Secondo il vicepresidente della Commissione Ue, Maros Sefcovic, il prezzo del gas in Europa rimane gonfiato e quello del Gnl si manterrà volatile: rischiamo ancora uno shock sul mercato.
Il prezzo del gas in Europa, nonostante il calo degli ultimi mesi, resta “gonfiato”. A dirlo è il vicepresidente della Commissione europea, nonché responsabile del settore energia dell’esecutivo Ue, Maros Sefcovic. Secondo il politico slovacco, infatti, il valore del metano al Ttf di Amsterdam, ora sotto i 50 euro al megawattora e da inizio dicembre inferiore agli 80 euro, “è quasi sette volte superiore a quello degli Stati Uniti”.
Insomma, il picco dei 350 euro al megawattora di agosto è lontano, ora c’è il price cap europeo che ci impedisce di superare i 180 euro e le bollette di gas e luce calano in maniera progressiva da gennaio, tuttavia rimane uno squilibrio internazionale. Rispetto al periodo pre-guerra in Ucraina, infatti, il prezzo del gas è almeno il doppio: una situazione che si “ripercuote naturalmente sulla competitività dell’Europa e sul costo della vita dei nostri cittadini”.
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In arrivo gli acquisti comuni di gas nell’Ue
Il commissario Sefcovic lo ha detto dopo aver presieduto la riunione del board della piattaforma Ue per gli acquisti congiunti di gas, rappresentato dai tecnici di alto livello dei governi nazionali. Finora 22 Stati membri hanno espresso il loro interesse preliminare nell’aggregare la domanda di gas per oltre 17 miliardi di metri cubi per i prossimi tre anni.
Il commissario ha incoraggiato i restanti cinque Paesi a informare la Commissione sui loro volumi di gas al più presto. La domanda aggregata sarà poi accompagnata da quasi 4 miliardi di metri cubi di metano da Moldavia, Ucraina e Serbia.
Gas, perché il prezzo in Europa è gonfiato
Perché il prezzo del gas rimane ancora alto in Europa? Al livello mondiale c’è uno squilibrio tra domanda e offerta di metano. C’è in pratica uno sbilanciamento tra domanda troppo alta e offerta insufficiente e la prima deve reagire contraendosi.
In questi mesi la domanda si è quindi ridotta molto, anche per i solleciti ai cittadini da parte dei governi europei a ridurre i consumi, ma a differenza degli Stati Uniti l’Europa importa molto più gas ed sostanzialmente meno indipendente.
Inoltre con il venir meno delle forniture russe, oggi ridotte praticamente a zero, è stato necessario ricorrere al Gnl, quel gas naturale liquefatto dal prezzo più alto e che necessita di impianti di rigassificazione. Questi hanno un costo importante e a cui spesso le comunità locali si oppongono (vedi il caso Piombino in Italia).
Può arrivare un nuovo shock sul mercato del gas?
Per Sefcovic “il mercato globale del Gnl rimarrà volatile a causa della disponibilità di volumi limitati, del potenziale rimbalzo dell’economia cinese e della drastica riduzione delle importazioni di gas russo via tubo in Europa, che ci hanno aiutato a riempire gli stock lo scorso anno”.
Insomma, l’Europa può ancora risentire di variazioni importanti del prezzo del gas, sia naturale che liquefatto, dovute a possibili shock geopolitici, magari legati all’andamento della guerra in Ucraina. Finora tra temperature miti, domanda ridotta e stock pieni i Paesi membri dell’Ue hanno resistito, ma non è detto che il prossimo autunno le cose possano andare allo stesso modo.
Per questo, secondo il commissario all’energia “dovremmo sfruttare appieno la piattaforma Ue per gli acquisti comuni non solo per proteggerci dalla carenza di gas, ma anche per affrontare i prezzi elevati dell’energia”.
Vantaggi e rischi del price cap
Il momento possibilmente critico, come lo scorso anno, sarà proprio la fine dell’estate. Sicuramente un argine alle speculazioni, stavolta, può arrivare dal price cap, ma sul suo funzionamento i dubbi degli esperti non mancano.
Secondo le autorità indipendenti europee Acer ed Esma se i prezzi dovessero tornare in tensione al punto da convincere che sta per scattare il cap, “i partecipanti al mercato adatterebbero il loro comportamento per evitare l’attivazione dell’Mcm (il meccanismo del tetto ai prezzi) e/o per gestire i rischi in caso di attivazione”.
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Insomma: ci potrebbero essere migrazioni su altri mercati o l’uscita dalle borse regolamentate, potrebbero salire i margini di garanzia per operare sul mercato e le clearing house potrebbero avere dei problemi a gestire eventuali default.
Per riassumere, si temerebbero “significativi e bruschi cambiamenti nello scenario dei mercati in senso lato, con un possibile impatto sul loro ordinato funzionamento e in definitiva sulla stabilità finanziaria”.
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