In Italia nel 2025 si voterà per cinque referendum: bocciato dalla Consulta quello sull’Autonomia, ok a quelli su cittadinanza e lavoro. Ecco la data, i quesiti e il regolamento sul quorum.
Referendum 2025, quando si vota? Lunedì 20 gennaio è arrivato il tanto atteso responso della Corte Costituzionale, con gli undici giudici che si sono espressi hanno bocciato il quesito sull’Autonomia, dando al tempo stesso il disco verde a quello sulla Cittadinanza e ai quattro sul Lavoro.
I referendum 2025 così si terranno in primavera, con la data che ancora deve essere scelta dal governo. Non ci sarà però l’accorpamento con le elezioni amministrative: le urne per le comunali si sarebbero dovute aprire in autunno visto che nel 2020 si è votato a settembre causa pandemia, ma il Viminale ha deciso di far slittare il tutto al 2026 per permettere un riallineamento con il classico calendario.
Non ci sarà un posticipo invece per le regionali 2025, ma le sei Regioni interessate - Toscana, Veneto, Marche, Campania, Puglia e Valle d’Aosta - vedranno scadere la propria legislatura anche loro in autunno. Difficile - se non impossibile - di conseguenza un accorpamento con i referendum.
Gli italiani non potranno esprimersi sul referendum Autonomia, bocciato dalla Consulta in quanto “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari e questo pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”.
Nelle scorse settimane la Corte Costituzionale ha espresso la necessità di correggere sette profili della legge sull’Autonomia delle Regioni per allinearla alla Costituzione. A breve verranno espresse le motivazioni dell’inammissibilità.
Via libera invece al referendum Cittadinanza che propone ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana; pollice alto anche per i quattro referendum Lavoro promossi dalla Cgil che puntano invece a smontare il Jobs Act.
Vediamo allora nel dettaglio i cinque quesiti del referendum 2025, dando uno sguardo alla possibile data e ai dettami del regolamento sul quorum.
La data dei referendum 2025
Al momento non è stata stabilita ancora la data dei referendum 2025 che, per legge, devono tenersi in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025, con la scelta che spetterà al governo.
Come detto non ci sarà un accorpamento con la tornata 2025 delle comunali, posticipate al 2026, mentre appare assai improbabile una sorta di election day con le regionali che dovrebbero tenersi in autunno.
I quesiti del referendum 2025
La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili cinque referendum, bocciando invece come abbiamo già detto quello sull’Autonomia delle Regioni, ovvero la cosiddetta legge Calderoli fortemente voluta dalla Lega.
Sono stati dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale invece i quattro referendum sul lavoro promossi dalla Cgil e il referendum sulla cittadinanza voluto da +Europa.
Vediamo allora nel dettaglio i quesiti dei cinque referendum ammessi dalla Consulta, con una breve spiegazione su cosa gli italiani presto saranno chiamati a esprimersi.
Referendum Cittadinanza
Il referendum cittadinanza è stato presentato lo scorso 4 settembre da +Europa, venendo poi sottoscritto da diversi altri partiti e associazioni. Questo è il quesito che è stato consegnato presso il ministero di Giustizia.
Volete voi abrogare l’art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: «f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.», della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza?
Nel dettaglio si legge che la normativa in vigore stabilisce che la cittadinanza italiana possa essere concessa al cittadino straniero legalmente residente nel territorio della Repubblica da almeno 10 anni. Il presente quesito invece propone di dimezzare tale termine, riportandolo a 5 anni, com’era previsto dalla legislazione prima del 1992 e com’è stabilito in diversi altri Stati dell’Unione europea.
Ai fini della concessione della cittadinanza, oltre alla residenza ininterrotta in Italia (che questo Referendum propone di ridurre a 5 anni) resterebbero invariati gli altri requisiti già stabiliti dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza, quali: la conoscenza della lingua italiana, il possesso di adeguate fonti economiche, l’idoneità professionale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.
Referendum Lavoro
Il 25 aprile 2024 la Cgil ha lanciato la raccolta firme - poi superata - di quattro referendum sul lavoro, con l’intenzione di andare a modificare radicalmente quelli che sono i dettami del Jobs Act. I quesiti sono stati sottoscritti da diversi partiti e associazioni, con anche Elly Schlein che ha firmato ai gazebo provocando il disappunto di parte del Pd, visto che la legge è stata voluta dai dem quando a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi.
Quesito 1 - Abrogazione delle norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi: si chiede di abrogare il Decreto Legislativo n. 23/2015, cioè uno dei decreti attuativi del cosiddetto Jobs Act, per abolire il contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti.
Volete voi l’abrogazione del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23, recante “Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183” nella sua interezza?
Quesito 2 - Abrogazione delle norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese: si chiede di abrogare le norme che pongono un tetto massimo all’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo per i lavoratori delle piccole imprese.
Volete voi l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, recante “Norme sui licenziamenti individuali”, come sostituito dall’art. 2, comma 3, della legge 11 maggio 1990, n. 108, limitatamente alle parole: “compreso tra un”, alle parole “ed un massimo di 6” e alle parole “La misura massima della predetta indennità può essere maggiorata fino a 10 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai dieci anni e fino a 14 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai venti anni, se dipendenti da datore di lavoro che occupa più di quindici prestatori di lavoro.”?
Quesito 3 - Abrogazione delle norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine: si chiede di porre un limite all’uso dei contratti a termine, abrogando alcune parti dell’articolo 19 del Decreto Legislativo 81/2015 (anche questo è uno dei decreti attuativi del Jobs Act) e un articolo del Decreto Lavoro varato nel 2023 dal governo Meloni.
Volete voi l’abrogazione dell’articolo 19 del d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81 recante “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183”, comma 1, limitatamente alle parole “non superiore a dodici mesi. Il contratto può avere una durata superiore, ma comunque”, alle parole “in presenza di almeno una delle seguenti condizioni”, alle parole “in assenza delle previsioni di cui alla lettera a), nei contratti collettivi applicati in azienda, e comunque entro il 31 dicembre 2024, per esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti;” e alle parole “b bis)”; comma 1 -bis , limitatamente alle parole “di durata superiore a dodici mesi” e alle parole “dalla data di superamento del termine di dodici mesi”; comma 4, limitatamente alle parole “,in caso di rinnovo,” e alle parole “solo quando il termine complessivo eccede i dodici mesi”; articolo 21, comma 01, limitatamente alle parole “liberamente nei primi dodici mesi e, successivamente,”?
Quesito 4 - Abrogazione delle norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante: si chiede di eliminare la norma che, in presenza di appalti o subappalti, esclude la responsabilità solidale dell’impresa committente in caso di infortunio o malattia della lavoratrice o del lavoratore.
Volete voi l’abrogazione dell’art. 26, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” come modificato dall’art. 16 del decreto legislativo 3 agosto 2009 n. 106, dall’art. 32 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modifiche dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, nonché dall’art. 13 del decreto legge 21 ottobre 2021, n. 146, convertito con modifiche dalla legge 17 dicembre 2021, n. 215, limitatamente alle parole “Le disposizioni del presente comma non si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.”?
Il quorum dei referendum 2025
Ai referendum 2025 hanno diritto di partecipare tutti i cittadini chiamati a eleggere la Camera dei Deputati, ovvero tutte le persone in possesso della citadinanza italiana che hanno compiuto diciotto anni.
I referendum - eccezion fatta per quelli costituzionali - però devono superare un quorum per poter risultare validi; si tratta di una quota minima, calcolata numericamente oppure in percentuale, dei voti espressi o dei votanti, richiesta perchè una delibera, una elezione, una consultazione referendaria, sia considerata valida.
Per la validità della consultazione referendaria popolare è necessario che si rechino alle urne metà degli aventi diritto al voto più uno. Questo è quanto stabilisce l’articolo 75, IV comma della Costituzione che testualmente recita: “La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”.
In sostanza a prescindere dallla vittoria del Sì o del No, i referendum per essere validi dovranno essere votati dal 50% più uno degli aventi diritto. Nel 2022, l’ultima volta che in Italia si è votato per i referendum - in quell’occasione quelli sulla giustizia voluti dal centrodestra -, l’affluenza è stata del 21%, la più bassa di sempre.
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