L’annuncio del tasso d’interesse in Russia è una sorpresa totale

Luna Luciano

21/12/2024

La Banca centrale russa mantiene il tasso d’interesse al 21%, affrontando un’inflazione galoppante e stupendo i mercati e gli esperti di economia.

L’annuncio del tasso d’interesse in Russia è una sorpresa totale

Nonostante l’inflazione e le sanzioni occidentali, la Russia ha stupito i mercati.

Se in questi mesi si è parlato molto della complessa e potenzialmente devastante crisi economia di Mosca, e delle possibili conseguenze sul piano politico per il presidente Putin; la Banca centrale russa è riuscita nell’impossibile: ha mantenuto il tasso di interesse di riferimento al 21%, sfidando le previsioni degli analisti che si aspettavano un ulteriore aumento di 200 punti base.

Questa decisione arriva in un contesto economico caratterizzato da inflazione dilagante e tensioni crescenti. Il mantenimento di un tasso così elevato è stato giustificato come necessario per consolidare l’effetto delle politiche monetarie restrittive adottate negli ultimi mesi.

Tuttavia, il mercato – e molti esperti – non avevano previsto questa mossa, che ora solleva interrogativi sul futuro della politica economica del Paese. L’inflazione in Russia, che ha toccato l’8,9% a novembre su base annua, rimane ben al di sopra degli obiettivi dichiarati. Inoltre, i costi crescenti legati alla guerra in Ucraina continuano a mettere pressione sulle risorse economiche.

La decisione della Banca centrale suggerisce che Mosca voglia prendersi del tempo per valutare le prossime mosse, ma lascia aperti dubbi sulla sostenibilità di questa strategia. Ecco cosa sta accadendo in Russia e il difficile equilibrio su cui si poggia l’economia del Paese.

La Russia sorprende, tasso d’interesse fermo al 21%: ecco la controversa strategia della Banca centrale

La decisione della Banca centrale russa di mantenere il tasso d’interesse al 21% è stata un colpo di scena per molti analisti economici.

Nel mese di ottobre, l’istituto aveva già aumentato il tasso di 200 punti base, e il mercato si aspettava un’ulteriore stretta per contrastare l’inflazione crescente. Tuttavia, la Banca ha ritenuto che le misure adottate fossero sufficienti per iniziare a raffreddare l’inflazione e riportarla verso l’obiettivo dichiarato. La motivazione principale fornita è che l’inasprimento delle condizioni monetarie ha già avuto un impatto significativo, creando un contesto favorevole per una ripresa dei processi disinflazionistici.

Secondo quanto riportato, il rallentamento dell’attività creditizia e l’aumento dei costi per i mutuatari stanno già influenzando l’economia interna. Ma molti esperti si chiedono se questa strategia sia sostenibile a lungo termine, considerando che l’inflazione rimane alta e che i prezzi dei beni alimentari – un settore cruciale per la popolazione russa – continuano a salire vertiginosamente.

I dati più recenti indicano che l’inflazione era al 9,5% a metà dicembre, più del doppio rispetto all’obiettivo di lungo termine della Banca centrale, fissato al 4% entro il 2026. L’incertezza sul futuro economico della Russia è ulteriormente alimentata dalle spese militari legate alla guerra in Ucraina, che rappresentano una delle principali cause dell’aumento dei prezzi. In questo contesto, il mantenimento del tasso d’interesse attuale potrebbe essere percepito come un segnale di attesa, in vista di ulteriori aggiustamenti nelle prossime riunioni.

Inflazione e crescita economica: le sfide della Russia

Nonostante il presidente Putin abbia minimizzato l’impatto dell’inflazione, affermando che l’economia russa stia “crescendo” a un ritmo del 3,9-4%, le pressioni inflazionistiche rimangono evidenti. Durante una recente sessione di domande e risposte con i cittadini, Putin ha riconosciuto che l’economia potrebbe essere “surriscaldata”, ma ha anche sottolineato un presunto “aumento del reddito” disponibile della popolazione.

Tuttavia, questa narrativa contrasta con le difficoltà reali affrontate dai cittadini russi, come l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e le denunce di furti legati alla crisi alimentare. Gli osservatori internazionali rimangono scettici riguardo alle affermazioni di Putin e alla capacità della Banca centrale di gestire efficacemente l’inflazione in un contesto di spese militari elevate e crescente isolamento economico.

Secondo la CNBC, la Banca centrale russa valuterà nuovamente la situazione a febbraio, ma la prospettiva di un’inflazione al 4% entro il 2026 sembra ancora lontana. Nel frattempo, il costo della vita per la popolazione russa continua a crescere, alimentando il malcontento sociale.

La sfida principale per la Russia , al momento, è quindi quella di trovare un equilibrio tra la necessità di sostenere l’economia interna e quella di combattere l’inflazione galoppante. Con i prezzi alimentari alle stelle e una domanda interna elevata, il rischio è che la politica monetaria attuale si riveli insufficiente. Inoltre, il peso delle spese militari – considerato una delle radici del problema inflazionistico – rischia di vanificare gli sforzi della Banca centrale. In un contesto internazionale già complicato, la Russia sembra affrontare una tempesta economica perfetta, con decisioni difficili all’orizzonte.

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