Draghi, abbiamo un problema! Rallenta l’Asia e conferma i timori di Confindustria

Mauro Bottarelli

11 Agosto 2021 - 12:46

Dopo il tonfo dell’indice Zew tedesco, il proxy del Far East sembra annunciare criticità serie per l’autunno. E con buona pace di Greta, i prezzi del carbone in Europa volano. Causa mancanza di gas

Draghi, abbiamo un problema! Rallenta l’Asia e conferma i timori di Confindustria

La conferma che la situazione sia destinata a peggiorare l’ha fornita, più o meno involontariamente, il presidente della Fed di Chicago, Charles Evans. A detta del quale, infatti, la Federal Reserve non dovrebbe farsi spingere verso una prematura contrazione della politica monetaria dal balzo transitorio dell’inflazione, bensì guardare ad alcune altre letture del dato occupazionale prima di affrontare la questione del taper degli acquisti obbligazionari.

Insomma, altri mesi di stand-by. E altro ridimensionamento dell’inflazione come driver politico. E se il messaggio nemmeno troppo in codice del banchiere centrale è stato silenziato dalle roboanti dimissioni di Andrew Cuomo, a fare sensazione negli Usa è stata la decisione di cancellare del tutto il New Orleans Jazz Festival a causa dell’aumento dei casi di contagio in Lousiana. Solo pochi giorni fa, stessa sorte era toccata al New York Oyster Festival. Insomma, piena emergenza. Monetaria e sociale. Gli Usa hanno rimesso indietro le lancette dell’orologio sanitario con buona pace delle grancasse mediatiche sull’immunità di gregge entro il 4 luglio e la campagna vaccinale senza precedenti dell’amministrazione Biden.

Ma la conferma che qualcosa stia rapidamente evolvendo verso il peggio in queste ore sta arrivando dall’altro capo del globo, esattamente da quell’Asia definita non a caso la «fabbrica del mondo» per il suo potenziale produttivo. La variante Delta sta esondando e per quanto i governi abbiamo messo in campo misure di contenimento, proprio oggi l’esecutivo sud-coreano ha confermato un nuovo record di contagi quotidiano: oltre 2.200, nonostante un mese di restrizioni particolarmente dure per contrastare gli spill-overs delle Olimpiadi in Giappone.

Questi grafici parlano da soli

Asia1

Fonte: Bloomberg

Asia2

Fonte: Bloomberg

Asia3

Fonte: Bloomberg

Asia4

Fonte: Bloomberg
e mostrano un rallentamento che, stante i precedenti, fra circa 3 mesi potrebbe generare un fall-out sulla crescita occidentale, partendo dall’Europa e poi arrivando agli Usa. E le conferme in tal senso, purtroppo, si sprecano. A partire da questi due grafici,

Asia5

Fonte: Financial Times

Asia6

Fonte: Bloomberg
i quali mostrano come i principali porti commerciali mondiali stiano vivendo la peggiore crisi del settore in assoluto, fra costi dei container alle stelle (e totalmente ingiustificati rispetto al reale aumento del traffico marittimo) e tempi di attesa fra acquisto e consegna di microchip e semiconduttori che continuano a salire, superando oggi le 20 settimane.

Tradotto, la crisi legata all’approvvigionamento quegli elementi di vitale importanza per più di un comparto produttivo non solo appare lungi dall’essere risolta ma, drammaticamente, appare in via di ulteriore peggioramento. E questo grafico

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Fonte: Oxford Economics/Haver Analytics
offre l’immediata reazione pratica a questo trend: l’indice ZEW che traccia la fiducia delle aziende tedesche è letteralmente crollato in agosto, segnando 40,4 punti dai 63,3 di luglio e contro un consensus degli analisti di 56,7. Uno spoiler da brividi in vista dell’autunno. E che pare confermare il monito alla cautela avanzato da Confindustria rispetto alle parole di ottimismo pronunciate da Mario Draghi nel suo ultimo appello agli italiani prima delle vacanza, nel quale ha infatti esortato all’attenzione e alla vaccinazione di massa per non far deragliare un ripresa economica che appare più sostenuta di quanto si pensasse.

E un’ulteriore, concreta e immediata conferma del trend arriva da questi ultimi due grafici,

Asia7

Fonte: Bloomberg

Asia8

Fonte: Bloomberg
destinati a rovinare la giornata a Greta Thunberg e ai suoi molti sostenitori, soprattutto in questi giorni di caldo record e incendi devastanti: a fronte di prezzi del gas alle stelle e del dimezzamento dei flussi verso l’hub tedesco di Mallnow da parte di Gazprom, ecco che l’Europa che timidamente spera in una rapida vittoria contro la variante Delta torna al vecchio, sporco e inquinante carbone per sostenere a livello energetico le necessità dell’autunno. Non a caso, i futures front-year del combustibile fossile all’ICE Europe hanno appena sfondato la quota psicologica di 101 dollari per tonnellata, un livello che non si palesava dal 2012.

Alla faccia della transizione ecologica, del Green New Deal e della lotta al cambiamento climatico. La situazione sta precipitando, inutile negare le evidenze. E se da un lato questo offre un proxy di ottimismo da Qe perenne rispetto all’impegno di Banche centrali e governi nel sostegno alle economie, dall’altro mette non poco in discussione le previsioni ottimistiche del governo italiano rispetto al Pil per il 2021. Con una ratio debito/Pil oltre il 160%, 100 miliardi di scostamento, 40 miliardi d fondi Sure già incassati e 25 miliardi di anticipo del Recovery Plan in arrivo, l’Italia deve fare i conti con un effetto deflatore del prodotto interno lordo che diviene addirittura esiziale e non solo rispetto ai rischi legati all’aumento dei prezzi già in atto. Ma, soprattutto, al servizio del debito. Perché la Bce non ci sarà per sempre. E nemmeno il Covid.

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