Fed annuncia terzo taglio tassi. Con Trump vs Powell dimezzate attese tagli. Panico a Wall Street: Dow Jones -1000 punti

Laura Naka Antonelli

18/12/2024

Terzo taglio tassi come da attese ma Wall Street non ha retto il colpo del dot plot. Il Dow Jones è crollato di 1.100 punti, il Nasdaq è affondato del 3,5%.

Fed annuncia terzo taglio tassi. Con Trump vs Powell dimezzate attese tagli. Panico a Wall Street: Dow Jones -1000 punti

Il timore che dalla Fed potesse arrivare uno schiaffo sonoro a Wall Street c’era: non tanto in vista dell’annuncio sui tassi, l’ultimo del 2024, quanto con dichiarazioni potenzialmente hawkish, relative alla direzione futura della politica monetaria USA, da parte della Banca centrale americana. Ma forse in pochi si aspettavano una sbandata così imponente degli indici azionari USA.

Wall Street è stata assaltata da sell off furiosi subito dopo l’annuncio sui tassi arrivato dalla Fed, come di consueto, alla fine della riunione di due giorni del FOMC.

Lo shock non è stato certo quell’annuncio che i mercati avevano già prezzato da un po’: come da attese, Powell & Co. hanno tagliato i tassi di 25 punti base, portandoli al nuovo range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.

Lo shock è stato un altro, tutto inciso nel nuovo dot plot sfornato dall’istituzione.

È stato quello il fattore che ha gelato il sangue agli operatori di mercato. Il messaggio non avrebbe potuto essere, di fatto, più hawkish. E ci si chiede a questo punto se nel 2025 possa a questo punto presentarsi anche lo scenario peggiore.

Fed annuncia ultimo atto tassi del 2024. Incubo dot plot, DJ affonda di 1.100 punti, Nasdaq -3%

Dal dot plot, ovvero dal documento che riassume le aspettative degli esponenti del FOMC sulla direzione dei tassi sui fed funds USA, è emerso un quadro che avrà stupito forse anche i falchi più convinti: per la precisione, la prospettiva di soli due tagli nel 2025, rispetto a quelle quattro sforbiciate che una Federal Reserve evidentemente troppo dovish, nel mese di settembre, aveva stimato nel dot plot precedente.

L’aspettativa di assistere a tassi di interesse USA inchiodati a livelli “higher for longer”, ovvero a livelli più alti per un periodo di tempo più lungo, ha preso evidentemente alla sprovvista Wall Street, e le dichiarazioni rilasciate successivamente in conferenza stampa dal presidente della Fed Jerome Powell non hanno fatto altro che dare corpo a quello che si sperava fosse solo uno spettro: lo spettro di una Fed costretta a fare ancora i conti con l’inflazione ostinata degli Stati Uniti, e in misura ancora forse più incisiva con l’avvento dell’amministrazione Trump.

Risultato: il Dow Jones è crollato di oltre 1.100 punti, il Nasdaq ha segnato un tonfo pari a -3%.

Il bagno di sangue è sotto gli occhi di tutti: il Dow Jones ha chiuso la giornata di contrattazioni scivolando di 1.123,03 punti, o del 2,58%, a quota 42.326,87. In perdita per la decima sessione consecutiva, l’indice ha riportato la fase ribassista peggiore e più lunga da quegli 11 giorni di sell of che si erano manifestati nel 1974. Il tonfo, per il listino delle blue chip, è stato inoltre il peggiore da agosto.

Lo S&P 500 ha perso il 2,95% a 5.872,16 punti, mentre il Nasdaq Composite è crollato del 3,56% a 19.392,69, tartassato da smobilizzi che si sono intensificati alla fine della seduta. Forte il sell off anche sui Treasury che, azzannati dalla prospettiva di una politica monetaria ancora restrittiva, sono capitolati, portando i rendimenti decennali a schizzare di più di 13 punti base e a superare il 4,50%. Boom anche per l’indice della paura Cboe Volatility Index, mentre l’euro è scivolato fino a -0,70% nei confronti del dollaro avvicinandosi a un livello poco superiore a $1,04.

Le dichiarazioni rilasciate da Jerome Powell non solo non hanno smorzato la paura, ma l’hanno intensificata.

Il banchiere centrale ha fatto chiaramente capire, infatti, che l’economia degli States sta bene. Forse fin troppo, visto che non è certo in condizioni tali da aver bisogno di essere blindata da continui tagli dei tassi, e visto che il rovescio della medaglia di questa situazione è rappresentato ancora, dopo due anni, dal tarlo dell’inflazione: un’inflazione “un po’ più testarda”, parola di Powell, di quanto avesse messo in conto la stessa banca centrale, come dimostrano le nuove proiezioni economiche snocciolate dall’istituzione.

Gli economisti della Banca centrale americana sono stati costretti, di fatto, a rivedere al rialzo le stime sull’inflazione: le attese mediane sul PCE e sul PCE core per la fine del 2025 sono state alzate entrambe al 2,5%, rispetto al 2,1% per l’inflazione headline e al 2,2% del PCE core che erano stati previsti in precedenza, nell’outlook pubblicato a settembre.

L’upgrade è stato reso necessario a causa di un’economia più solida di quanto Powell, evidentemente, avesse stimato, che continuerà a rendere ardua l’impresa di far rientrare la minaccia dell’inflazione.

Ancora peggio: il nuovo outlook inciso nel dot plot ha indicato che il target di inflazione della Fed, pari al 2%, sarà centrato addirittura soltanto nel quarto trimestre del 2027.

Sempre per la forza maggiore prevista per l’economia degli States - con il PIL USA atteso espandersi al ritmo del 2,1% nel 2025, più del +2% atteso in precedenza - il FOMC ha rivisto al ribasso le stime sul tasso di disoccupazione, previsto ora per la fine dell’anno prossimo al 4,3%, rispetto al 4,4% atteso in precedenza.

Per quest’anno l’upgrade dell’outlook sul PIL è stato ancora più importante: ora si stima una crescita pari a +2,5% per il prodotto interno lordo del 2024, ben oltre il +2% stimato a settembre. Il tasso di disoccupazione è stimato per il 2024 al 4,2%, inferiore al 4,4% dell’outlook precedente. Le previsioni mediane sull’inflazione headline del 2024 sono state alzate dal 2,3% al 2,4% e quelle del PCE core (sempre del 2024) dal 2,6% al 2,8%

Nel prendere la parola, il presidente della Fed Jerome Powell è stato costretto in sostanza ad ammettere che la Fed può permettersi di essere più cauta nel percorso, tutto fuorché tracciato, dei tagli dei tassi.

È vero che “il mercato del lavoro si sta tuttora raffreddando” e che la “creazione di nuovi posti di lavoro è inferiore a quel livello che permetterebbe al tasso di disoccupazione di rimanere costante”: situazione che non soddisfa il mandato della Federal Reserve, doppio che, oltre alla stabilità dei prezzi, punta a garantire anche la massima occupazione. Il problema dell’inflazione, tuttavia, rimane, in un contesto in cui il PIL USA non chiede certo disperatamente aiuto alla Fed, tutt’altro.

C’è poi davvero “molta incertezza”, altra ragione che avalla la necessità che la Fed opti per la cautela.

Senza contare il fatto che “siamo molto vicini al tasso di interesse neutrale” (che è stato tuttavia rivisto al rialzo dal 2,9% al 3%), ovvero a quel tasso in corrispondenza del quale la politica monetaria di una banca centrale non è né restrittiva né espansiva.

D’altronde il fatto che nel 2025 ci saranno, secondo gli esponenti del FOMC, solo due tagli dei tassi (contro i quattro precedentemente previsti) porterà i tassi sui fed funds a concludere l’anno prossimo al 3,9% (corrispondente a un range compreso tra il 3,75% e il 4%), rispetto al 3,4% previsto dal dot plot annunciato a settembre. I tassi USA sono attesi poi scendere fino al 3,4% alla fine del 2026 (rispetto al 2,9% atteso in precedenza) e al 3,1% nel 2027 (rispetto al 2,9% atteso in precedenza).

Tassi Fed: quel maxi taglio di settembre mera illusione dovish?

Va ricordato che, dopo aver alzato ripetutamente i tassi di interesse per ben due anni, ovvero nel biennio 2022-2023 nel tentativo disperato di imbrigliare la crescita dell’inflazione, la Fed di Jerome Powell ha annunciato la grande svolta di politica monetaria soltanto a settembre di questo anno, regalando tuttavia ai mercati subito una grande sorpresa, con la maxi sforbiciata pari a ben 50 punti base, ribattezzata Jumbo Cut, che ha fatto andare subito su di giri la platea affollata delle colombe.

Alla luce di quanto emerso oggi, quel maxi taglio sarà stato declassato nella memoria di molti da quel regalo che aveva portato diverse colombe a trionfare a una mera illusione dovish, se non addirittura a una svista del presidente della Fed Jerome Powell.

Contrariamente alla BCE di Christine Lagarde, che ha confermato fino all’ultimo atto di quest’anno un atteggiamento improntato alla massima prudenza, Powell ha dato subito una grande prova di coraggio, riducendo i tassi di ben mezzo punto percentuale, nell’iniziare ad allentare la restrizione monetaria.

Quel messaggio così forte, tuttavia, si è scontrato con la realtà dei fatti: di nuovo, l’economia degli Stati Uniti si è confermata ben più resiliente delle attese, a partire dalle settimane successive a quel maxi taglio dei tassi.

Powell ha così pensato così bene di procedere a una seconda riduzione dei tassi meno marcata, nella riunione che è stata immediatamente successiva alla notizia della vittoria alle elezioni USA di Donald Trump. Lo scorso 7 novembre la scelta è ricaduta così su una sforbiciata meno aggressiva, pari a 25 punti base, come da attese.

Anche per quel Fed Day post Election Day i mercati non avevano previsto nessuna sorpresa, dopo quella riunione che si era conclusa poche ore dopo che l’America e il mondo avevano appreso il nome del presidente che avrebbe comandato - e che comanderà - gli States nei prossimi quattro anni: il nome di Donald Trump.

Tuttavia, in molti avevano avvertito subito, che la politica economica che il presidente USA eletto Donald Trump sarebbe stata innegabilmente inflazionistica, innestandosi in un contesto di un tasso di inflazione che fa già fatica ad avvicinarsi al target del 2% fissato dalla Fed: una situazione è che stata confermata dagli stessi dati macro USA pubblicati di recente, a partire dall’indice dei prezzi al consumo CPI reso noto qualche giorno fa, tra i parametri più cruciali per monitorare il trend dell’ inflazione degli Stati Uniti.

Il dato potrebbe essere destinato tra l’altro a peggiorare, a causa delle manovre di politica fiscale espansiva che saranno lanciate da Trump, determinato a mantenere fede ai suoi mantra “America First” e “Make America Great Again” a colpi di dazi contro i beni che l’America importa dal resto del mondo e di tagli alle tasse ai cittadini americani. L’effetto sarebbe inevitabilmente inflazionistico.

Nelle ultime settimane, continui sono stati così gli alert lanciati dalla comunità degli analisti, sempre più scettici verso la possibilità che la Fed possa tagliare i tassi più volte nel corso del 2025.

Tra di loro Peter Azzinaro, gestore senior di portafoglio presso la società Agile Investment Management in Florida, interpellato da MarketWatch, aveva addirittura detto di stimare una situazione di tassi più alti per un periodo di tempo più lungo fino all’anno 2026.

E il dot plot della Fed ha praticamente trasformato in realtà tutte le paure di Wall Street.

Riunione Fed oggi, 18 dicembre: aggiornamenti in tempo reale

Di seguito, Money.it segue gli aggiornamenti in tempo reale, dalla decisione di politica monetaria della Fed alle dichiarazioni di Powell, fino alla reazione dei mercati finanziari.

Conclusa conferenza stampa di Jerome Powell

Si è conclusa la conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi da parte della Fed che ha visto il presidente dell’istituzione Jerome Powell rispondere alle domande dei giornalisti sulle condizioni di salute dell’economia USA e sulla traiettoria futura dei tassi sui fed funds.

Fed, Powell: incertezza molto elevata, calo inflazione core al 2,5% nel 2025 sarebbe progresso significativo

È prematuro arrivare a qualsiasi conclusione sui dazi, in quanto non sappiamo ancora quali tariffe, contro quali Paesi, con quale intensità e per quanto tempo saranno imposte”. Così Jerome Powell, nel commentare l’impatto che l’imposizione di dazi USA da parte della seconda amministrazione di Donald Trump avrebbe sull’economia USA e, dunque, sulla sua inflazione.

Powell ha rimarcato più volte che la Banca centrale americana sta operando in un contesto caratterizzato da “una incertezza molto elevata”. In ogni caso, il banchiere centrale ha sottolineato che un calo dell’inflazione core al 2,5% il prossimo anno sarebbe un “progresso significativo”.

Effetto Fed su Wall Street: Nasdaq scivola del 2%, Dow Jones -550 punti

Wall Street continua ad accelerare al ribasso, prezzando la prospettiva di una Fed meno propensa a tagliare ulteriormente i tassi, dopo il terzo atto del 2024 annunciato oggi. In evidenza lo scivolone del Nasdaq, che scivola di oltre il 2%, pagando le dichiarazioni del presidente della Fed Jerome Powell, che continua a ribadire come la Fed, in un contesto in cui l’economia USA versa in buone condizioni di salute, possa permettersi di essere cauta andando avanti nel processo di allentamento della restrizione monetaria. Gli smobilizzi portano il Nasdaq a bucare la soglia di 20.000 punti. Male anche lo S&P 500, che arretra dell’1,62%, mentre il Dow Jones arretra di più di 550 punti base.

Powell: creazione posti lavoro inferiore a livello necessario per garantire tasso disoccupazione costante

Non crediamo di dover raffreddare ulteriormente il mercato del lavoro per riportare l’inflazione al 2%” , ha detto Powell, sottolineando che “il mercato del lavoro si sta gradualmente indebolendo”, con “la creazione di posti di lavoro che è inferiore a quel livello che consentirebbe al tasso di disoccupazione di rimanere costante ”. In generale, “i rischi al ribasso sul mercato del lavoro sono diminuti” ma il mercato del lavoro “si sta tuttora raffreddando”.

Powell: nostre decisioni 2025 dipenderanno da dati in arrivo

Ogni eventuale decisione sui tassi che sarà presa nel 2025 non dipenderà da quanto sta emergendo oggi, ma dai prossimi dati. Lo ha detto Powell, riferendosi ai prossimi passi di politica monetaria della banca centrale USA. Nel corso del 2025, la Federal Reserve “reagirà ai dati” mentre, per quanto concerne la possibilità di procedere a “ulteriori tagli, guarderemo ai progressi che saranno stati compiuti dall’inflazione così come alla continua solidità del mercato del lavoro. E fino a quando l’economia e il mercato del lavoro rimarranno solidi, potremmo essere cauti nel considerare l’eventualità di procedere a ulteriori sforbiciate”.

Fed, Powell: possiamo essere più cauti nell’aggiustare i tassi

Con la decisione di oggi, abbiamo tagliato i tassi di interesse esattamente di 100 punti base rispetto al record, e la nostra politica monetaria è decisamente meno restrittiva. Di conseguenza, possiamo essere più prudenti, nel considerare ulteriori aggiustamenti ai tassi”, così Powell nel commentare la decisione presa oggi dalla Fed.

Powell: economia solida, disoccupazione più bassa. Vorremmo assistere a più progressi lato inflazione

Siamo più vicini al livello neutrale dei tassi in modo significativo”, ha detto il presidente della Fed Jerome Powell, sottolineando che, “nel caso in cui l’inflazione degli Stati Uniti dovesse confermarsi più forte delle attese, potremmo decidere di allentare la restrizione monetaria in modo più lento”.

D’altronde, l’economia versa “in condizioni davvero positive”, ha rimarcato Powell, la disoccupazione è più bassa a fronte di un tasso di inflazione che si sta confermando invece più alto rispetto a quanto previsto: tutti motivi, questi, “uniti al fatto che siamo più vicini al livello neutrale dei tassi di interesse”, che potrebbero indurci a rallentare il ritmo dei tagli dei tassi. “Vorremmo davvero vedere progressi dal lato dell’inflazione”, ha rimarcato il numero uno della Banca centrale USA.

Powell rimarca doppio mandato Fed. Nessun percorso prestabilito

È probabile che l’indice PCE sia salito del 2,5% su base annua nel mese di dicembre, e che la componente core sia aumentata al ritmo del 2,8%”. Lo ha detto il presidente della Fed Jerome Powell, parlando dopo la decisione relativa ai tassi USA annunciata dal FOMC nella giornata di oggi. “Le aspettative sull’inflazione rimangono ben ancorate”, ha aggiunto Powell, in un contesto in cui “le spese per consumi si confermano resilienti”.

Il timoniere della Fed ha aggiunto che “rimaniamo impegnati a garantire un contesto di massima occupazione e di stabilità dei prezzi”. A tal proposito, “prestiamo attenzione ai rischi che incombono su entrambi gli obiettivi del nostro mandato e non seguiamo alcun percorso prestabilito”.

Fed: inflazione indebolita in modo significativo, ma rimane in qualche modo elevata rispetto al target

L’inflazione si è indebolita in modo significativo nel corso degli ultimi due anni, rimanendo tuttavia in qualche modo elevata rispetto al target di più lungo termine del 2% della Fed”. Lo ha detto il presidente della Fed Jerome Powell, aprendo la conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi da parte della Banca centrale americana.

Fed: decisione non unanime su taglio tassi, Hammack contraria

La esponente del FOMC e presidente della Fed di Cleveland Beth Hammack ha votato contro la decisione di tagliare i tassi di 25 punti base. Hammack avrebbe preferito mantenere i tassi invariati.

Rendimenti Treasury in rialzo, EUR-USD accelera al ribasso

Scattano verso l’alto i rendimenti dei Treasury USA. La prospettiva di una quantità inferiore di tagli dei tassi da parte della Fed in futuro, emersa dalla pubblicazione del nuovo dot plot, porta i rendimenti dei titoli di Stato USA a 10 anni a salire al 4,442%. Forte la rimonta del dollaro, con il rapporto EUR-USD che scivola dello 0,70% circa, a quota $1,0416.

Meno tagli dei tassi da parte della Fed, brusca virata in rosso di Wall Street

Palese la delusione di Wall Street per l’outlook hawkish di politica monetaria che è stato annunciato dalla Fed, in concomitanza con la decisione di procedere al terzo taglio del 2024, pari a -25 punti base. Poco prima della conferenza stampa che vedrà il presidente della Fed Jerome Powell rispondere alle domande dei giornalisti, il Dow Jones segna una flessione pari a -0,44%, scendendo a 43.253 punti, mentre lo S&P 500 arretra di oltre mezzo punto percentuale, a 6.018 punti circa. Il Nasdaq Composite cede lo 0,46% circa, a quota 20.016 punti.

Fed rivede al rialzo outlook inflazione USA

La Fed di Jerome Powell ha rivisto al rialzo le aspettative sul tasso di inflazione degli Stati Uniti misurato dalla componente core dell’indice PCE relativo al 2025 dello 0,3%, dal 2,2% di settembre al 2,5%. La stima è inclusa nelle nuove proiezioni economiche contenute nel rapporto Summary of Economic Projections. Per il 2024, le attese sul PCE core sono state alzate al 2,8%, mentre quelle sull’inflazione complessive sono state aumentate al 2,4%, rispetto al target del 2% su cui punta la Fed.

Dot plot: fino a che punto scenderanno i tassi

Per la fine del 2025 le aspettative degli esponenti del FOMC sono di tassi sui fed funds in discesa al 3,9%, rispetto al 3,4% previsto dal dot plot annunciato a settembre. I tassi USA sono attesi poi calare fino al 3,4% alla fine del 2026 (rispetto al 2,9% atteso in precedenza) e al 3,1% nel 2027 (rispetto al 2,9% atteso in precedenza). È quanto emerge dal dot plot appena pubblicato dalla Fed.

Dot plot: i tagli dei tassi previsti per il 2026 e il 2027. Occhio al tasso neutrale

Nel prevedere tagli dei tassi di 25 punti base, gli esponenti del FOMC prevedono altri due tagli dei tassi da parte della Fed nel corso del 2026 e un altro nel 2027. È quanto emerge dal dot plot pubblicato oggi dal braccio di politica monetaria della Banca centrale americana. Nel più lungo termine, il FOMC ha individuato un tasso neutrale di interesse al 3%, percentuale più alta di 0,1 punti percentuali rispetto a quella presente nel dot plot di settembre.

Le nuove parole che compaiono nel comunicato del FOMC

Una nuova frase compare nel comunicato con cui il FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, ha annunciato oggi la sua ultima decisione sui tassi del 2024. La Commissione ha annunciato che, nel considerare la dimensione e il timing degli aggiustamenti aggiuntivi ai tassi che apporterà in futuro prenderà attentamente in considerazione i dati macro in arrivi, l’evoluzione dell’outlook e l’equilibrio dei rischi. Aggiunta l’espressione
“extent and timing” (dimensione o anche intensità e timing).

Dot plot: dimezzate attese tagli tassi nel 2025

Dal dot plot della Fed è emerso che gli esponenti della banca centrale USA prevedono soltanto altri due tagli dei tassi nel corso del 2025. Sono state praticamente dimezzate le attese, in media, dei membri della Fed, rispetto a quelle contenute nel dot plot del mese di settembre.

Fed: arriva l’ultimo taglio dei tassi di Powell del 2024. Tassi scendono a range tra 4,25% e 4,5%

Come da attese, nella giornata di oggi, mercoledì 18 dicembre 2024, il FOMC, braccio di politica monetaria della Federal Reserve, ha annunciato di aver tagliato i tassi sui fed funds USA di 25 punti base, al nuovo range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.

Ci siamo quasi: occhio al trend dei Treasury USA, dell’EUR-USD e del USD-JPY

Poco prima del grande annuncio della Fed sui tassi, i rendimenti dei Treasury a 10 anni riportano un trend piatto, segnando un lieve rialzo al 4,389%. Occhio anche al rapporto EUR-USD, ingessato al di sotto della soglia di $1,05, a quota 1,0486. Il rapporto USD-JPY, ovvero dollaro-yen, segna invece un rialzo dello 0,19% circa, a quota JPY 153,77.

S&P 500 trend anemico nei Fed Day di Powell. Meglio con Yellen, Greenspan, Bernanke

Decisamente anemica è stata la performance che Wall Street ha riportato nei Fed Day di Jerome Powell, ovvero nelle sedute in cui la Federal Reserve guidata da Jerome Powell ha annunciato le decisioni prese sui tassi.

In media, stando a quanto emerge da un tweet di Bespoke Investment Group, lo S&P 500 è salito di appena lo 0,11% nei Fed Day in cui Powell ha fatto l’annuncio sui tassi, rispetto al +0,16% in media nei Fed Day dell’era in cui presidente della Banca centrale americana è stata Janet Yellen e rispetto al rialzo in media dello 0,26% dei Fed Day dell’era in cui timoniere della Fed è stato Alan Greenspan. Ancora meglio sono andate le cose durante la presidenza della Fed di Ben Bernanke, quando in media l’indice benchmark di Wall Street ha incassato un guadagno pari a +0,50%.

Nvidia sotto i riflettori, titolo esce da fase di correzione. Tornano i buy post sell

Tra i titoli più monitorati dagli investitori, si mettono in evidenza le azioni Nvidia, che hanno fatto notizia nelle ultime sessioni, in quanto scivolate in una fase di correzione.

Il titolo del colosso dei chip per l’AI ha terminato di fatto la seduta di ieri a un valore in ribasso del 12% rispetto al record precedentemente testato a novembre, pari a $148,88. Nelle ultime sessioni, a dispetto degli smobilizzi, diversi analisti hanno confermato la loro view bullish sulle azioni NVDA.

Tra questi, note positive sono arrivate dagli esperti di Bernstein, TD Cowen, Morgan Stanley e Truist (TFC). In evidenza il maxi upgrade arrivato da William Stein di Truist Securities, che ha annunciato lunedì scorso di aver alzato il price target sulle azioni di Nvidia da 169 a 204 dollari. Le azioni della Big Tech balzano oggi di oltre il 4%, a quota $136,18. I rialzi consentono alle azioni di uscire prontamente dalla fase di correzione.

Occhio tuttavia all’altro titolo che, secondo gli analisti, farà meglio di Nvidia, balzando di oltre il 100% nel corso del 2025.

Wall Street positiva in attesa del verdetto sui tassi della Fed. Occhio al Dow Jones

In attesa del grande annuncio della Fed sui tassi, Wall Street riporta una performance lievemente positiva. Occhio al Dow Jones, che ieri ha sofferto la sua nona sessione consecutiva di ribassi, la più lunga dal 1978. Nel caso in cui l’indice delle blue chip chiudesse in rosso anche oggi, portando a 10 le sedute consecutive di ribassi, si tratterebbe della fase di sell più duratura da quella di 11 giorni di perdite che si è manifestata nel 1974.

Il forte sell off è stato provocato dalla grande rotazione lanciata dai trader, che sono usciti nelle ultime giornate di contrattazioni dai titoli delle blue chip tornando a puntare sui titoli growth, in particolare del settore tecnologico.

Il Dow Jones al momento segna un progresso dello 0,25% circa, di quasi 110 punti, salendo a quota 43.559 punti. Lo S&P 500 avanza dello 0,13% a quota 6.058 punti, mentre il Nasdaq Composite segna un rialzo dello 0,18% circa, a quota 20.145 punti.

Tassi Fed: mercati prezzano taglio tassi di 25 punti base con probabilità pari al 95%

A poco meno di un’ora dall’ultimo annuncio sui tassi del 2024 da parte del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, i futures sui fed funds scommettono su un terzo taglio dei tassi pari a 25 punti base con una probabilità pari al 95%.

7 cose da sapere sulla riunione Fed di oggi

  • Quello di oggi è l’ultimo incontro della Federal Reserve, guidata dal presidente Jerome Powell, prima che il presidente eletto Donald Trump entri in carica. Gli analisi prevedono l’arrivo del terzo taglio dei tassi di interesse del 2024.
  • Quando è prevista la decisione della Fed? Alle 20:00 ora italiana.
  • Di quanto taglierà i tassi la Fed? Le previsioni parlano di un taglio di un quarto di punto percentuale, il che porterebbe i costi di prestito di riferimento in un range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.
  • Quando parlerà il presidente della Fed Jerome Powell? Parlerà in una conferenza stampa a partire dalle 20:30 ora italiana.
  • Cosa dirà? Powell è chiamato ad affrontare i dubbi degli altri membri del FOMC che hanno mostrato un certo scetticismo verso un’ulteriore riduzione dei tassi. Se anche Powell condividerà tali preoccupazioni, la Fed potrebbe comunque effettuare il taglio oggi, indicando tuttavia che il prossimo ritocco al ribasso non arriverà molto presto. Per questo motivo le prospettive sulle tempistiche saranno l’aspetto che analisti e investitori monitoreranno con più attenzione.
  • Quante volte la Fed taglierà i tassi nel 2025? Le previsioni del FOMC stesso su crescita, inflazione e tassi di interesse saranno pubblicate oggi insieme alla decisione sui tassi. L’informazione chiave sarà inserita nel cosiddetto «dot plot», un grafico che mostra la direzione futura dei tassi secondo i membri della Fed.
  • A quando la prossima riunione Fed? Il 29 gennaio, a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump.

Wall Street apre contrastata nel giorno della Fed

Avvio contrastato per i principali indici azionari Usa. Dopo qualche minuto dall’avvio delle contrattazioni a Wall Street, il Dow Jones sale dello 0,16% a quota 43.520 punti circa, mentre lo S&P 500 è piatto, oscillando attorno a quota 6.124 punti, in lieve ribasso. Il Nasdaq Composite perde lo 0,12%, a 22.290 punti circa.

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