La variante Delta rimette la mascherina a Usa e taper della Fed. Con gran tempismo

Mauro Bottarelli

28 Luglio 2021 - 07:00

Il CDC fa retromarcia sulle protezioni da indossare al chiuso, anche per i vaccinati: la crisi è tornata. Anzi, ne emerge un’altra: quella degli sfratti. E proprio mentre si parlava di tagli agli Mbs

La variante Delta rimette la mascherina a Usa e taper della Fed. Con gran tempismo

Ovviamente, trattasi della più fortuita delle coincidenze temporali. Nel giorno in cui la Fed comincia il suo ultimo board prima della pausa estiva e del simposio di Jackson Hole, il CDC statunitense decide che è tempo di rompere gli indugi. La massima autorità sanitaria del Paese convoca una conferenza stampa nel corso della quale la direttrice, Rachel Walensky, compie una delle retromarce più clamorose di sempre: nelle aree maggiormente a rischio di diffusione della variante Delta, torna in vigore l’obbligo di mascherina al chiuso. Anche per i vaccinati con somministrazione completa. E la raccomandazione riguarda anche le scuole, dove tutti dovranno indossare il presidio: alunni, insegnanti, personale e visitatori. A prescindere dallo status vaccinale.

Insomma, l’America che sperava di festeggiare il 4 luglio con l’immunità di gregge si scopre invece ancora in piena emergenza. E nonostante l’aumento dei contagi sia ormai presente da due settimane, tanto da aver permesso un calcolo statistico che individua nel 14 agosto il picco dei nuovi casi nel Paese, il CDC ha deciso che occorreva intervenire proprio adesso.

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Fonte: Bloomberg
Nel giorno in cui la Fed cominciava a discutere sul da farsi. Il taper, ovviamente, pare escluso. Quantomeno nella sua componente principale, quella relativa agli 80 miliardi al mese di acquisti di Treasuries. In compenso, l’esplosione dei prezzi degli immobili aveva spinto più di un osservatore a ipotizzare un compromesso ormai inderogabile: si comincia lo scale back dei 40 miliardi al mese di acquisti di Mbs, in modo da inviare all’esterno un primo segnale di normalizzazione.

Il tutto senza però disturbare troppo una Wall Street che guarda con sempre maggiore apprensione ai tonfi tecnologici cinesi e al loro fall-out sul sotto-indice dedicato del Nasdaq.

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Fonte: Bloomberg/Zerohedge
E a confermare come questo epilogo fosse scontato per evitare il dibattito più generale sulla risposta da mettere in campo al trend inflazionistico, ecco che questi tre grafici

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Fonte: Bloomberg

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Fonte: Bloomberg

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Fonte: UMich/Bloomberg
mettono in prospettiva il pessimo dato sulla vendite di case pubblicato lunedì: un calo del 6,6% su base mensile che spediva la lettura al minimo dall’aprile 2020, in piena ondata pandemica e alla vigilia dei programmi di sostegno ma che aveva oltretutto un driver molto chiaro.

A fronte di una più che generosa offerta di mercato, pari a una fornitura di immobili in grado di coprire 6,3 mesi di domanda ponderata, erano propri i prezzi delle case a giustificare quel dato da recessione conclamata. Che fare, quindi? Da un lato, la pressione inflazionistica sembrava spingere per un taper degli acquisti degli Mbs. Dall’altro, il dato generale parlava di una debolezza che sembra richiedere ancora supporto. Ma è questo quarto grafico

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Fonte: Bank of America
a offrire un potenziale spoiler dell’ennesimo rinvio di ogni decisione: il numero di sfratti sta letteralmente esplodendo negli Usa, in contemporanea non solo con la fine della moratoria attesa per il 31 luglio ma anche con quella dei programmi di sostegno al reddito, prevista per il 6 settembre in tutto il Paese.

Detto fatto, Goldman Sachs ha tagliato di netto le sue proiezioni sulla crescita per il 2022. Tradotto, non solo c’è la quasi certezza che il rimbalzo da stimolo record dell’economia Usa abbia già raggiunto il picco ma anche il forte sospetto che già entro il quarto trimestre di quest’anno si entri in contrazione ufficiale. Et voilà, il combinato congiunto perfetto: variante Delta che costringe il CDC a rimangiarsi la guidance e re-imporre un simbolo (anche visivo) di allarme come le mascherine e mercato immobiliare che invia segnali di tensione.

Il tutto con sullo sfondo milioni di americani che rischiano di restare senza casa, da qui a una settimana. Un déjà vu tutt’altro che meramente simbolico delle evictions di massa del 2008, in pieno tsunami subprime. Probabilmente, Jerome Powell stupirà tutti e smentirà questa prospettiva di ennesima, ciclica emergenza giunta come pioggia a placare un incendio, annunciando la fine della politica da colomba. Ma al momento, tutto sembra apparecchiato in maniera perfetta per l’ennesimo ricevimento senza sussulti, né sorprese.

Ancora una volta, però, sorge spontanea la domanda: quante emergenze ci saranno ancora a disposizione nell’arsenale degli alibi della Fed, quantomeno prima che il mercato decida che il momento per l’emersione a galla di un barlume di realtà non sia più rinviabile?

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