Anche le cartelle esattoriali (ex Equitalia) si prescrivono in un dato periodo, che varia da 3 a 10 anni a seconda della natura della debito in cartella
I termini di prescrizione delle cartelle esattoriali hanno sempre acceso un ardente dibattito. Non essendo previsto, infatti, un termine univoco per la prescrizione, ci si è sempre interrogati sul fatto che possa essere decennale o quinquennale.
Quando si prescrivono le cartelle esattoriali? Dopo quanto tempo la somma contenuta nelle stesse non è più dovuta e quando interviene la prescrizione breve? Domande lecite che può porsi chiunque abbia ricevuto una intimazione di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Conoscere termini e scadenze di una cartella esattoriale è importante per capire quando le somme non sono più dovute, ma è bene comprendere che non tutte le cartelle hanno lo stesso termine per andare in prescrizione. Scopriamo perché.
Come funziona la prescrizione delle cartelle esattoriali?
La prescrizione delle cartelle esattoriali porta alla scadenza dell’efficacia delle stesse e questo significa che il debito in esse riportate non è più dovuto. Di fatto, con la prescrizione, la cartella esattoriale perde la sua efficacia e, una volta prescritta, non può essere più richiesto il suo incasso.
La prescrizione delle cartelle esattoriali, però, ha termini che variano in base alla natura del debito e alla data in cui esso è nato. Oltre il termine di prescrizione, quindi, la cartella esattoriale può essere considerata come scaduta e si annullano tutti gli atti che possono sorgere dal debito (pignoramento, fermo amministrativo e ipoteca perdono il loro effetto).
La prescrizione è automatica e avviene dopo 3, 5 o 10 anni senza che il contribuente faccia nulla a livello di adempimenti affinché il debito si annulli.
Attenzione, però: se nonostante la prescrizione il contribuente versa le somme richieste nella cartella esattoriale, non avrà nessun diritto a vedersi restituire gli importi (anche se il pagamento non era più dovuto).
Quando si prescrivono le cartelle esattoriali: dipende dal tipo di debito
A tal riguardo si è espressa, in diverse occasioni, anche la Corte di Cassazione, le cui Sezioni Unite, nel 2016, hanno optato per una via intermedia: non si può individuare un termine univoco per la prescrizione delle cartelle esattoriali e, proprio per questo, i termini variano in base alla natura del debito.
Così come è previsto per i termini di prescrizione del debito stesso, che varia in base al fatto che si tratti di un debito erariale o di tipo locale, le cartelle esattoriali hanno termini che seguono quelli dei debiti in esse contenuti.
Se la cartella esattoriale si riferisce a un debito erariale, quindi, ha scadenza decennale, se si riferisce a un debito di tipo locale ha scadenza quinquennale.
La prescrizione delle cartelle esattoriali in 10 anni: le principali tasse e imposte
I termini di prescrizione delle cartelle esattoriali sono differenziati in base al tributo in oggetto.
I termini di prescrizione dei debiti in 10 anni riguardano:
- Irpef;
- Iva;
- Ires;
- Irap;
- imposta di bollo;
- imposta di registro;
- contributi Camere di Commercio;
- Tosap;
- imposta catastale;
- Canone Rai;
- sentenze di condanna del giudice per le impugnazioni contro cartelle di pagamento.
Anche le cartelle esattoriali, quindi, se riferite a questi debiti hanno una prescrizione in 10 anni.
La prescrizione breve: le cartelle esattoriali che si prescrivono in 3 o 5 anni
Si prescrivono in 5 anni:
Le cartelle esattoriali riferite a queste tipologie di debiti hanno prescrizione quinquennale.
Il bollo auto, invece, si prescrive in 3 anni e, di conseguenza, anche le cartelle esattoriali riferite a bollo auto non pagato hanno termini di prescrizione triennale.
Da quando decorre la prescrizione delle cartelle esattoriali?
Importante, inoltre, è anche sapere da quando decorre la prescrizione.
Per le cartelle i termini di prescrizione decorrono una volta che sono trascorsi 60 giorni dalla notifica del pagamento che si deve effettuare (ovvero il tempo previsto per effettuare il versamento delle somme presenti nella cartella esattoriale).
Fondamentale, quindi, è la data di notifica poiché eventuali vizi in essa si riflettono anche sulla data di prescrizione della cartella esattoriale.
Quello che bisogna considerare, però, è che non sempre l’amministrazione tributaria procede a notificare le cartelle esattoriali e potrebbe verificarsi anche che un contribuente abbia somme iscritte a ruolo senza aver ricevuto alcuna notifica. Per conoscere la propria situazione debitoria, in ogni caso, si può accedere al portale dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.
In ogni caso, i termini sopra indicati sono essenziali per capire se una cartella esattoriale è prescritta: una volta decorsi i termini dalla data di notifica, il pagamento non può essere più richiesto. Se prima che decorrano i termini, però, vi è un sollecito di pagamento, un preavviso di fermo amministrativo, di ipoteca o di pignoramento, la prescrizione si interrompe e ricomincia a decorrere dall’inizio. La prescrizione, quindi, va sempre contata dall’ultima comunicazione che richiede il pagamento che si riceve.
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Cosa succede se non si paga una cartella esattoriale?
Difficile rispondere sinteticamente. I rischi per chi non paga le cartelle esattoriali sono molteplici e dipendono dalla natura e dall’entità dell’insolvenza. Generalmente, se la cartella non è pagata nel termine di 60 giorni, l’AdE darà inizio al pignoramento che può avere ad oggetto somme di denaro, beni mobili e immobili.
Mentre si arriva all’espropriazione forzata in tutti i casi in cui la notifica della cartella di pagamento sia avvenuta da più di un anno.
Dalla data di notifica dell’avviso di intimazione il debitore ha 5 giorni per versare le somme dovute, con la possibilità di chiedere la rateizzazione dell’importo o la sospensione legale della riscossione, nei casi e nei termini previsti dalla legge.
Per le cartelle fino a 1.000 euro le azioni esecutive non iniziano prima di 120 giorni dall’invio di una comunicazione contenente il dettaglio del debito.
Cartella esattoriale e pignoramento: termini di scadenza
Come abbiamo in parte intuito, però, per poter esigere il debito contenuto nella cartella esattoriale l’agente di riscossione non deve rispettare solo i termini di prescrizione del debito e della cartella stessa, ma anche i termini di efficacia della richiesta di pagamento.
Se dalla notifica della cartella esattoriale è trascorso più di un anno non si può procedere al pignoramento. Il pignoramento può essere intrapreso, infatti, solo entro 12 mesi dalla notifica della cartella. Ma attenzione, a differenza della prescrizione, decorsi i cui termini non è più possibile recuperare il debito, la cartella diventata inefficace può essere nuovamente notificata dopo che il termine di efficacia è scaduto.
Se trascorso l’anno, quindi, c’è una nuova intimazione di pagamento, si può, allora, procedere con il pignoramento. La regola generale, quindi, vuole che la cartella esattoriale abbia una sorta di scadenza a 12 mesi per promuovere atti di esecuzione forzata (pignoramento). Una volta scaduta, però, per procedere ad azioni esecutive è necessario che vi sia una nuova notifica (anch’essa efficace per 12 mesi). Il termine di efficacia vale solo per il pignoramento.
Per l’ipoteca e il fermo amministrativo (che sono considerate misure cautelari) non c’è bisogno del rispetto dei 12 mesi dalla notifica della cartella esattoriale e, di fatto, il termine di efficacia non deve essere rispettato (la Corte di Cassazione, però, in alcune sentenze ha dichiarato che anche per l’ipoteca il termine dei 12 mesi dalla notifica deve essere rispettato, pena l’invalidità dell’azione cautelare).
Cartella esattoriale, non basta la prescrizione: va fatta annullare
Abbiamo detto che la prescrizione di una cartella esattoriale procede in via automatica, ma il raggiungimento dei termini di prescrizione non comporta la cancellazione o l’annullamento della cartella stessa. Per fare in modo che il debito non possa più essere contestato dall’amministrazione tributaria è necessario procedere a far cancellare la cartella.
Per chiedere l’annullamento della cartella esattoriale bisogna presentare un ricorso in autotutela sul sito dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. L’istanza va presentata sia all’Ader che all’ente che reclama il debito (in caso di Imu, ad esempio, va presentata al Comune).
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