Il bonus fino a 100 euro riconosciuto grazie allo sgravio dei contributi che gravano sul dipendente, non spetta a tutti i lavoratori. Ecco chi ne viene escluso anche se guadagna meno di 2.692 euro.
Come più volte spiegato in questi giorni, il governo Meloni ha potenziato il bonus busta paga generato dallo sgravio contributivo introdotto dalla legge di Bilancio 2023 in favore dei lavoratori con stipendio inferiore ai 2.692 euro (qui tutti i vantaggi in busta paga).
Per effetto del Decreto lavoro, approvato dal Consiglio dei ministri lunedì 1 maggio e attualmente in fase di conversione parlamentare, il suddetto sgravio viene così portato, a partire da luglio prossimo, al 6%, o persino al 7% per coloro che guadagnano meno di 1.923 euro.
Un’operazione che garantirà, tenendo conto dello sgravio già riconosciuto da gennaio 2023, a un aumento fino a 100 euro in busta paga, ma non per tutti i lavoratori dipendenti.
Non basta, infatti, guadagnare meno di 2.692 euro per essere inclusi nella platea dei beneficiari del bonus visto che il provvedimento fissa delle categorie di lavoratori che ne sono comunque esclusi.
Chi guadagna meno di 2.692 euro e non riceverà comunque il bonus
Come anticipato, su ogni busta paga il cui importo imponibile lordo è pari o inferiore a 2.692 euro si applica uno sgravio contributivo del 2%, che sale al 3% per coloro che hanno uno stipendio pari o inferiore a 1.923 euro. Sgravio che da luglio 2023 verrà portato, ma solo fino a dicembre, rispettivamente al 6% e 7%.
Tuttavia, chi già pregustava un aumento di stipendio potrebbe restare deluso. Ci sono infatti delle categorie di lavoratori che non ne avranno diritto. Intanto i lavoratori domestici: colf, badanti, baby sitter, maggiordomi, nessuno di questi riceverà il bonus in busta paga (ma possono comunque godere dell’aumento di stipendio dovuto alla rivalutazione scattato da inizio anno).
Eccetto il caso dei lavoratori domestici, lo sgravio si applica per tutti i lavoratori dipendenti. Non essendo tali ne sono esclusi invece i lavoratori occasionali, come pure i collaboratori. E ovviamente anche i lavoratori autonomi.
Spetta, invece, il bonus ai titolari di rapporti di apprendistato, in quanto si tratta di un rapporto di tipo subordinato a tutti gli effetti.
Perché colf e badanti sono stati esclusi dallo sgravio?
Di fatto, con l’eccezione dei lavoratori autonomi e parasubordinati, per i quali non si può neppure parlare di “stipendio”, non ci sono esclusi tra i lavoratori dipendenti a eccezione di quelli impiegati nel settore del lavoro domestico.
Quali sono le ragioni di tale scelta? Va sottolineato che non si tratta di una decisione presa per andare contro a una categoria, quanto per il fatto che colf, badanti e baby sitter già beneficiano di criteri agevolati per il calcolo della contribuzione dovuta.
Ricordiamo, infatti, che solitamente per un’ora di lavoro il lavoratore domestico versa dai 13 ai 25 centesimi di contributi. Nel caso del lavoratore dipendente, per il quale l’aliquota contributiva ordinaria è del 9,19% (8,80% per i dipendenti pubblici), invece, la quota di contributi è ben più alta: pensiamo ad esempio a uno stipendio di 9 euro l’ora, per il quale bisognerà versare - al netto dello sgravio introdotto nel 2023 - 82 centesimi di contributi.
Bonus contributi compatibile con altri sgravi
Non devono temere l’esclusione dallo sgravio in oggetto, invece, coloro che beneficiano di altre agevolazioni. Pensiamo ad esempio alle lavoratrici che hanno fatto rientro al lavoro dopo il periodo di maternità entro il 31 dicembre 2023, alle quali viene riconosciuto uno sgravio contributivo del 50% per i successivi 12 mesi.
Questo sgravio - al quale invece possono accedere anche colf e badanti - è quindi compatibile con quello del 2% (6% da luglio) e 3% (7% da luglio), contribuendo così ad aumentare ancora di più lo stipendio netto delle neomamme.
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