I verbali Fed hanno in parte sorpreso per un tono piuttosto aggressivo. Un altro rialzo dei tassi è tra le opzioni ancora possibili? Cosa hanno svelato le minute della banca centrale Usa?
I verbali Fed relativi alla riunione del 1° maggio sono stati più aggressivi del previsto.
I funzionari della banca centrale, infatti, hanno affermato di avere ancora fiducia in un allentamento delle pressioni sui prezzi nei prossimi mesi, ma sono emersi dubbi sul fatto che l’attuale livello dei tassi di interesse sia sufficientemente elevato da garantire tale risultato.
L’incertezza sulle prossime decisioni di politica monetaria resta quindi elevata, così come il futuro dell’economia statunitense. Se finora la resilienza ha impedito alla potenza mondiale di scivolare in recessione o di avere un “atterraggio duro”, le nubi all’orizzonte sono ancora visibili. La vischiosità dell’inflazione e la remota possibilità di un’assenza di tagli ai tassi quest’anno o addirittura di un rialzo del costo del denaro oscurano le prospettive Usa, con evidenti ricadute su mercati e dinamiche finanziarie mondiali.
Dimon di JP Morgan ha messo in guardia su uno degli scenari peggiori per l’economia statunitense, quello della “stagflazione”, in cui l’inflazione continua a salire, ma la crescita rallenta in un contesto di elevata disoccupazione.
In questo contesto così incerto, i verbali Fed hanno svelato dettagli interessanti.
Dai verbali Fed cautela e toni da falco, ecco perché
Gli ultimi verbali del FOMC hanno mostrato che i funzionari della Federal Reserve all’inizio di questo mese si sono coalizzati attorno al desiderio di mantenere i tassi di interesse più alti per un periodo più lungo, ma molti membri si sono chiesti se la politica fosse sufficientemente restrittiva da riportare l’inflazione al livello target.
I verbali della riunione di due giorni del Federal Open Market Committee, conclusasi il 1 maggio, hanno mostrato che, mentre i partecipanti hanno valutato che la politica era “ben posizionata”, vari funzionari hanno menzionato la volontà di inasprire ulteriormente la politica se giustificato. In sintesi: l’eventualità di un altro rialzo non è così assurda, anche se in conferenza stampa Powell aveva escluso questo scenario.
Ne dettaglio, si legge che: “vari partecipanti hanno menzionato la volontà di inasprire ulteriormente la politica qualora i rischi di inflazione si materializzassero in modo tale da rendere appropriata un’azione del genere”.
“Più alto più a lungo è il mantra ufficiale”, ha affermato Chris Zaccarelli, responsabile degli investimenti presso l’Independent Advisor Alliance, aggiungendo che sebbene i funzionari della Fed “volessero tagliare i tassi, non saranno in grado di farlo nel prossimo futuro”.
“Ho ritenuto che i segnali del FOMC che rafforzano la probabilità di tassi più alti per un periodo più lungo siano negativi per la maggior parte delle valute asiatiche e quindi per i mercati dei capitali”, ha affermato Xin-Yao Ng, direttore degli investimenti di Abrdn. “È l’effetto valutario”. Una Fed aggressiva con un costo de denaro elevato, mentre altre banche tagliano, supporta il dollaro.
In questa prospettiva così incerta sul percorso Fed, l’amministratore delegato di Goldman Sachs, David Solomon, ha dichiarato di aspettarsi che non taglierà i tassi quest’anno in un’economia che si è dimostrata più resiliente grazie alla spesa pubblica.
Dimon di JP Morgan Dimon ha affermato che i tassi di interesse potrebbero ancora salire “un po’” e che l’inflazione sia più viscosa di quanto si pensi. “Penso che le probabilità siano più alte di quanto altri pensino, soprattutto perché l’enorme quantità di stimoli monetari fiscali è ancora nel sistema, e forse sta ancora alimentando parte di questa liquidità”, ha commentato.
Secondo il FedWatch Tool del CME , circa la metà dei trader intervistati prevede un taglio di 25 punti base entro settembre. La Fed ha previsto tagli di tre quarti percentuali per tutto il 2024, ma solo se i dati lo consentiranno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti