Il recente calo dei prezzi delle obbligazioni nei Paesi occidentali mette in mostra un certo grado di incertezza riguardo le future scelte di politica monetaria delle banche centrali.
A gennaio, i mercati globali hanno manifestato un costante alternarsi di tendenze, alimentato dall’instabilità delle aspettative relative all’entità dei tassi d’interesse in vista delle prossime riunioni della Federal Reserve (Fed) e della Banca Centrale Europea (BCE). Se, da un lato, vi sono motivi che sostengono l’ipotesi di un 2024 e 2025 caratterizzati da significativi ridimensionamenti delle politiche monetarie da parte delle banche centrali, dall’altro persiste, seppur in misura ridotta, la teoria del «higher for longer» riguardo ai tassi d’interesse. Il rendimento dei titoli di stato nei mercati occidentali rispecchia queste aspettative, influenzando inversamente i loro prezzi.
Di fronte alle recenti statistiche e dati, quali sono le opinioni più rilevanti e cosa è ragionevole aspettarsi per il mercato obbligazionario globale? Uno sguardo analitico sull’andamento in Europa e negli Stati Uniti può fornire indicazioni più chiare su queste dinamiche di mercato.
Europa: molta indecisione sulla politica monetaria della BCE
In Europa, la BCE ha recentemente ridotto le aspettative sull’inflazione, mantenendo un approccio più accomodante che avrebbe dovuto alleggerire le tensioni sul mercato obbligazionario europeo. Questo ha limitato, ad esempio, le perdite registrate dal Btp italiani nelle recenti sedute borsistiche, ma non ha ancora innescato un movimento rialzista persistente. Ciò è dovuto al fatto che gli impulsi rialzisti sono stati rapidamente frenati dalle dichiarazioni di alcuni esponenti della BCE al forum di Davos, che hanno espresso un approccio più rigido: è il caso di Nagel e Holzmann. Inoltre, è importante considerare che, nonostante il Consumer Expectations Survey della BCE indichi una notevole riduzione delle aspettative di inflazione dei consumatori per i prossimi 12 mesi e per i prossimi tre anni rispetto a ottobre, i dati di dicembre mostrano un aumento sia rispetto al consenso che al mese precedente. Questa discrepanza rispetto all’opinione pubblica e alle statistiche è fonte di preoccupazione per molti. Un commento destabilizzante è stato rilasciato anche da Klaas Knot, governatore della Banca Centrale Olandese, in un’intervista con CNBC. Ha suggerito che i mercati stiano anticipando troppo le proprie aspettative monetarie, sollevando una riflessione importante: «Più i mercati anticipano l’allentamento, meno probabile sarà un effettivo taglio dei tassi». Questa osservazione interessante sottolinea una variabile spesso trascurata. Christine Lagarde, infine, intervenendo a Davos, ha ribadito un concetto chiave della sua strategia comunicativa di questi ultimi anni: la BCE è sulla strada giusta, ma l’obiettivo del 2% non è ancora stato raggiunto.
Treasury USA: primi cenni di debolezza
Negli Stati Uniti, i Treasury hanno iniziato da alcune sessioni a mostrare i primi segni di debolezza, con una riduzione della probabilità che la Fed proceda con un taglio dei tassi già dalla prima occasione, come indicato dal Fed Watch Tool del CME. Questo, insieme a un parallelo rafforzamento del dollaro rispetto alle altre valute incluse nel Dollar Index (DXY), riflette pienamente questo nuovo sentiment sul mercato.
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