Si avvicina la scadenza ultima per pagare la Tari, vediamo chi non è tenuto al pagamento grazie a esenzioni e riduzioni.
Chi non paga la Tari 2024 grazie a riduzioni ed esenzioni? La Tari è una tassa a livello locale con la quale il Comune deve finanziare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Si tratta di una tassa il cui gettito che il Comune raccoglie deve coprire il costo del servizio, ma non deve generale entrate ulteriori raggiungendo il pareggio di bilancio
Si tratta di un tributo che si versa ogni anno, ma che in alcuni casi potrebbe prevedere esenzioni e riduzioni dell’importo che si vede versare. Ci sono, però alcuni casi in cui il Comune che la gestisce prevede delle esenzioni e riduzioni dell’importo dovuto, così come sono previsti sconti ed esenzioni anche a livello nazionale.
Essendo una tassa a livello locale a stabilire la cadenza dei pagamenti, in quante rate suddividere l’importo e la scadenza di ogni rata è l’ente locale che, in alcuni casi, può prevedere anche una certa flessibilità nei versamenti.
In genere, l’importo della Tari viene suddiviso in due o tre rate, da versare:
- entro la fine di aprile (primo acconto);
- entro la fine di luglio (secondo acconto);
- entro il 31 dicembre (saldo finale).
Prima di procedere al versamento della Tari è però importante conoscere tutte le regole sulla tassa sui rifiuti e sapere quali sono le esenzioni previste e chi non paga la tassa rifiuti.
Esenzione Tari 2024, chi non paga?
Per capire chi non paga la Tari è necessario soffermarsi su quale sia il presupposto dell’imposta, ovvero chi deve pagare la tassa sui rifiuti.
Il presupposto della tassa è il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o aree scoperte operative suscettibili di produrre rifiuti urbani.
Per essere esenti dal versamento della Tari non basta non abitare l’immobile. Non paga la tassa sui rifiuti soltanto chi dimostra che il locale è inidoneo a produrre rifiuti, in quanto oggettivamente inutilizzabile: è necessario che l’immobile sia privo di mobilio e di utenze domestiche.
Sono escluse dalla Tari le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, nonché le aree comuni condominiali di cui all’art. 1117 del Codice Civile che non siano detenute od occupate in via esclusiva.
La legge prevede alcune agevolazioni obbligatorie, come quelle in caso di disservizi, alle quali se ne aggiungono altre facoltative.
A queste, inoltre, si aggiungono anche i numerosi e spesso contraddittori chiarimenti forniti dal Mef e dalle sentenze della Cassazione. Cerchiamo di capirci di più, vedendo punto per punto tutti i casi in cui si può richiedere l’esenzione dalla Tari, ovvero la riduzione della tassa sui rifiuti. Vediamo, allora, quando non si paga la Tari.
Esenzione per la casa disabitata
Se la casa è disabitata si paga la Tari? La risposta è no, ma per poter richiedere l’esenzione è necessario rispettare due condizioni: all’interno dell’immobile non devono essere attive le utenze di gas, luce e acqua e non devono esserci arredi.
Sono questi i presupposti per poter richiedere l’esenzione Tari sulla casa non abitata: insomma, bisognerà provare che la casa non è adatta a ospitare nessuno.
Basta anche la presenza o degli arredi o di una sola utenza a impedire al contribuente di poter beneficiare dell’esonero dal pagamento della Tari per il 2024.
Tari 2024 seconda casa
Discorso in parte diverso riguarda la Tari sulla seconda casa utilizzata soltanto per pochi mesi all’anno.
In questo caso la Tari si paga, ma non in misura piena bensì ridotta (e sempre a discrezione del Comune in cui l’immobile è ubicato).
Per i non residenti, che vivono per la maggior parte dell’anno in un’altra casa, il Comune deve applicare una riduzione dell’imposta. Solitamente sono le delibere a stabilirne la misura percentuale ma, in caso contrario, sarà necessario presentare ricorso.
La riduzione della Tari prevista per le case utilizzate soltanto pochi mesi all’anno è uno dei casi richiamati nello specifico dalla legge di Stabilità 2014, nella quale al comma 659 viene previsto che il Comune può stabilire esenzioni o riduzioni nei casi di:
- abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e discontinuo;
- locali, diversi dalle abitazioni, e aree scoperte adibiti a uso stagionale o a uso non continuativo, ma ricorrente;
- abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero;
- fabbricati rurali a uso abitativo.
Tari 2024, esenzione per chi vive in affitto? Chi paga tra inquilino e proprietario?
Chi vive in affitto è esonerato dal pagamento della Tari o no? In questo caso la norma è abbastanza chiara e per capire chi paga la tassa tra inquilino e proprietario bisogna considerare il tempo di permanenza nell’immobile.
L’inquilino è obbligato a pagare la Tari in caso di detenzione di durata superiore a 6 mesi. In caso contrario, invece, la tassa non è dovuta dall’utilizzatore, ma resta esclusivamente in capo al proprietario.
Esenzione tassa rifiuti, come verificare se c’è il diritto a riduzioni
Oltre ai casi di esenzione, la legge prevede alcune situazioni in cui è possibile richiedere la riduzione della Tari.
La legge prevede due tipologie di esenzioni: quelle obbligatorie e quelle facoltative, che possono essere introdotte dai Comuni.
Partendo da quelle obbligatorie, ci sono casi specifici in cui la tassa sui rifiuti si paga soltanto in parte: quando il servizio di raccolta è effettuato in violazione della legge o quando i cassonetti della spazzatura sono troppo distanti dalla propria abitazione.
Quando il servizio di raccolta dei rifiuti è insufficiente e quando le strade delle nostre città sono piene di spazzatura, la Tari è dovuta nella misura massima del 20% della tariffa.
Lo stesso sconto dell’80% spetta in caso di interruzione del servizio per motivi sindacali, o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente.
La Tari può inoltre essere ridotta nelle zone in cui non è effettuata la raccolta e l’imposta dovuta sulla base della tariffa deliberata dal comune dovrà essere non superiore al 40%, da calcolare in base alla distanza dal più vicino punto di raccolta.
Tra le novità per il 2024, Arera ha previsto di confermare ed estendere il piano straordinario di dilazione per due categorie di utenti:
- i soggetti che beneficiano del bonus sociale nei settori elettrico, gas e idrico;
- coloro che, in base a dei criteri decisi dal Comune, si trovano in condizione di disagio economico.
In questi casi, i Comuni devono assicurare la rateizzazione per importi di almeno 100 euro o per importi che superano del 30% il valore medio della rata degli ultimi due anni
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