Guerra commerciale

Con l’etimologia guerra commerciale si fa riferimento alla particolare tipologia di conflitto con cui un Paese impone restrizioni commerciali, dazi o altre forme di penalità economiche ad un’altra nazione al fine di difendere il proprio interesse e danneggiare l’economia di quest’ultima. Un esempio su tutti, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina portata avanti dal presidente americano Donald Trump.

La guerra commerciale si scatena quando un Paese, per difendere esclusivamente il proprio interesse, mette in atto politiche protezionistiche, ostacolando la libera concorrenza con gli stati esteri. Strumenti chiave del protezionismo e le armi della guerra commerciale sono i dazi: tributi posti su beni e altre risorse da uno Stato per aumentare le proprie entrate e per creare barriere alle importazioni. La cosiddetta guerra dei dazi prevede il contingentamento delle merci vendute sui mercati di stati esteri non produttori per mantenere alto il loro prezzo, il dumping - ossia la vendita di un prodotto ad un prezzo minore su un mercato estero rispetto al prezzo di vendita o produzione dello stesso sul mercato di origine -, il controllo del mercato dei cambi delle monete e del movimento dei capitali, premi, agevolazioni fiscali e creditizie per produttori nazionali esportatori.
La guerra commerciale può essere di tipo difensivo, cioè ha lo scopo di mantenere l’occupazione o difendere uno o più comparti della produzione industriale, o di tipo offensivo. In questo caso è mossa dalla volontà di conquista di mercati o di risorse limitate come le materie prime.
Per approfondire: “Il portafoglio per difendersi dalla guerra commerciale”

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