Rivelazioni nell’articolo “Orcel VS Caltagirone: a Machiavellian Fight for the future of Italian finance” sul dossier MPS e il ruolo presunto di UniCredit e di Banco BPM.
Tutti contro Andrea Orcel, il CEO di UniCredit, e già nei giorni precedenti il grande annuncio dello scorso 25 novembre, relativo all’OPS lanciata dalla banca su Banco BPM.
La rivelazione, prontamente smentita dai diretti interessati, è stata riportata dal Financial Times, che ha parlato di manovre orchestrate contro il banchiere che guida Piazza Gae Aulenti.
Secondo il quotidiano della City, l’attacco contro il cosiddetto Ronaldo dei banchieri sarebbe scattato durante quel terzo atto del processo di privatizzazione di MPS-Monte dei Paschi di Siena che il MEF-Tesoro, maggiore azionista del Monte dal 2017, ha lanciato in data 13 novembre, mollando un’altra quota del 15% in suo possesso, al mercato.
O meglio, secondo l’FT, mollando quella quota, a quanto pare, a un gruppo selezionato di acquirenti: per la precisione, come è stato ufficializzato, alla banca guidata dall’AD Giuseppe Castagna Banco BPM, che ha colto l’occasione della mossa del Tesoro per rilevare il 5% del capitale dell’istituto; alla società di risparmio gestito Anima - su cui Banco BPM aveva lanciato qualche giorno prima un’OPA - che, con lo shopping di ulteriori azioni, ha portato la sua partecipazione nell’istituto senese a salire al 4%; e ai protagonisti tra i più noti del mondo della finanza italiana, ovvero a Caltagirone e Delfin che, in quella occasione, hanno acquistato ciascuno una partecipazione di MPS pari al 3,5%.
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Quel giorno, rivela l’FT, si era presentata però anche un’altra banca interessata a rilevare una partecipazione del Monte dei Paschi di Siena: UniCredit che, secondo le fonti, sarebbe stata propensa a rilevare una partecipazione del Monte pari al 10%.
Piazza Gae Aulenti sarebbe stata messa, tuttavia, fuori gioco.
Così, come sarebbero finiti a essere relegati in panchina i principali advisor del MEF, UBS e Jefferies.
Orcel vs Caltagirone: a Machiavellian fight for the future of Italian finance https://t.co/BRdjYQm8ux
— Finance News (@ftfinancenews) December 16, 2024
Il collocamento delle azioni di MPS sarebbe stato affidato soltanto a Banca Akros, divisione di investment bank di Banco BPM che, secondo le ricostruzioni del quotidiano, contattata da UniCredit, non solo non avrebbe risposto ma non si sarebbe degnata neanche di richiamare la banca.
Secondo l’accusa dell’FT, le manovre sarebbero state messe in atto per fare sostanzialmente un favore all’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone (che negli ultimi giorni si è messo in evidenza per avere acquistato altre azioni di MPS e per aver fatto incetta anche dei titoli Anima), definito dall’FT “imprenditore ottuagenario-barone del settore media-investitore finanziario”, “ stretto alleato della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ”, e figura totalmente opposta a quella di Andrea Orcel, banchiere che si è chiamato fuori dalle logiche della politica fin dai tempi in cui aveva trattato con il MEF valutando la possibilità di rilevare un perimetro di MPS. Trattative che erano culminate in un flop, con cui MPS era stata praticamente mollata da UniCredit all’altare.
L’FT ha fatto le sue rivelazioni in un articolo ad hoc il cui titolo dice tutto: “Orcel VS Caltagirone: a Machiavellian Fight for the future of Italian finance”.
Banca Akros e il MEF smentiscono le ricostruzioni dell’FT sul terzo atto della privatizzazione di MPS
L’articolo del Financial Times, che porta la firma di Patrick Jenkins, ha fatto scattare sull’attenti i diretti interessati che, secondo le indiscrezioni riportate, avrebbero remato contro l’obiettivo di UniCredit di partecipare anch’essa al terzo atto con cui il governo Meloni ha continuato a restituire MPS al mercato.
Banca Akros, accusata praticamente dall’FT di avere ignorato le richieste di Piazza Gae Aulenti, ha diramato ieri sera una nota, con cui ha smentito quanto riportato dal quotidiano.
Il collocamento del 15% di MPS, ha sottolineato la divisione di investment bank di Banco BPM, “è stato condotto in modo corretto e trasparente, nel rispetto delle norme e delle prassi che regolano tali operazioni: tutti gli ordini sono stati raccolti, registrati e processati allo stesso modo e nessuna proposta di operazione correttamente presentata è stata ignorata”.
Smentite in toto le accuse mosse dal Financial Times.
Banca Akros ha parlato di una affermazione, riferendosi al contenuto emerso dall’articolo pubblicato sull’FT, che “ suggerisce ingiustamente un comportamento scorretto da parte di Banca Akros nella gestione del collocamento”.
Arrivata prontamente anche la smentita del MEF: “ Il dipartimento dell’Economia ha gestito tutte le procedure in modo impeccabile , trasparente e in modalità similari alle due volte precedenti coinvolgendo i due advisor UBS e Jefferies”.
Di conseguenza, e per i citati motivi, “ogni ricostruzione contenuta, in particolare, nell’articolo pubblicato oggi da FT ’Orcel vs Caltagirone: a Machiavellian fight for the future of italian finance’ è da ritenersi infondata”.
Tutti VS Orcel?
Fatto sta che il sospetto sul tentativo di mettere fuori gioco UniCredit è sicuramente avallato, in parte, dal modo in cui il governo Meloni ha reagito alla notizia dell’Offerta pubblica di scambio su Banco BPM annunciata da Piazza Gae Aulenti alla fine di novembre.
Diverse sono state le dichiarazioni, con cui di fatto altrettanti esponenti del governo italiano hanno attaccato le mire di Orcel, volte a fagocitare l’istituto di Piazza Meda.
In primo piano gli affondi del leader della Lega, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, che ha invocato l’intervento di Bankitalia, così come anche i riferimenti al possibile utilizzo del golden power per fermare le nozze tra le due banche da parte del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
Interpellata sul dossier, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sbandierato inoltre lo slogan dei risparmi degli italiani all’Italia.
Dal canto suo, il CDA di Banco BPM non ha perso tempo a rigettare subito l’OPS di UniCredit, definendola ostile, non concordata con la banca ” e operazione che espone “gli stakeholders di Banco BPM all’alea connessa all’esito delle iniziative di espansione avviate da UniCredit in Germania” (riferimento all’altra partita tuttora aperta, con cui Piazza Gae Aulenti punta a rilevare la seconda banca tedesca Commerzbank.
Tutto, mentre Piazza Affari ha continuato ad assillare Orcel in merito all’opportunità di alzare il prezzo offerto a Banco BPM, che è stato giudicato fin da subito troppo basso anche da diversi analisti.
Oggi le azioni di Banco BPM si sfiammano, dopo essere salite nella giornata di ieri anche oltre la soglia di 8 euro, nuovo massimo storico.
Detto questo, Orcel ha appena ribadito che, a suo avviso, l’offerta presentata è “congrua”, facendo capire che, a suo avviso, le azioni del Banco sarebbero ormai anche sopravvalutate. Dal canto suo, Banco BPM starebbe invece valutando due opzioni con cui blindarsi ulteriormente dalla predatrice UniCredit: tra queste, anche la possibilità di accarezzare il piano del governo Meloni, ovvero quello di convolare a nozze con MPS, per mettere fine a una saga che si trascina da troppo tempo, arricchita anche da quel colpo di scena che ha certificato la strana alleanza tra i francesi di Crédit Agricole e il governo Meloni.
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