Avere un conto corrente estero non pignorabile è possibile? È legale e come funziona? Ecco tutto quello che c’è da sapere in merito.
La vita è piena di imprevisti e, purtroppo, può capitare a tutti di avere dei momenti di difficoltà finanziaria, in cui non si riesce a far fronte alle varie spese. Una situazione alquanto comune in cui si rischia di accumulare debiti, difficili da ripianare. Il creditore, per ovvie ragioni, vuole riavere indietro i suoi soldi e quando deve recuperare un credito che il debitore non riesce a saldare può ricorrere a diverse soluzioni, tra cui la richiesta del pignoramento del conto corrente del debitore stesso.
Una procedura che, seppur entro certi limiti, non consente più al correntista di poter avere libero accesso ai soldi depositati sul proprio conto. Al fine di ovviare a tale problematica, pertanto, alcuni debitori potrebbero decidere di aprire un conto corrente all’estero. Ma davvero questo stratagemma funziona? E, soprattutto, è legale? Entriamo nei dettagli e vediamo cosa c’è da sapere su questo argomento.
Pignoramento del conto corrente: cosa dice la legge
Gli articoli 498 e seguenti del Codice di Procedura Civile italiano regolano la procedura di pignoramento, disciplinando relative modalità e limiti di esecuzione. Un conto corrente, infatti, non può essere pignorato da un momento all’alto, bensì è necessario che l’istituto di credito del debitore riceva l’ordine da parte di un ufficiale giudiziario. In assenza di questo passaggio, il conto corrente non può essere bloccato. In particolare, il pignoramento deve essere preceduto da un titolo esecutivo, quali una sentenza, un atto giudiziario oppure un decreto ingiuntivo.
Il pignoramento si rivela essere quindi una vera e propria azione esecutiva, che può essere esercitata nel caso in cui il debitore non sia in grado di pagare il proprio debito o non intenda adempiere al proprio dovere. A tal proposito, è bene sapere che l’Agenzia delle entrate può intervenire senza delegare la procedura al tribunale. Per effettuare il pignoramento del conto corrente, inoltre, è fondamentale che l’atto di pignoramento venga notificato alle banche. In questo modo, gli istituti di credito possono custodire gli importi pignorati su ordine del giudice, senza che il correntista ne possa disporre.
Nel caso in cui la somma di denaro presente sul conto corrente superi l’importo del debito, ovviamente viene bloccata sola la parte destinata a coprire il debito. Il resto potrà essere liberamente utilizzato. Ma non solo, la legge tutela anche il debitore, delineando dei confini e dei minimi vitali che devono essere rispettati durante il processo di pignoramento. Ovvero, le normative del nostro Paese stabiliscono un importo minimo non pignorabile, al fine di garantire un livello base di sussistenza del soggetto debitore.
Quando un conto non è pignorabile?
Un conto corrente che risulta essere alimentato da determinate tipologie di entrate non può essere pignorato. In particolare, non sono pignorabili:
- gli assegni di accompagnamento per disabili;
- le rendite di un’assicurazione sulla vita;
- le pensioni di invalidità.
- conto in rosso, anche se tale circostanza porta con sé altri problemi con l’istituto di credito;
- conto affidato, ovvero legato a un fido bancario;
- conto estero, fuori dall’Unione Europea o tramite Paypal.
In quest’ultimi casi, in realtà, il conto è pignorabile. Il processo di pignoramento, però, è più lungo e complesso e non sempre trova effettiva attuazione.
Esistono dei conti correnti esteri non pignorabili? Quali sono?
In linea generale, è possibile affermare che non esistono conti correnti esteri non pignorabili in senso assoluto. In base al Codice civile italiano, infatti, un debitore è responsabile dei propri debiti con tutti i propri beni presenti e futuri. Ne consegue che anche eventuali beni posseduti all’estero possono essere posti a garanzia dei creditori e pertanto essere pignorabili. Un conto corrente estero, però, non può essere pignorato con le stesse modalità previste per i conti correnti italiani.
Se tutto ciò non bastasse, il Registro dei Rapporti Finanziari non comprende anche i conti aperti al di fuori dei confini nazionali. Per questo motivo, è davvero molto difficile che i creditori possano venire a conoscenza di un conto corrente estero e pertanto pignorarlo. La difficoltà di aggredire un conto estero, in effetti, è perlopiù di natura pratica, dato che il creditore dovrebbe innanzitutto essere a conoscenza dell’esistenza dello stesso.
Sapere se una persona ha un conto corrente fuori dall’Italia, però, non è di certo facile. A tal fine, può essere necessario rivolgersi a degli investigatori che possono svolgere delle indagini ad hoc. Quest’ultima soluzione, però, comporta inevitabilmente dei costi. Prima di optare per tale strada, pertanto, è bene valutare l’effettiva convenienza di tale operazione.
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Come aprire un conto estero non tracciabile e impignorabile
Come già spiegato, non esiste un conto corrente non pignorabile in senso assoluto. Per questo motivo, non è possibile asserire che sia possibile aprire un conto estero non tracciabile e impignorabile. Tutti i cittadini, però, hanno la libertà di spostare i propri soldi in un altro Paese. E per questo scopo, non bisogna fare altro che fissare un appuntamento presso l’istituto di credito prescelto. Quest’ultimo chiederà di portare con sé tutta una serie di documenti, tra cui sicuramente la carta d’identità e la documentazione attestante la propria situazione patrimoniale, in modo che la banca possa valutare il profilo del potenziale cliente. Ovviamente, a seconda della banca scelta e, soprattutto, del Paese scelto, questa procedura può richiedere modalità differenti.
La maggior parte delle banche, inoltre, permette di svolgere tale operazione online, senza doversi recare necessariamente in sede. Anche in questo caso viene richiesto di presentare tutta una serie di documenti, che permettono all’istituto di credito di verificare la liceità delle fonti e soprattutto scongiurare il rischio di frode. Una volta effettuati i controlli, la banca invia tramite e-mail o posta un contratto da firmare. Le tempistiche di apertura differiscono da un istituto all’altro, così come da un Paese all’altro.
È legale aprire un conto corrente estero non pignorabile?
La differenza sostanziale tra un contro italiano e uno estero è data perlopiù dal fatto che quest’ultimo è più difficilmente rintracciabile e non è pignorabile con le stesse modalità utilizzate nel nostro Paese. Aprire un conto corrente all’estero, infatti, è legale. La normativa vigente non impedisce di aprire un conto corrente fuori dai confini nazionali. Si può, quindi, aprire un conto all’estero da non residenti, sia in uno Stato estero dell’Unione europea che extracomunitario.
In tale ambito, è bene distinguere tra i Paesi della Black List e quelli che non sono inclusi in tale lista. Ebbene, meglio conosciuti come paradisi fiscali, l’Agenzia delle Entrate ha stilato un elenco delle nazioni in cui è in vigore un regime fiscale di privilegio, ovvero molto basso o nullo. I Paesi inclusi nella lista nera del Fisco non prevedono solo una tassazione più agevolata rispetto a quella italiana, ma non consentono uno scambio di informazioni fiscali con gli altri Paesi.
Se è pur vero che aprire un conto all’estero è legale, l’apertura presso un Paese black list potrebbe far insospettire il Fisco, soprattutto nel caso in cui si decida di depositare importi particolarmente alti. Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate effettui dei controlli, spetterà al contribuente dimostrare che il denaro versato sul conto corrente estero non derivi da entrate non dichiarate al Fisco. In base alla normativa vigente, infatti, un soggetto che ha la residenza fiscale in Italia ma il conto corrente all’estero, deve a dichiarare al Fisco i soldi depositati all’estero. In caso contrario, rischia di incorrere in pesanti sanzioni.
Come avviene il pignoramento di un conto estero
Come già detto, non esiste al momento un registro centralizzato dei conti correnti esteri, per questo motivo il creditore può riscontare serie difficoltà a scoprire il conto che il proprio debitore ha aperto al di fuori dei confini nostrani. Le indagini, in effetti, possono rivelarsi particolarmente complesse ed onerose. Se tutto questo non bastasse, una volta individuato il conto estero del debitore, bisogna fare i conti con una procedura di pignoramento più complessa rispetto ad un conto corrente italiano.
Se si vuole bloccare un conto all’estero, infatti, si deve seguire una particolare procedura che richiede l’aiuto di un avvocato esperto in questioni internazionali. Ma non solo, spesso è necessario avvalersi anche di un traduttore che provveda a tradurre i documenti legali. Cercare di bloccare un conto all’estero, inoltre, presente dei costi più elevati rispetto a quelli di un conto nazionale. Bisogna, inoltre, distinguere se si tratta di un conto aperto presso un paese dell’Unione Europea oppure extracomunitario.
Nel primo caso ci sono delle regole comuni che possono aiutare a semplificare la procedura. La situazione risulta più complessa per i paesi extra UE, poiché alcuni Stati potrebbero addirittura non riconoscere la sentenza di un giudice italiano. Se è pur vero che teoricamente è possibile pignorare un conto corrente estero, non si può negare che si tratti di una procedura alquanto complessa. In caso di necessità, è bene rivolgersi a degli esperti in materia che possano fornire le informazioni adeguate, tenendo conto della propria situazione.
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