L’eredità si divide tra il genitore superstite e i figli in base alle volontà del defunto, contenute nel testamento, e alle previsioni del codice Civile.
In caso di lutto, il genitore superstite e i figli si ritrovano immersi in inevitabili occupazioni pratiche, nonostante la delicatezza del momento. Una di quelle più importanti è senza dubbio la divisione dell’eredità, nel rispetto delle volontà del defunto. È molto importante conoscere quali sono le procedure previste dalla legge per sapere come procedere.
Un aspetto decisamente importante è poi la presenza di un eventuale testamento che disciplini la successione, cioè la procedura con cui il patrimonio viene trasferito alle persone che ne hanno diritto. La legge, infatti, differenzia 3 tipologie di successione:
- La successione legittima: i parenti individuati dal codice Civile.
- La successione testamentaria: le persone indicate dal defunto nel testamento.
- La successione necessaria: il coniuge, i figli e i genitori.
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Come si divide l’eredità tra il coniuge e i figli
La successione legittima prevede la divisione del patrimonio del defunto tra i parenti in ordine di prossimità ed è quella che si attua in mancanza di testamento. Il codice Civile individua i soggetti legittimi:
- Coniuge, figli, genitori;
- parenti fino al 6° grado.
Naturalmente la presenza di parenti vicini esclude automaticamente la successione di quelli più lontani. Di regola, dunque, il patrimonio del defunto (che si ricorda essere composto anche dai debiti) viene suddiviso completamente fra questi soggetti. Se, invece, è presente un testamento sarà necessario eseguire le volontà nel defunto, che possono includere nell’eredità anche persone non imparentate.
È proprio in quest’ottica che bisogna introdurre il concetto di successione necessaria, che comprende quei soggetti ai quali non può essere negata una quota dell’eredità, nemmeno tramite il testamento. Di preciso, il testamento contrario viene comunque applicato ma i parenti hanno la facoltà di impugnarlo e ottenere quanto dovuto, ossia:
- Un terzo di eredità al coniuge e un terzo all’unico figlio.
- Un quarto di eredità al coniuge e metà eredità suddivisa in parti uguali fra i figli.
- Metà dell’eredità al figlio unico, in assenza di un coniuge in vita.
- Due terzi dell’eredità divisi in uguali quote fra i figli, se non c’è il coniuge.
Queste quote sono dovute al coniuge superstite e ai figli indipendentemente dal testamento. Ciò che invece rimane, togliendo queste somme, fa parte della quota disponibile che può essere assegnata tramite il testamento a chiunque altro, oppure divisa fra gli stessi soggetti.
Gli eredi necessari, infatti, possono rivolgersi al giudice se il defunto ha intaccato in vita la quota che spettava loro. Non è dunque possibile aggirare la legge effettuando donazioni in vita, ad esempio. Per questo motivo la frequente minaccia di diseredare i figli non è assolutamente applicabile, a meno che il figlio abbia compiuto gravi atti come il tentato omicidio del genitore. La stessa regola si applica al coniuge, ma quest’ultimo può essere escluso anche in caso di separazione con addebito o divorzio.
Cosa comprende l’eredità
Il patrimonio che andrà costituire l’eredità si compone di parti attive e parti passive. Gli attivi sono costituiti dai beni, sia mobili che immobili, denaro contante o depositi su conti, titoli di credito. Il patrimonio passivo è invece rappresentato dai debiti del defunto, che fanno parte dell’eredità e sono parimenti suddivisi fra gli eredi. Proprio in vista di questa ipotesi, la legge consente di rifiutare l’eredità, perché potrebbe rivelarsi poco conveniente.
Nel dettaglio, è fondamentale accettare l’eredità entro 10 anni dalla morte. L’accettazione può avvenire tramite una pratica formale, quindi in presenza del notaio o di un cancelliere, ma anche in modo implicito, ad esempio vendendo un immobile ricevuto.
La suddivisione percentuale del patrimonio di per sè implica che non vi siano beni determinati che gli eredi hanno diritto a ricevere, ma soltanto una quota sull’intero patrimonio. Di conseguenza sarà necessario valutare il complesso di beni per realizzare la suddivisione, nel caso vendendo alcuni beni per semplificare la divisione, anche se gli eredi hanno la facoltà di trovare un libero accordo fra loro.
Questa regola, tuttavia, non si applica ai legatari: soggetti a cui il defunto lascia un bene specifico e determinato nel testamento. I legatari ricevono dunque un bene in particolare e non una quota sul patrimonio e pertanto non succedono ai debiti.
In sintesi:
- In assenza di testamento il coniuge e i figli ricevono la quota legittima secondo la legge e la parte restante viene suddivisa fra i parenti più prossimi. In mancanza di eredi il patrimonio va allo Stato.
- In presenza di testamento vengono messe in atto le volontà del defunto qualsiasi esse siano, ma il coniuge e i figli hanno comunque diritto alla quota indicata dalla legge.
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