Non solo la BCE di Lagarde, che ha staccato la spina. Ora ci si mette anche la Fed con tassi più alti per un periodo di tempo più lungo. Meloni ha brindato troppo presto?
Non bastava la decisione della BCE di Christine Lagarde di staccare la spina ai BTP e a tutti i titoli di stato dell’area euro, con tanto di data precisa della fine del bazooka monetario giudicato da molti soprattutto pro-Italia, già annunciata da un po’.
Ora ci si è messa anche la Fed a remare contro la carta italiana. Per non parlare delle nuove tensioni sui titoli di Stato francesi, di cui finora i BTP hanno in realtà beneficiato, in quanto visti come possibile ghiotta alternativa agli OAT. Detto questo, l’effetto contagio è sempre dietro l’angolo.
Risultato: in balìa di un mix tossico, oggi lo spread BTP-Bund a 10 anni è salito a 119 punti base in avvio, a fronte di rendimenti dei BTP decennali balzati fino a +7 punti base al 3,49%.
Praticamente, in meno di una settimana, accerchiati dalle dichiarazioni prima di Christine Lagarde, poi dalle parole del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, i rendimenti dei BTP sono saliti di quasi 20 punti base (avevano terminato la seduta del BCE-Day al 3,31%).
La traiettoria rialzista imboccata nell’arco di poche sedute dai rendimenti e dallo spread è ancora più evidente se si considera che, alla vigilia dell’ultimo annuncio della Banca centrale europea di giovedì scorso 12 dicembre, i rendimenti dei BTP a 10 anni viaggiavano al 3,19%, e lo spread BTP-Bund a quota 107.
Oggi siamo arrivati rispettivamente al 3,49% e a 119 punti base.
Rendimenti BTP e spread BTP-Bund: i rialzi partiti dalla riunione della BCE. Durato poco trionfo Giorgetti
Tutto è partito dal BCE Day, che ha visto la presidente della Banca centrale europea tornare a cantare quella che è diventata ormai una sorta di litanìa - ovvero la necessità di procedere con cautela nel percorso dei tagli dei tassi, in quanto sotterrare l’ascia di guerra contro la minaccia dell’inflazione non è ancora possibile - : quel giorno, gli investitori non ci hanno pensato più di tanto a scaricare i BTP. Il fatto che la BCE abbia cancellato una frase clou non ha alleviato la paura degli operatori di mercato.
Il trionfo del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha avuto così vita davvero breve: “Avevo puntato, all’inizio dell’anno, su uno spread a 110, l’unico 110 che mi piace! Oggi ho provato questa soddisfazione e anche più grande perché la chiusura è stata ancora più bassa. Continuiamo così, è la strada giusta”, aveva gongolato il titolare del Tesoro appena una settimana prima.
Forte era stato in quel BCE Day il balzo dei rendimenti dei BTP decennali, che erano schizzati di oltre 13 punti base, fino al 3,31%, dopo il terzo e ultimo taglio dei tassi del 2024 annunciato quel giorno da Lagarde.
Risultato: lo spread BTP-Bund aveva chiuso la sessione a 112 punti base, alimentando il solito sospetto che, per l’ennesima volta, così come aveva fatto con la crescita del PIL dell’Italia da prima della classe in UE, il governo Meloni avesse brindato troppo presto.
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Nuovo schiaffo ai BTP dalla Fed. Lo shock tagli dei tassi in USA
Un ennesimo forte schiaffo contro i BTP è arrivato ieri, con l’ultimo atto del 2024 firmato dalla Fed di Jerome Powell.
Atto scontato, che è stato tuttavia accompagnato da un forte trauma per i mercati, come ha confermato il disastro andato in scena a Wall Street e sul mercato dei titoli di Stato Usa, ovvero dei Treasury USA, dopo un dot plot shock.
A lasciare di sasso il mercato non è stato certo il taglio dei tassi annunciato dal FOMC, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, nella serata di ieri, 18 dicembre 2024: i mercati e gli economisti avevano messo in conto da tempo una terza sforbiciata dei tassi sui fed funds, pari a 25 punti base, che avrebbe portato il costo del denaro USA a scendere al nuovo range compreso tra il 4,25% e il 4,5%, dopo il secondo taglio di 25 punti immediatamente successivo alla notizia della vittoria alle elezioni USA di Donald Trump e il primo in assoluto del meeting di settembre, che era stato di ben 50 punti base. (forse troppo, alla luce di quanto emerso nel Fed Day di ieri?)
Così è stato: ieri la Fed ha tagliato i tassi come da attese. Peccato che, insieme all’annuncio sui tassi, sia stato pubblicato dal FOMC anche il nuovo dot plot, totalmente diverso dal precedente, che era stato sfornato nel mese di settembre, in concomitanza con quel maxi taglio, quando la percezione che Powell aveva avuto dell’inflazione e della crescita del PIL, così come del mercato del lavoro degli Stati Uniti, era stata decisamente diversa, al punto da prevedere ben quattro tagli dei tassi nel corso del 2025.
Quella previsione è stata del tutto affossata, per la precisione dimezzata dal nuovo dot plot pubblicato ieri.
Immediato il panico che ha travolto Wall Street ma anche il mercato dei titoli di Stato Usa. I rendimenti dei Treasury a 10 anni sono schizzati di quasi 12 punti base, scontando la prospettiva di “tassi USA higher for longer”, ovvero di tassi più alti per un periodo di tempo più lungo.
Il Dow Jones è crollato di oltre 1.100 punti, il Nasdaq è capitolato del 3,5%.
Non poteva andare peggio. E la paura non poteva non contagiare i BTP, i titoli di Stato dell’area euro in generale, i relativi spread e le borse europee, che hanno puntato infatti tutti verso il basso.
Non solo BTP. Tensione anche su altri titoli di Stato
In rialzo oggi anche i rendimenti di altri titoli di Stato dell’area euro.
Osservato speciale rimane lo spread Francia Germania, ovvero lo spread OAT-Bund a 10 anni, che nei giorni precedenti il collasso del governo Barnier era schizzato al record dalla crisi dei debiti sovrani.
Alla tensione sugli OAT si era affiancata anche l’umiliazione che Parigi era stata costretta a incassare arrivata direttamente da quella Grecia.
L’ansia è poi rientrata ma rimane alta, con i fondi pensione in agguato: il differenziale tra i tassi degli OAT e Bund viaggia oggi al di sopra della soglia di 80 punti base.
Occhio però anche all’altro spread che ha fatto scattare sull’attenti l’Europa.
Nel frattempo, gli investitori continuano ad andare a caccia di rendimenti interessanti nel mercato obbligazionario, rivolgendo la loro attenzione ad altre occasioni evidentemente più ghiotte.
Tutto questo, mentre c’è chi risponde alla domanda su quale saranno i livelli a cui scenderanno sia i tassi decisi dalla Fed che quelli decisi dalla BCE.
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