Carbone e terre rare: perché Putin vuole a tutti i costi il Donbass

Alessandro Cipolla

19/04/2022

La Russia sta aumentando la propria offensiva nel Donbass: per Putin la guerra sarebbe scoppiata proprio per fermare il genocidio in atto nella Regione a opera degli ucraini, ma a Mosca servono anche le ricchezze del sottosuolo che abbondano in quella zona.

Carbone e terre rare: perché Putin vuole a tutti i costi il Donbass

Come in una sorta di chiusura del cerchio, il Donbass potrebbe essere l’inizio ma anche la fine della guerra in Ucraina che è arrivata al suo cinquantacinquesimo giorno, anche se nella Regione contesa i combattimenti sono iniziati nel 2014 subito dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia.

Quando le truppe di Mosca lo scorso 24 febbraio hanno iniziato a invadere l’Ucraina, le principali motivazioni date da Vladimir Putin sono state quelle di fermare il “genocidio in atto nel Donbass” e di “smilitarizzare e denazificare l’Ucraina”.

Da otto anni nel Donbass è in corso una guerra civile che vede da una parte le due Repubbliche separatiste filorusse di Donetsk e Lugansk, mentre dall’altra l’esercito ucraino sostenuto dal controverso battaglione Azov.

Dopo l’invasione da parte di Mosca, le truppe russe nonostante un costante e massiccio bombardamento non sono riuscite a sfondare nel Donbass, con una parte della Regione che è ancora in mano all’esercito di Kiev.

Adesso però sarebbe in corso una seconda fase della guerra, con interi battaglioni russi che dopo aver ripiegato dal Nord dell’Ucraina, si sarebbe adesso riposizionati a Est e a Sud del Paese per sferrare l’attacco decisivo nel Donbass e nelle città portuali di Mariupol e Odessa.

Le ricchezze del Donbass

Secondo diversi esperti, dal punto di vista strategico la conquista di Mariupol e Odessa permetterebbe alla Russia di tagliare fuori Kiev dal mare, mentre con il Donbass si verrebbe a creare una sorta di corridoio che metterebbe fine all’isolamento della Crimea.

Come hanno rivelato le intelligence occidentali, Vladimir Putin avrebbe fretta di conquistare questi territori entro il 9 maggio, giorno in cui in Russia si celebra la vittoria sui nazisti nella Seconda Guerra Mondiale.

Il Cremlino inoltre potrebbe avere fretta di aumentare il novero dei territori sotto controllo per sedersi in una posizione privilegiata al tavolo delle trattative diplomatiche, ammesso che i colloqui riprendano visto che negli ultimi giorni nulla si è mosso a riguardo.

Il Donbass però farebbe gola a Putin anche per un altro motivo. Oltre agli ingenti giacimenti di carbone, come ha scritto il Fatto Quotidiano il territorio sarebbe ricco “di ferro ma anche metano, manganese, cobalto e quei metalli rari che sono sempre più preziosi per lo sviluppo tecnologico”.

In una guerra dispendiosa come quella in atto, poter mettere le mani su queste risorse sarebbe una boccata d’ossigeno per la Russia considerando le difficoltà economiche derivanti dalle sanzioni imposte dall’Occidente.

Di conseguenza se da un lato la conquista del Donbass potrebbe rappresentare per Putin un ottimo strumento di propaganda interna e di “contrattazione” diplomatica, dall’altro anche l’aspetto dei benefici economici non va di certo tralasciato.

Ecco perché nel Donbass l’esercito russo non può fallire.

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