“Non si può essere precari per sempre”: come ricordato dalla Corte di Cassazione, infatti, c’è un limite di volte per cui il contratto a tempo determinato può essere rinnovato.
Hai un contratto a tempo determinato che sta per scadere e sei curioso di scoprire cosa succederà?
Ti interesserà sapere una volta che il tuo contratto a termine sarà scaduto il tuo datore di lavoro avrà di fronte a sé tre opzioni possibili:
- interrompere il rapporto di lavoro (non si può parlare di licenziamento dal momento che si tratta di scadenza naturale del contratto);
- far firmare un contratto a tempo indeterminato;
- rinnovare il contratto a tempo determinato.
C’è però una precisazione da fare per quanto riguarda quest’ultimo punto: un contratto a tempo determinato non può essere rinnovato per sempre. Ci sono dei limiti infatti che la legge ha imposto per evitare l’abuso di questa tipologia di contratti di lavoro che - secondo il parere del legislatore - dovrebbero essere utilizzati solamente per necessità occasionali (come ad esempio per dei lavori stagionali).
Eppure ci sono molti datori di lavoro che si approfittano dei contratti a tempo determinato; una volta che l’accordo raggiunge il termine naturale, infatti, l’azienda continua a proporre il rinnovo al dipendente, senza la prospettiva futura di un contratto a tempo indeterminato. In molti casi il lavoratore decide di firmare, consapevole che “una vita da precario” è comunque migliore della disoccupazione.
D’altronde licenziare un dipendente senza motivo non è possibile ed è per questo che al datore di lavoro conviene far sottoscrivere un contratto a tempo determinato; in questo modo gli basterà attendere la scadenza naturale del contratto per interrompere il rapporto di lavoro, senza dover giustificare la sua decisione.
Rinnovare il contratto a tempo determinato quindi è conveniente per l’azienda (ma non per il dipendente), ma allo stesso tempo è rischioso: come recentemente ricordato dalla Corte di Cassazione (sentenza 7702/18) c’è un limite di volte in cui questo può essere prorogato; superato questo limite il dipendente ha diritto all’assunzione a tempo indeterminato.
Ecco perché capire per quante volte può essere prorogato un contratto a tempo determinato è molto importante, sia per l’azienda che per il dipendente stesso; solo conoscendo la normativa vigente, infatti, si possono tutelare i propri diritti.
Proroga contratto a tempo determinato per gli statali
Per conoscere il limite massimo per il rinnovo di un contratto a tempo determinato nel pubblico impiego si rimanda a quanto stabilito sia dalla Corte di Giustizia Europea (causa C-494/16) che dalla stessa Cassazione ( sentenza 5072/2016).
Entrambe hanno fissato il limite per il rinnovo del contratto a tempo determinato in un arco temporale di 36 mesi. Vale a dire che un dipendente pubblico non può essere impiegato nella stessa amministrazione per più di 3 anni con un contratto a tempo determinato.
Se questo limite non viene rispettato il dipendente ha diritto ad un risarcimento del danno; questo si calcola tenendo conto sia dell’indennità forfettaria (per un importo che va da un minimo di 2,5 ad un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione) e dal danno procurato per la perdita di chance lavorative.
Tuttavia, mentre per l’indennità forfettaria non bisogna presentare alcuna prova del danno subito, per il secondo aspetto bisogna dimostrare che a causa dell’impiego ricoperto nell’amministrazione non sono state prese in considerazione altre offerte di lavoro.
Proroga contratto a tempo determinato per i privati
Per i privati vale quanto detto per gli statali: la durata di un contratto a tempo determinato non può essere superiore ai 36 mesi. Un contratto con termine fissato a 3 anni, quindi, non può essere mai rinnovato.
Se invece la durata dell’accordo è inferiore ai 3 anni il contratto può essere rinnovato ma per un massimo di 5 volte, e alla sesta proroga scatteranno in automatico le sanzioni previste per l’impresa che non rispetta le norme.
Anche per i dipendenti nel settore privato è previsto un risarcimento del danno nel caso di mancato rispetto delle regole.
Nel dettaglio, viene riconosciuta l’indennità forfettaria che - a seconda dell’anzianità di servizio - ha un importo pari all’ultima retribuzione moltiplicata per 2,5 o 12 mensilità, ma non solo. Infatti è prevista anche l’assunzione del dipendente con contratto a tempo indeterminato (opzione non consentita per i dipendenti pubblici dal momento che si può lavorare nella Pubblica Amministrazione solamente per merito di un concorso).
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