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Tassi Fed ancora fermi, ma Powell sforna sorpresa QT. Nuovo dot plot, quanti tagli nel 2025

Laura Naka Antonelli

19 Marzo 2025 - 20:37

Tassi Fed lasciati al 4,25%-4,5%, Powell non cede alle pressioni di Trump e di Wall Street. Nuovo outlook su PIL USA e inflazione core. Focus dot plot.

Tassi Fed ancora fermi, ma Powell sforna sorpresa QT. Nuovo dot plot, quanti tagli nel 2025

Ancora nessun taglio dei tassi di interesse USA da parte della Fed guidata da Jerome Powell. Per la seconda riunione consecutiva dall’inizio del 2025 e dall’ultimo e terzo taglio annunciato alla metà di dicembre del 2024, la Banca centrale americana ha optato per lo status quo, confermando i tassi al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%. L’annuncio è arrivato nel secondo Fed Day del 2025, oggi, mercoledì 19 marzo, dal FOMC, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve.

Terminata la conferenza stampa con cui il presidente della Fed Jerome Powell ha spiegato il motivo della decisione presa sui tassi, rispondendo alle domande dei giornalisti.

Le novità di oggi non riguardano solo i tassi. La Fed ha annunciato oggi anche il nuovo dot plot, ovvero il grafico a punti che contiene le stime di ciascun esponente del FOMC sul trend futuro dei tassi. Rese note contestualmente le nuove proiezioni economiche sul PIL e sull’inflazione degli Stati Uniti, elaborate dallo staff della Federal Reserve.

Riunione Fed 19 marzo, Powell ancora fermo sui tassi

Di seguito gli aggiornamenti in tempo reale relativi alla reazione dei mercati all’annuncio sui tassi di interesse USA arrivato oggi, 19 marzo, dalla Fed di Jerome Powell.

Terminata la conferenza stampa di Jerome Powell. Meno QT

Terminata la conferenza stampa con cui il presidente della Fed Jerome Powell ha commentato l’ultima decisione presa dalla Banca centrale USA sui tassi di interesse, ma anche quella di rallentare il ritmo del piano di QT-Quantitative Tightening, con cui la Federal Reserve si sta liberando della quantità di titoli di Stato (Treasury) di cui ha fatto incetta in precedenza con i piani diametralmente opposti (QE-Quantitative easing).

Con il programma QT, la Fed ha continuato a liberarsi dei Treasuries presenti nel suo bilancio lasciando scadere ogni mese titoli di Stato USA per un valore di $25 miliardi, senza rimpiazzarli. Quel tetto massimo, a partire dal 1° aprile, sarà ridotto a 5 miliardi di dollari al mese. Per i titoli garantiti dai mutui, il cap rimarrà pari a $35 miliardi.

La mossa è stata decisa per cercare di evitare turbolenze in un momento in cui l’amministrazione Trump è alle prese con la crisi - piuttosto frequente negli Stati Uniti - relativa alla questione del tetto sul debito. Fino a quando la questione relativa al tetto sul debito non verrà risolta, il piano di Quantitative Tightening procederà a un ritmo inferiore rispetto a quello dei mesi precedenti.

Powell, economia ha compiuto progressi significativi in ultimi due anni

“L’economia nel complesso è forte e ha compiuto progressi significativi avvicinandosi ai nostri obiettivi, nel corso degli ultimi due anni”, ha detto Powell.

Il commento di Jerome Powell su rischio recessione USA

Recessione in vista? Il presidente della Fed Jerome Powell ha ammesso che alcuni economisti ritengono ora più probabile l’avvento di una recessione. A suo avviso, tuttavia, una crisi economica grave rimane tuttora improbabile. “Non facciamo previsioni del genere. Se guardate alle previsioni che arrivano dall’esterno, la possibilità di una recessione è stata in qualche modo rivista al rialzo, ma a livelli tuttora relativamente moderati...la possibilità è aumentata, ma non è alta ”.

Powell, dazi probabilmente ritarderanno inflazione al target del 2%

I dazi imposti dalla seconda amministrazione di Donald Trump potranno ritardare il momento in cui l’inflazione USA centrerà il target del 2% stabilito dalla Fed. Parola di Jerome Powell, che ha affermato che “la Fed si sta avvicinando sempre di più” a una situazione di stabilità dei prezzi, ma che ha anche aggiunto che i dazi potrebbero rendere più lunga la strada. “Credo che con l’arrivo dell’inflazione provocata dai dazi, ulteriori progressi potrebbero essere posticipati ”. Powell ha puntualizzato inoltre che, sebbene la Fed stimi un calo del tasso di inflazione nel 2026 e nel 2027, le previsioni rimangono “molto incerte”.

Il post su X della “voce della Federal Reserve”

Il post su X di Nick Timiraos, giornalista del Wall Street Journal, conosciuto per essere la voce della Federal Reserve, sulla decisione di oggi annunciata dalla Banca centrale americana.

Fed, Powell: se economia rimane forte, restrizione monetaria per più tempo

Se l’economia rimarrà forte, potremo mantenere la restrizione monetaria per un periodo di tempo più lungo ”. Così Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, nel parlare della possibile direzione futura dei tassi di interesse USA.

Fed, Powell: dati confermano moderazione spese per consumi

“Gli ultimi dati confermano una moderazione delle spese per consumi”. Lo ha detto il presidente della Fed Jerome Powell, nel corso della conferenza stampa indetta per spiegare la decisione della Banca centrale USA di lasciare i tassi ancora invariati al 4,25%-4,5%.

Powell su inflazione, dazi e tassi: Nessuna fretta

Il presidente della Fed Jerome Powell ha commentato le condizioni attuali in cui versa l’economia USA, sottolineando che “dagli ultimi sondaggi emerge un’incertezza più elevata”. Powell ha aggiunto che “non è chiaro il modo in cui l’incertezza condizionerà l’outlook”.

In ogni caso, ha continuato Powell, “il mercato del lavoro USA non rappresenta una fonte di pressioni inflazionistiche”, mentre “i dazi (imposti da Trump) rappresentano un fattore” determinante. “La nuova amministrazione USA sta apportando cambiamenti a livello politico, ma rimane elevata l’incertezza su questi cambiamenti”. In questo contesto, ha rimarcato Powell, “non c’è bisogno di avere fretta”.

Iniziata la conferenza stampa di Jerome Powell

Come previsto, il presidente della Fed Jerome Powell prende la parola, nella conferenza stampa indetta per commentare l’ultima decisione sui tassi di interesse USA.

Wall Street accelera al rialzo post messaggi dovish Fed, tassi Treasury giù, dollaro riduce i guadagni

Wall Street accelera al rialzo dopo l’annuncio relativo alla decisione sui tassi presa dalla Fed di Jerome Powell e alla pubblicazione del nuovo dot plot (che ha confermato quello di dicembre) e delle nuove stime sul trend del PIL e dell’inflazione USA. In attesa della conferenza stampa di Jerome Powell, rassicurata dalla prospettiva di due tagli dei tassi nel 2025 confermata dal nuovo dot plot, la borsa USA punta verso l’alto: il Dow Jones sale dello 0,56%, il Nasdaq Composite avanza dell’1%, mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso pari a +0,80%. Dietrofront per i rendimenti dei Treasury, che prezzano il messaggio considerato dovish da parte della Fed, con i decennali che scendono al 4,275%. Il dollaro riduce i guadagni: di conseguenza il rapporto euro-dollaro riduce le perdite, scendendo dello 0,5% circa a quota $1,0888.

Fed, incertezza aumentata. Attenzione a rischi su inflazione e massima occupazione

L’incertezza sull’outlook dell’economia è aumentata ”. Così si legge nel comunicato con cui il FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, ha annunciato di avere confermato i tassi sui fed funds al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%. “La Commissione presta attenzione ai rischi che incombono su entrambi gli obiettivi del suo mandato (mandato doppio, che punta alla stabilità dei prezzi e alla massima occupazione)”.

Fed taglia anche previsioni crescita PIL USA del 2026

La Fed ha tagliato le stime anche sulla crescita del PIL USA prevista per il 2026, dal +2% stimato a dicembre 2024 a un ritmo di espansione pari a +1,8%.

Fed frena su piano QT

Meno QT-Quantitative Tightening da parte della Fed. Nel comunicato del FOMC si legge che la Fed ridurrà il programma con cui sta riducendo la quantità di titoli di Stato che ha nel suo bilancio.

Dot plot invariato, le previsioni sui tassi del FOMC per il 2026 e il 2027

Dal dot plot della Fed è emerso che i tassi di interesse degli Stati Uniti sono attesi in media per la fine del 2025 dagli esponenti del FOMC in calo al 3,9%, come nel dot plot di dicembre. Invariate anche le previsioni per il 2026, che puntano a ulteriori cali dei tassi al 3,4%; per la fine del 2027, i tassi sono previsti in flessione al 3,1%.

Fed, dot plot conferma prospettiva due tagli tassi nel 2025

Il dot plot appena annunciato dalla Fed conferma la prospettiva di due tagli dei tassi di interesse nel corso del 2025.

Fed taglia stime PIL, alza outlook inflazione USA 2025

Il FOMC ha tagliato le previsioni sulla crescita del PIL USA, rivedendo al rialzo le stime sull’inflazione. Per il 2025, le previsioni sul PIL sono state abbassate di 0,4 punti percentuali, a una crescita attesa pari ad appena +1,7%.

Riguardo all’inflazione, il trend dell’inflazione core è atteso in crescita nel 2025 al ritmo del 2,8% su base annua, in rialzo di 0,3 punti percentuali rispetto alla precedente stima diffusa a dicembre del 2024.

Fed conferma status quo come da attese, tassi lasciati invariati al 4,25%-4,5%

Il FOMC, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, ha annunciato di aver lasciato i tassi sui fed funds USA fermi al range compreso tra il 4,25% e il 4,5% per la seconda volta consecutiva, dopo le tre sforbiciate annunciate a partire dal settembre del 2024 fino al mese di dicembre.

Wall Street ancora positiva, a minuti il verdetto sui tassi USA della Fed. Buy sul dollaro, euro cede -0,70%

Seduta ancora positiva per Wall Street, a qualche minuto dall’annuncio sui tassi di interesse USA della Fed di Jerome Powell. Il Nasdaq sale dello 0,74%, lo S&P 500 avanza dello 0,51%, il Dow Jones mette a segno un progresso dello 0,34%. I tassi sui Treasury a 10 anni salgono al 4,318%. In forte rialzo il dollaro, con il rapporto EUR-USD che arretra dello 0,70%, a quota $1,0868.

Piazza Affari chiude in rialzo nel Fed Day, i titoli migliori e peggiori. Giù la borsa di Francoforte

L’indice Ftse Mib di Piazza Affari ha concluso la giornata di contrattazioni in rialzo dello 0,45%, a quota 39.712,66 punti. Tra i titoli migliori Tenaris, MPS-Monte dei Paschi di Siena (occhio alle ultime novità che riguardano l’OPS lanciata su Mediobanca), Ferrari, ENEL.

Le azioni che hanno performato peggio sono state invece Campari, Iveco, Inwit, Buzzi.

In lieve calo il Dax della borsa di Francoforte, che ha concluso la sessione perdendo lo 0,34%, zavorrato dalle azioni del settore difesa come Rheinmetall e Hensoldt, cadute vittima delle prese di beneficio dopo l’ottima performance riportata dagli inizi del mese.

L’indice Dax ha chiuso la seduta in calo dello 0,34%, a quota 23.301,64 punti. Bene il CAC 40 di Parigi, in progresso dello 0,70%, a quota 8.171,47 punti. In lieve rialzo l’indice STOXX Europe 600, che ha guadagnato lo 0,19%, chiudendo a quota 555,37 punti.

Cosa succede al Bitcoin nel Fed Day

Bitcoin in rialzo di più del 3%, attorno a quota $84.600, rispetto agli $81.000 della vigilia. I prezzi della criptovaluta numero uno al mondo continuano a oscillare al di sotto della soglia psicologica di 90.000 dollari da un bel po’ di giorni, scontando l’avversione al rischio e il progressivo affievolirsi dell’entusiasmo degli investitori per la vittoria di Donald Trump alle elezioni USA. In assenza di qualsiasi elemento che possa fungere da catalizzatore, i prezzi del Bitcoin rimangono ostaggio delle preoccupazioni relative alle condizioni di salute dell’economia globale.

Matt Mena, strategist della divisione di ricerca crypto di 21Shares, ha commentato il trend sottolineando che, “nel breve termine, l’outlook per il Bitcoin appare neutrale”, aggiungendo che, “con la Fed che si conferma paziente nel ciclo dei taglio dei tassi, la liquidità che rimane scarsa, i livelli di resistenza chiave sono confermati attorno a quota $85.000-$90.000-$95.000, in un momento in cui gli investitori digeriscono le recenti mosse dei mercati, valutando gli indicatori macro”.

Di conseguenza, “sebbene una sorpresa dovish da parte della Fed possa dare una spinta di breve termine, il Bitcoin potrebbe continuare a portare avanti la fase di consolidamento in atto”.

Treasury, rendimenti in lieve rialzo in attesa Fed

Trend poco mosso per i Treasury, i titoli di Stato USA. I rendimenti dei Treasury a 10 anni viaggiano in lieve rialzo al 4,302%, mentre i rendimenti a due anni salgono di 3 punti base al 4,078%.

Azioni Nvidia, dopo crollo -17% in un mese arriva il premio firmato da UBS

Focus a Wall Street sul titolo Nvidia, dopo la nota di UBS, che ha inserito la Big Tech USA, tartassata ultimamente da una raffica di sell off, nella sua “Global Top List”, spiegando che i recenti smobilizzi che hanno colpito il titolo, scatenati dal timore di una fase di debolezza della domanda per i chip AI, hanno creato un’occasione appetibile per gli investitori per posizionarsi sulle azioni del gigante.

Nel corso dell’ultimo mese, le azioni NVDA sono capitolate di oltre il 17%, a un livello inferiore di quasi il 25% rispetto al record testato a gennaio. Ma UBS non crede nella crisi del business dell’intelligenza artificiale, e vede Nvidia ancora “ben posizionata” in questa fetta di mercato. Il titolo sale dell’1,5% circa oltre quota $117.

Turchia, arresto rivale politico Erdogan: ETF affonda di oltre l’11%

Non solo Wall Street. Occhio al tonfo degli asset finanziari della Turchia, dopo la notizia relativa all’arresto di Ekrem Imamoglu, politico rivale del Presidente Recep Tayyip Erdogan.

L’ETF TUR (iShares MSCI Turkey ETF) segna un tonfo superiore a -11%, riportando la sessione peggiore dal 17 dicembre 2021, quando crollò del 14%.

Wall Street positiva in attesa dell’annuncio sui tassi della Fed

Wall Street in rialzo, in attesa del verdetto sui tassi che arriverà tra qualche ora dalla Fed. Il Dow Jones avanza di oltre 220 punti, a quota 41.813,41 punti. Il Nasdaq sale di quasi lo 0,80%, a 17.639,50 punti, mentre lo S&P 500 riporta un progresso dello 0,55% circa a quota 5.646,24. Ieri sessione negativa per l’azionario USA, dopo due sedute consecutive di rialzi, che hanno fatto seguito tuttavia alla settimana peggiore, per l’indice Dow Jones, dal marzo del 2023, ovvero da quando negli Stati Uniti, due anni fa, è esplosa la crisi delle banche regionali americane: la stessa che ha fatto paventare la crisi bancaria peggiore dal crac di Lehman Brothers, che diede il via alla crisi finanziaria del 2008.

Interpellato dalla CNBC Michael Green, chief strategist di Simplify Asset Management, ha motivato il sentiment positivo presente a Wall Street con l’aspettativa di un linguaggio, da parte di Powell, che sarà conciliante come quello delle riunioni di dicembre e di gennaio, e che rimarcherà “gli incredibili progressi compiuti dall’inflazione” degli States. Green rimane dell’idea che la Fed taglierà i tassi due volte nel corso del 2025.

Secondo Fed Day del 2025, Powell non taglia. Attese per conseguenze dazi Trump

Tassi inchiodati al 4,25%-4,5%: è stato questo l’annuncio della Fed di Powell dopo la riunione di oggi, mercoledì 19 marzo 2025.

Il numero uno della Banca centrale americana avrà deluso di nuovo Donald Trump, che ha già lanciato pesanti affondi contro Powell, colpevole a suo avviso di non aver sforbiciato i tassi nel primo Fed Day del 29 gennaio scorso. Nella precedente riunione di gennaio, la prima del 2025, la conferma dello status quo aveva fatto andare su tutte le furie il presidente americano che, tuttavia, secondo diversi economisti, avrebbe poco di cui lamentarsi.

Se Powell ha interrotto il ciclo dei tagli dei tassi avviato a settembre del 2024, con una maxi riduzione di 50 punti base - considerata eccessiva, con il senno di poi, probabilmente dallo stesso banchiere centrale - è stato proprio perché vuole prendersi del tempo prima di capire il da farsi.

La modalità attivata è quella del wait and see, ovvero dell’attendismo. D’altronde, non si conoscono ancora gli effetti della guerra commerciale lanciata da Trump praticamente contro tutto il mondo, sebbene si tema da parecchio che i dazi imposti dal presidente americano, insieme alle restrizioni sull’immigrazione, si tradurranno inevitabilmente in una nuova accelerazione dell’inflazione: una previsione che si innesta in un contesto in cui il tasso di inflazione degli Stati Uniti marcia a un ritmo ancora troppo elevato rispetto ai desiderata della Fed, sia su base headline che core.

Dall’altro lato, tuttavia, negli ultimi giorni non è mancato il grido di aiuto delle colombe. L’economia USA, per ora, regge: ma gli ultimi dati hanno confermato come l’euforia manifestata dagli americani alla notizia della vittoria di Trump alle elezioni presidenziali USA del 5 novembre 2024 si sia decisamente spenta.

La prova del nove è arrivata la scorsa settimana dal trend di Wall Street, in particolare dalle vendite che hanno mandato al tappeto gli indici azionari USA Nasdaq Composite e S&P 500, facendoli scivolare in una fase conclamata di correzione, complice una seduta in stile Black Monday che non si vedeva da tempo.

Colpa degli smobilizzi furiosi che si sono abbattuti soprattutto contro i titoli delle Magnifiche 7 Tesla, Apple, Alphabet-Google, Amazon, Microsoft, Meta e il colosso dei chip per l’AI Nvidia.

Cinque di queste azioni sono state già travolte dalla zampata del mercato orso, mentre c’è stato chi, a Wall Street, ha parlato di crash intenzionale, alimentando il dubbio che il tonfo della borsa USA abbia avuto come regista lo stesso Trump. Trump che non ha escluso il rischio che l’economia degli Stati Uniti finisca preda della recessione, come ha detto anche il segretario al Tesoro americano Steven Bessent.

Nell’arco di qualche giorno, la Fed di Jerome Powell si è così ritrovata intrappolata in un dilemma che sta assillando sempre di più le banche centrali di tutto il mondo, BCE di Christine Lagarde inclusa: rimanere sull’attenti nei confronti di un’inflazione a dir poco ostinata, oppure cedere alle richieste dei mercati, in questo caso di Wall Street che, in diverse occasioni, ha suonato il campanello di allarme sul rischio dell’avvento di una recessione negli Stati Uniti.

Rispetto alla BCE, tra l’altro, la Federal Reserve di Powell non ha solo il mandato di garantire la stabilità dei prezzi, ma anche quello di assicurare all’economia americana la massima occupazione. E qualche dubbio si era presentato, dopo l’ultimo report occupazionale USA di febbraio, quello noto come Nonfarm Payrolls.

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