Legge di Bilancio 2025, cosa prevede? Tutte le novità in arrivo

Patrizia Del Pidio

7 Ottobre 2024 - 09:35

Parte delle misure da inserire nella Legge di Bilancio 2025 sono già decise, per altre, invece, c’è ancora da discutere. Vediamo certezze e ipotesi della prossima manovra.

Legge di Bilancio 2025, cosa prevede? Tutte le novità in arrivo

Le misure da inserire nella Legge di Bilancio 2025 sono molteplici e vanno dalle pensioni alle tasse, toccando anche moltissimi altri punti di interesse comune. Posto per tutte, ovviamente, non ce n’è e bisogna fare una cernita dando la precedenza a quelle ritenute più importanti. Fino ad ora una sorta di nebbia è aleggiata su quello che sarebbe potuto entrare nella manovra, ma il Piano strutturale di bilancio, che definisce gli obiettivi programmatici pluriennali, fornisce qualche spunto in più per capire gli impegni a lungo termine dell’Italia.

Il Piano, che dovrebbe essere presentato alla Commissione Bilancio della Camera proprio questa settimana, poi, sarà giudicato dalla commissione Ue. Questo è uno dei motivi che spinge Giorgetti a limitare le uscite previste dalla manovra di fine anno.

Prima di definire con esattezza quello che sarà presente in manovra, però, è necessario capire prima quante saranno le risorse a disposizione visto che solo per le misure ipotizzate dovrebbero servire circa 25 miliardi di euro. Con la stesura del Piano strutturale, in ogni caso, si avrà qualche elemento in più per valutare tutti gli interventi che il Governo sta studiando per la manovra.

La Legge di Bilancio 2025 e il debito pubblico

La parola d’ordine in questi anni sarà ridurre il debito pubblico. Essendo troppo elevato, costituisce un fattore di vulnerabilità per l’Italia e proprio per questo il percorso di risanamento che si sta percorrendo mira a ridurlo. Questo ha delle conseguenze sugli interventi che si possono o non possono fare con la Legge di Bilancio 2025: quelli in disavanzo, appare chiaro, saranno molto limitati. Se si riesce nel piano ambizioso, però, di ridurre il debito pubblico, sicuramente si avrà l’opportunità di disegnare un futuro più roseo per il nostro Paese.

Il contesto in cui si collocano i lavori per la Legge di Bilancio 2025 è quello in cui è stato presentato anche il Rapporto annuale sulla politica di bilancio dell’Authority dei conti pubblici: l’Italia è chiamata ad aggiustare il tiro riducendo il Pil di almeno 0,5/0,6 punti l’anno, il che comporta una spesa di circa 10 miliardi. Da considerare che questa correzione era già stata prevista nel Def, ma comunque resta un fattore di vulnerabilità visto che limita gli interventi in disavanzo che si possono effettuare con la manovra. Vediamo quelle che sono, per ora, le misure che si stanno valutando di inserire nel testo della legge finanziaria del prossimo anno.

Taglio al cuneo fiscale

La riconferma del taglio al cuneo fiscale è l’unica certezza che si ha sulla prossima Legge di Bilancio che vedrà 10,8 miliardi, dei 18 stimati, destinati proprio al rinnovo della misura. L’Upb però lancia un allarme sulla riconferma della decontribuzione per le soglie di reddito di 25.000 e 35.000 euro: si genera una distorsione per chi supera i 35.000 euro lordi l’anno con una perdita di 1.100 euro circa nel corso dei 12 mesi.

Finché la decontribuzione resta una misura temporanea la distorsione non dovrebbe creare preoccupazione, ma se dovesse diventare un intervento strutturale andrebbe ad assumere il carattere di trappola. Da un lato, infatti, ci sarebbe un disincentivo a lavorare di più (straordinari o aumenti di stipendio) diventando uno spauracchio anche laddove sia necessario trovare un accordo per il rinnovo contrattuale.

Riduzione tasse ceto medio

Confermata l’Irpef a tre aliquote anche per il 2025, una delle misure che è fortemente voluta dalla maggioranza è la riduzione delle tasse per il ceto medio. Le ipotesi al vaglio per realizzarla sono, essenzialmente, due:

  • l’abbassamento dell’aliquota Irpef prevista per i redditi da 28.000 a 50.000 euro dall’attuale 35% al 33%;
  • l’ampliamento dello scaglione da 28.000 a 50.000 euro fino a 60.000 euro.

Realizzare entrambe le ipotesi porterebbe ad abbassare ulteriormente le tasse che pesano sui redditi superiori a 28.000 e allo stesso tempo si porterebbe un taglio anche alle imposte che versano i redditi superiori a 50.000 euro, ma inferiori a 60.000 euro. Ovviamente sulla realizzazione di entrambe le ipotesi pensano le incognite delle coperture che dipendono da successo del concordato preventivo biennale. (il cui esito sarà noto solo dopo il 31 ottobre).

Bonus mamma in busta paga

L’obiettivo di questo Governo, da sempre dichiarato, è quello di incentivare la natalità per contrastare il calo demografico del nostro Paese. Una misura introdotta lo scorso anno proprio con questo scopo è il bonus mamme in busta paga, uno sgravio totale dei contributi (per un tetto massimo di 3.000 euro l’anno) dovuti dalle lavoratrici dipendenti con almeno 3 figli e prevista fino al 31 dicembre 2026. La misura è stata prevista, ma solo per il 2024, anche per le mamme con due figli.

L’intenzione è quella, fondi permettendo, di prorogare la decontribuzione per le mamme con due figli anche per i prossimi due anni ed estendere il beneficio anche alle lavoratrici autonome.

Pacchetto famiglie

Gli sforzi dell’esecutivo si concentrano sul contrasto al calo demografico. Si vuole incentivare la natalità e per farlo bisogna prevedere sostegni alle famiglie. Il Piano strutturale di bilancio affronta anche temi come assegno unico, asili nido, bonus mamme e congedi parentali.

L’assegno unico potrebbe essere sottoposto a interventi che potrebbero escludere dal calcolo Isee alcune voci, la cosa avrebbe come diretta conseguenza l’aumento dell’importo del sostegno mensile.

Taglio detrazioni e deduzioni

Si preannuncia come molto probabile (visto che non costa nulla e permette anche di reperire risorse) l’intervento su alcune delle tax expenditures. Il 4 ottobre il ministro Giorgetti ha annunciato che si è disposti a rivedere parte di questi benefici

oggi sono 120 miliardi e noi abbiamo la necessità di trovare 10 miliardi all’interno delle fiscal expenditures per fare in modo di rendere strutturare gli investimenti per l’impresa

Le agevolazioni sui cui il contribuente può contare tra esenzioni ed agevolazioni fiscali sono 625 ed è possibile che su alcune cadano le cesoie del Fisco per sfoltire, anche se, si rassicura, non saranno toccati settori come sanità e istruzione.

Flat tax per le partite Iva

Per quel che riguarda l’innalzamento della flat tax per le partite Iva non c’è ancora nulla di deciso e, anzi, il dibattito sembra ancora essere in alto mare. Anche se la flat tax delle partite Iva (il regime forfettario) fino ad ora ha dimostrato di funzionare, il ministro dell’Economia, al momento, è concentrato sulla tenuta dei conti e ha priorità differenti.

Non c’è ancora, quindi, nulla di certo sull’aumento della soglia con aliquota al 15% dagli attuali 85.000 euro a 100.000 euro.

Le pensioni

Nella Legge di Bilancio di fine anno, solitamente, un capitolo è dedicato alle pensioni. Si tratta sempre di un argomento abbastanza spinoso visto che la priorità è data sempre alle spese indifferibili (come il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici).

Le risorse che rimangono a disposizione per il capitolo previdenziale sono sempre troppo poche per tradursi in un intervento che sia davvero di impatto.

Al momento si parla di un rinnovo di quota 103, Opzione donna e Ape sociale con delle restrizioni in più e di un allungamento della finestra di accesso alla pensione anticipata ordinaria. Ovviamente si tratta di ipotesi perché il confronto al riguardo è solo all’inizio.

Un’altra misura che potrebbe essere inserita nella manovra di fine anno potrebbe essere quella che incentiva i lavoratori a rimanere in servizio più a lungo, prevedendo l’introduzione di premi per chi rinuncia all’uscita anticipata. Si è parlato anche di una possibile cancellazione del collocamento a riposo d’ufficio obbligatorio per i dipendenti pubblici, lasciando al singolo la scelta se rimanere in servizio o aderire alla pensione.

Detassazione straordinari

Un’altra misura su cui si sta riflettendo per aumentare i salari dei lavoratori dipendenti è quella di tassare gli straordinari con una flat tax al 15% (una misura simile a quella introdotta per i medici).

La flat tax si applicherebbe solo al salario riferito alle ore che superano quelle previste dal contratto di lavoro: ogni 100 euro di retribuzione per gli straordinari, il dipendente dovrebbe versare solo il 15% di tasse con un guadagno di almeno l’8% (per chi ricade nel primo scaglione di reddito tassato al 23%, superiore per tutti gli altri).

Considerando che l’ora di straordinario è retribuita con una maggiorazione rispetto all’ora ordinaria, l’impatto di una norma del genere sui salari potrebbe essere interessante. Da sottolineare, però, che l’attuazione di questa misura (che ha costi importanti) dipende da diversi fattori.

Tetto unico ai fringe benefit

Nella Legge di Bilancio 2025 potrebbe essere inserita una rimodulazione dei fringe benefit, ovvero delle componenti della retribuzione che sono corrisposte al lavoratore dipendente sotto forma di servizi e beni (auto aziendale e cellulare sono un esempio) che l’azienda fornisce ai dipendenti.

La maggioranza a tal proposito sta valutando se inserire un tetto unico di esenzione fiscale per questi benefici da fissare tra i 1.500 e i 2.000 euro. L’ultima Legge di Bilancio aveva previsto una soglia di esenzione per questi beni e servizio di:

  • 1.000 euro per la generalità dei lavoratori;
  • 2.000 euro per quelli con figli a carico.

Prima di questo intervento della manovra 2024, in ogni caso era prevista una soglia esentasse di:

  • 258,23 per i lavoratori senza figli a carico;
  • 2.000 euro per chi aveva figli a carico.

Tassa sulle sigarette

Per finanziare il Sistema Sanitario Nazionale e per disincentivare dal vizio del fumo, nella Legge di Bilancio potrebbe trovare spazio una misura non troppo popolare: una tassa di scopo sulle sigarette che colpirebbe il singolo pacchetto venduto con un aumento di 5 euro.

La richiesta dell’introduzione della tassa è dell’Aiom, l’associazione italiana di oncologia medica che, al momento, ha ottenuto anche l’appoggio della vicepresidente del Senato Castellone.

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