi di produttività non l’ha azzerata come invece fatto per i fringe benefit con il decreto Aiuti quater.

Cosa sono i premi di produttività?

Con il termine premi di produttività, o premi di produzione, si intendono quei compensi aggiuntivi alla retribuzione base che godono di una tassazione agevolata.

Introdotti intorno agli anni ‘60, negli anni sono stati sempre più utilizzati in alcune realtà aziendali, tanto che l’ammontare dei premi di produttività, come pure i casi in cui devono obbligatoriamente essere riconosciuti al dipendente, sono stati regolamentati dalla contrattazione collettiva, o aziendale.

Oggi esistono diverse tipologie di premi di produttività, i quali possono essere classificati secondo una serie di criteri. Ad esempio:

  • in base a chi ne ha diritto, ossia se si tratta di premi che spettano all’intera collettività nel caso in cui l’azienda raggiunga un determinato risultato, oppure di premi individuali da riconoscere a chi si distingue per il lavoro svolto e per gli obiettivi raggiunti;
  • in base a come vengono calcolati, ossia se l’importo dipende dal fatturato acquisito in un certo periodo oppure dall’incremento della produzione;
  • e ancora, ci sono i premi fissi - appunto regolamentati dalla contrattazione e obbligatori per il datore di lavoro qualora l’azienda dovesse raggiungere determinati criteri - e quelli discrezionali, i quali possono essere liberamente erogati dall’azienda in quanto slegati da parametri prefissati.

Come vengono tassati i premi di produttività

I premi di produttività, come detto sopra, godono di una tassazione agevolata. Sugli importi erogati dall’azienda, infatti, non si applica la normale tassazione Irpef, né le relative addizionali solitamente previste.

Per effetto di quanto stabilito dalla legge di Bilancio 2017, infatti, sui premi di produttività si applica un’imposta sostitutiva fissa pari al 10%. Nel 2023, però, questa percentuale scenderà ancora, visto che la manovra la riduce al 5%.

Tuttavia, per la tassazione al 5% viene posto un limite: solamente i premi di produttività entro un limite annuo di 3.000 euro, infatti, potranno godere di tale percentuale. Sopra tale soglia, invece, si applicherà quella ordinaria del 10%.

Quali sono le differenze rispetto ai fringe benefit?

La differenza più importante riguarda la tassazione: i fringe benefit, infatti, sono più convenienti sia per il datore di lavoro che per l’azienda, visto che entro il limite di 3.000 euro non vengono tassati. Tuttavia, a differenza dei premi di produttività, i fringe benefit presentano dei requisiti maggiormente restrittivi, visto che possono essere motivati solamente da alcune ragioni specifiche. Ad esempio, novità assoluta per il 2022, l’azienda può erogare un rimborso per le spese sostenute dal lavoratore per il pagamento delle utenze domestiche di luce, acqua o gas naturale, ma per farlo ha bisogno delle bollette (o di un’autodichiarazione da parte del lavoratore) come giustificativo.

Attenzione però: per il momento non si hanno notizie di una conferma di tale agevolazione nella legge di Bilancio 2023. La detassazione, quindi, dovrebbe riguardare solamente i fringe benefit riconosciuti dall’azienda entro la fine dell’anno corrente.

Nel 2023, quindi, l’unica possibilità affinché l’azienda possa contribuire all’aumento dello stipendio dei dipendenti sembra essere il premio di produttività, che appunto per tutto il prossimo anno potrà essere tassato solamente al 5% nel caso in cui l’importo erogato risultasse inferiore al limite di 3.000 euro l’anno.

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